Alla seconda parte dell’evento organizzato da Inalca ha preso parte, tra gli altri relatori, Massimo Marino, fondatore e general manager dell’azienda di consulenza Perfect Food Consulting. La sua presentazione si è incentrata sulle emissioni dello Scope 3. Ma di cosa si tratta?
Il protocollo Ghg è stato sviluppato dal World Resources Institute (Wri) e dal World Business Council for Sustainable Development (Wbcsd) negli anni '90. Bene, tale protocollo suddivide i gas serra in tre gruppi, o “Scope”.
Lo Scope 1 comprende le emissioni dirette generate dall’azienda, la cui fonte è di proprietà o controllata dall’azienda, mentre lo Scope 2 comprende le emissioni indirette derivanti dalla generazione di elettricità, vapore, riscaldamento e raffreddamento acquistati e consumati dall’azienda.
Lo Scope 3 comprende tutte le altre emissioni indirette generate dalla catena del valore di un’azienda. Nel settore bovino, queste sono stese all’intera filiera produttiva e consentono di qualificare le emissioni di gas serra di tutta la catena del valore, affinché l’impresa finale valuti quale sia il proprio impatto a livello globale.
Dato che tradizionalmente sono al centro della reportistica aziendale, gli Scope 1 e 2 dispongono di una base di dati matura per la misurazione e la valutazione. Al contrario, quantificare, ridurre e segnalare le emissioni dello Scope 3 presenta molte più difficoltà.
Emissioni della catena del valore
Il protocollo Ghg classifica le emissioni dello Scope 3 come tutte le emissioni indirette derivanti da risorse non controllate o possedute direttamente dall’organizzazione, ma che si verificano nell’ambito della sua catena del valore. Ecco perché vengono spesso chiamate le emissioni della catena del valore, tra le cui fonti si possono annoverare le emissioni derivanti da attività dell’organizzazione sia a monte che a valle.
I principi contabili e di informativa per la catena del valore aziendale (Scope 3) del protocollo Ghg raggruppano le emissioni dello Scope 3 in varie categorie specifiche che includono attività aziendali comuni a molte organizzazioni. Tali categorie forniscono alle aziende un quadro per la misurazione, la gestione e la riduzione delle emissioni in aree chiave della catena del valore aziendale.
Perché la contabilità delle emissioni dello Scope 3 è importante? A seconda del settore, le emissioni della catena del valore possono costituire fino all’80% dell’impatto ambientale complessivo dell’azienda. Pertanto, svolgono un ruolo importante in una solida strategia di decarbonizzazione verso le zero emissioni nette a base scientifica.
“Abbiamo visto che nel corso degli anni la sostenibilità ha avuto varie e diverse interpretazioni – afferma Massimo Marino - ma innanzitutto dobbiamo conoscere e capire cosa si intende per sostenibilità e come possiamo metterla in pratica all’interno dell’azienda, dopodiché è essenziale che ci sia comunicazione e che la sostenibilità sia durevole negli anni. Perché si verifichi questo, – continua – e visto le problematiche alle quali andiamo incontro (crescita della popolazione, scarsità delle risorse), dobbiamo sicuramente migliorare, diventare più efficienti e chiederci, per poi gestire, quale sarà il rischio di impresa dell’azienda nei prossimi anni”.
L’iniziativa Sbti
Durante la sua presentazione Massimo Marino spiega cos’è la Sbti (Science based targets initiative) alla quale Inalca partecipa da anni. Sbti è la guida alla definizione degli obiettivi basati sulla scienza, mobilita il settore privato guidando un’azione urgente per il clima fornendo un percorso di decarbonizzazione chiaramente definito (ovvero, una serie di obiettivi per ridurre le emissioni di gas serra).
Gli obiettivi sono considerati “basati sulla scienza” se effettivamente sono utili nel limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Secondo Massimo Marino la Sbti è essenziale per capire se stiamo andando nella giusta direzione. Molte aziende con attività ad alta intensità di terreno si sono impegnate o hanno fissato obiettivi attraverso la Sbti, una di queste è proprio Inalca.
Le aziende possono decidere di presentare i propri impegni in base a due principali orientamenti Flag (Forests, Land and Agriculture) di Sbti:
- Fissare obiettivi a breve termine basati sulla scienza del Flag: obiettivi di riduzione delle emissioni di 5-10 anni in linea con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C.
- Stabilire obiettivi scientifici a lungo termine del Flag: le aziende operanti nei settori forestale, agricolo e territoriale ridurranno almeno il 72% delle emissioni entro e non oltre il 2050. Dovrebbero utilizzare lo standard Sbti Net-Zero per definire obiettivi scientifici.
Quindi le linee guida Flag di Sbti forniscono il primo metodo standard al mondo per le aziende che operano in settori ad uso intensivo del territorio per fissare obiettivi su base scientifica che includano la riduzione e l'eliminazione delle emissioni a livello terrestre. Inalca è quindi tenuta a fissare gli obiettivi poiché le sue attività rientrano nelle categorie produzione alimentare e lavorazione di alimenti e bevande.
“Dalla sua nascita nel 2015 – afferma Marino - la Sbti è cresciuta esponenzialmente e il numero di aziende e istituzioni finanziarie che stabiliscono obiettivi basati sulla scienza è continuato a crescere. In un anno, dal 2021 al 2022, il numero di aziende è raddoppiato. Anche Inalca è impegnata da anni in questo programma”.
Il percorso Inalca di decarbonizzazione
Il percorso di sostenibilità di Inalca è iniziato anni fa, tuttavia, l'attività principale rimane la valutazione annuale delle emissioni di gas serra del gruppo, divulgate attraverso il bilancio di sostenibilità aziendale e attraverso la trasmissione a Cdp (customer data platform).
L'approccio di calcolo è stato rivisto e migliorato nel corso degli anni e oggi prevede la quantificazione di tutte le principali attività rientranti negli Scope 1, 2 e 3: allevamenti di animali, macellazione e impianti di lavorazione e attività logistiche.
Nel 2023 Inalca si è impegnata a raggiungere un obiettivo a breve termine sulla piattaforma Sbti.
L’ultimo rapporto sui gas serra evidenzia che oltre il 90% degli impatti complessivi del gruppo Inalca sono dovuti allo scope 3 e se ci focalizziamo sullo scope 3 vediamo che quasi il 90% è dovuto agli allevamenti di bovini. Gli allevamenti da carne sono quelli con maggiore controllo operativo.
“È importante – afferma Massimo Marino – sapere anche come è organizzata la catena di distribuzione perché se non sappiamo come interfacciarsi con essa possiamo avere in mano qualunque dato e tecnologia senza però sapere come utilizzarli”. Quindi come possiamo costruire una solida base di partenza?
Questa, secondo Marino, è la linea di base:
Sondaggio semplificato: dati provenienti da 200 allevamenti di bovini raccolti tramite la piattaforma gestionale Inalca e le domande attraverso interviste telefoniche.
Raggruppamento: viene assegnato un punteggio a ogni dato raccolto, il punteggio indica la rilevanza di ogni dato. Le 200 aziende agricole sono raggruppate in 3 gruppi in base al loro punteggio totale.
Lca (Analisi del ciclo di vita) completa: all'interno di ciascun gruppo vengono selezione di circa 10 -15 aziende agricole, dopodiché viene fatto un approfondimento della raccolta dati e della Lca su ciascuno azienda agricola.
Scope 3 Baseline: dal campione rappresentativo vengono utilizzati i risultati Lca per estrapolare un riferimento preciso.
L’implementazione è la grande sfida
Verranno poi esplorati scenari alternativi di riduzione e la fattibilità delle relative pratiche di mitigazione dei Ghg discusse con il team sostenibilità Inalca.
Le principali aree di lavoro per ottenere la mitigazione saranno:
- Ottimizzazione della produzione di mangimi;
- Migliorare la gestione del letame;
- Stabilizzare e sequestrare il carbonio nella vegetazione e nel suolo;
- Ridurre le emissioni enteriche di metano;
- Digitalizzazione;
- Pratica agricola rigenerativa.
Per ridurre le emissioni dei gas effetto serra e “abbracciando” completamente la sostenibilità è necessaria un’implementazione che comprenda l’intero processo aziendale.
Possiamo schematizzare il concetto come segue:
- Processo e organizzazione. Poiché la sostenibilità è un problema sistemico, necessita di un approccio sistemico, che implichi uno sforzo concertato tra tutte le discipline e funzioni. Implementazione: la trasformazione richiesta può essere significativa, adottando nuove capacità organizzative come ruoli, governance, processi e sistemi.
- Persone. Ciascun dipendente deve essere coinvolto nella comprensione dell'impatto sulla sostenibilità e nell'individuazione di soluzioni e opportunità nel proprio ruolo. Implementazione: è necessario adottare una nuova mentalità affinché le persone possano svolgere il proprio lavoro quotidiano in modo diverso, applicando un nuovo insieme di valori sociali e ambientali e di priorità aziendali.
- Business e tecnologia. È necessario lanciare nuovi prodotti e servizi, assumendosi dei rischi allontanandosi dalle attività preesistenti, incubando l’innovazione internamente e sviluppando partnership strategiche. Implementazione: i progetti pilota devono raggiungere una scalabilità e una piena integrazione aziendale, essere integrati in strumenti, sistemi e processi, con la condivisione delle lezioni apprese.