«È ormai da 28 mesi che la crisi della suinicoltura si fa sentire. I nostri allevamenti stanno producendo in perdita: -15% nel 2007 e -12% nel 2008. Anche per questo abbiamo manifestato alla Rassegna suinicola chiedendo una svolta. Ma il mercato unico ancora non funziona: ha le stesse regole delle altre tre piazze ed è frenato dalla carenza di dati attendibili. E il fronte degli allevatori è ancora diviso, alla manifestazione non hanno partecipato Coldiretti e Anas».
Così l’allevatore romagnolo Pier Giorgio Zavatta ha denunciato alcuni dei principali problemi che penalizzano i produttori, in occasione della maggiore fiera italiana di settore che si è chiusa il 18 aprile scorso a Reggio Emilia. Sull’assenza di Anas alla manifestazione che ha aperto la Rassegna, il presidente dell’associazione Giandomenico Gusmaroli ha però risposto: «non è vero che Anas non ci fosse. Eravamo qui a discutere delle stesse cose (etichettatura e made in Italy) ma sotto forma di convegno. Sarebbe stato più giusto manifestare di fronte ad un macello o a una borsa merci».
In ogni caso, anche le ultime stime dell’Anas sull’evoluzione del settore sono ricche di segni meno: nel 2009 calano il numero dei suini certificati per prosciutti di Parma e San Daniele (-6% rispetto al 2008), il numero di suini nati e macellati in Italia (-6%) e gli acquisti di carne suina (-3%). Questi ultimi in particolare erano diminuiti anche nel 2008: -4,2% rispetto al 2007.
E’ importante però ricordare come questi dati sul 2009 siano stati comunicati dall’Anas il 17 aprile mentre poi, a partire da sette gioni dopo, è scoppiato l’allarme sanitario per l’influenza suina. Questa nuova importante situazione nella migliore delle ipotesi costringerà gli osservatori a dare una diversa quantificazione alle stime sui parametri produttivi ed economici 2009 del settore suinicolo italiano.
L’indotto? Resiste
D’altra parte non mancano segnali che, almeno a Reggio Emilia, hanno fatto pensare alla possibilità di una ripresa. Uno di questi risiede in un’altra stima economica Anas: il valore franco azienda della produzione dei suini italiani, che già nel 2008 era aumentato del 17,4%rispetto all’anno precedente, dovrebbe continuare a crescere anche nel 2009, si ipotizza un solido +3,4%. Altri dati Anas sulla produzione e sul mercato, emersi alla Rassegna suinicola, vengono raccolti nella tabella 2.
Un altro motivo di ottimismo viene dalla stessa rassegna di Reggio Emilia: né gli operatori dell’indotto né tanto meno gli allevatori sembrano intenzionati ad arrendersi. Sull’indotto, cioè sul seguito che la suinicoltura mantiene presso il mondo dei fornitori di mezzi e servizi, può suggerire qualcosa il numero di espositori della maggiore fiera italiana del settore, e vediamo che questo numero ha sostanzialmente tenuto.
Gli espositori della precedente edizione, 2007, della Rassegna suinicola erano 310, nel 2009 sono stati 275; la superficie espositiva è passata dai 27mila mq del 2007 ai 25 mila di oggi: contrazioni marginali e fisiologiche, dicono gli organizzatori, evidentemente la crisi non è pesante al punto da indurre l’indotto ad assottigliarsi troppo.
Gli allevatori ci credono
Ma sono soprattutto gli allevatori a far capire che la loro intenzione è quella di resistere. Sono chiari segni di vitalità la manifestazione che hanno organizzato in apertura della rassegna (tra le loro denunce la sbilanciata ripartizione del valore del prodotto finito, vedi tabella 1) oppure il loro tentativo, riuscito proprio nell’ambito della fiera, di allargare i rapporti di filiera alla grande distribuzione. A Reggio infatti Coop, Conad, Metro e Bennet hanno manifestato interesse a entrare a far parte del Tavolo della filiera suinicola, che fino ad oggi si era limitato a mettere insieme produttori e trasformatori.
Lo stesso Tavolo, nato circa un anno fa, sta poi mettendo a segno un importante risultato, l’affermazione della Commissione unica di Reggio Emilia, che aveva creato l’estate scorsa in collaborazione col ministero. Composta da macellatori e allevatori, ha l’obiettivo di determinare prezzi dei suini applicabili su scala nazionale.
Molti operatori l’hanno accusata di non essere diventata appunto un mercato unico, ma di essere riuscita a diventare soltanto una quarta piazza, oltre a Mantova, Modena e Milano.
Mercato unico a una svolta
Ora però alla Rassegna Riccardo Deserti del Mipaaf annuncia: «Presto la Commissione unica inizierà ad offrire bollettini con declaratorie separate tra Dop e non Dop, in modo da dare il giusto valore alla produzione più pregiata. Sarà un salto di qualità che dovrebbe farci avvicinare in modo decisivo all’obiettivo: che cioè i contratti tra macellatori e allevatori non facciano più riferimento alle tre borse merci, ma appunto a questo mercato unico».
Deserti ha chiesto alla filiera di sospendere per il momento il giudizio sull’operato della Commissione, «che allo stato attuale é ancora in fase di rodaggio». Lo stretto collaboratore del ministro Zaia ha lasciato intendere anche che qualcosa dovrà cambiare rispetto a questa prima fase, nella quale i “non quotati” sono stati fin troppo frequenti, «in modo che Reggio Emilia possa divenire il punto di riferimento a livello nazionale». Una definitiva investitura per la città emiliana, e, ancorché indiretto, un monito a non sabotare la Commissione unica: sarebbe lo stesso ministero, infatti, a non uscire con una bella immagine vedendo naufragare una soluzione della quale si è fatto garante.
Altri due indizi sembrano provare come il mercato unico di Reggio Emilia sia di fronte a una svolta: uno, la pressione che ministero e Anas stanno esercitando affinché il richiamo alla Commissione unica venga inserito nel “contratto tipo” tra allevatori e macelli. Due, la volontà di completare le sedute reggiane inserendo da subito la Commissione per i suini da allevamento e, non appena possibile, la Commissione carni.