Razioni a più basso tenore proteico e senza soia? Si può fare (e un po’ anche si deve)

Si possono fare razioni per vacche da Parmigiano Reggiano con un più basso tenore proteico rispetto a quanto si è fatto fino ad ora, senza rimetterci in produzione di latte e resa casearia. Non solo. Si può anche ridurre la presenza di soia, fino ad eliminarla completamente, sostituendola con un mix proteico basato su foraggi di alta qualità e altre leguminose, come favino e pisello proteico.

L’ottimizzazione delle razioni in termini di apporti energetici, azotati e aminoacidici, consente infatti di ridurre di oltre il 25% la concentrazione proteica della dieta rispetto a un’alimentazione convenzionale. Vero è che per molto tempo il binomio mais-soia è stato l’asse portante della nutrizione delle bovine da latte, sino a diventare quasi un paradigma indiscutibile, ma nuove esigenze stanno emergendo con chiarezza e richiedono un approccio differente, nella produzione foraggera e in mangiatoia.

Quali sono i fattori che impongono la nuova prospettiva  in termini di nutrizione azotata delle bovine da latte? Possiamo elencarne almeno cinque:

  1. sostenibilità economica: gli alimenti proteici (soia, colza, girasole, ecc.) costano più di quelli energetici; ciò significa che la riduzione degli apporti proteici delle razioni in genere comporta un risparmio nei costi di alimentazione;
  2. sostenibilità ambientale: eccessi proteici della dieta comportano un inevitabile aumento della escrezione di azoto. Ancora, il costo ambientale della coltivazione di soia e della sua importazione è oggetto di preoccupazione dato il suo costo ambientale in termini di produzione di CO2;
  3. qualità del latte: l’equilibrato apporto delle diverse frazioni azotate e glucidiche degli alimenti, che tenga conto fra l’altro dei tassi di degradabilità oraria nel rumine di queste componenti, rappresenta la via maestra per elevare le sintesi di caseina, migliorare l’attitudine casearia del latte e le rese in formaggi;
  4. la salute degli animali: a ogni eccesso proteico corrisponde un proporzionale aumento dell’urea nel latte, con interferenze negative sulla qualità dello stesso e potenziali effetti indesiderati sullo stato di salute delle bovine;
  5. le norme della Dop e le attese dei consumatori: nel caso specifico del Parmigiano Reggiano, a fronte di una sostanziale autosufficienza per la produzione dei foraggi esiste la necessità di elevare le quantità di cereali e leguminose territoriali necessarie alla produzione di latte.

Come agire

Fin qui la ragioni del cambio di passo. Ma tecnicamente come comportarsi?

Le più recenti indicazioni della ricerca, così come numerose esperienze di campo, confermano la possibilità di passare a diete a minore contenuto proteico. Il successo di queste strategie risiede soprattutto nel massimizzare la crescita microbica ruminale attraverso l’apporto di glucidi degradabili (fibre, zuccheri, amidi) e, a seguire, ottimizzare la degradazione della fibra e la funzionalità ruminale.

La scelta oculata di fonti proteiche di elevato valore biologico e il razionale ricorso all’impiego di amminoacidi rumino-protetti (metionina in primis) consentono di ridurre significativamente i titoli proteici delle razioni pur sostenendo performance produttive elevate.

Queste strategie hanno evidenziato anche la possibilità di aumentare l’efficienza di trasferimento dell’azoto nelle produzioni zootecniche. Il tutto può tradursi in interessanti risparmi sul costo alimentare e in un netto vantaggio ambientale per il contenimento dell’escrezione di urea.

Nel caso delle razioni per il Parmigiano Reggiano basate sull’uso di fieni, in situazioni ottimali d’ingestione alimentare, è possibile passare a livelli di proteina della razione veramente contenuti (13-13.5% della sostanza secca) senza correre rischi carenziali.

L’utilizzazione di foraggi (erba medica in particolare) di ottima qualità (come sono i foraggi sfalciati precocemente e aeroessiccati) in grado di garantire significativi apporti proteici consente di rendere sempre più interessanti mangimi proteici alternativi alla soia quali fava, favino, pisello proteico, girasole, in sostituzione, anche completa, della farina di estrazione di soia nelle razioni.


Per maggiori dettagli si rimanda ai due articoli del prof. Andrea Formigoni, pubblicati su Informatore Zootecnico nr. 19-2021 e 21-2021, dedicati al tema della riduzione del tenore proteico nelle razioni di vacche da Parmigiano Reggiano.

nocetti@parmigianoreggiano.it


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Alleva by Parmigiano Reggiano

Razioni a più basso tenore proteico e senza soia? Si può fare (e un po’ anche si deve) - Ultima modifica: 2021-12-28T09:05:44+01:00 da Claudia Notari

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