Aflatossine: cosa chiede il Consorzio ai mangimisti dell’Albo

Gli eventi meteo avversi dell’estate hanno accresciuto il pericolo aflatossine nelle produzioni agricole, mais in particolare, e quindi il rischio di una loro maggiore presenza negli alimenti zootecnici. Un rischio da non sottovalutare e al quale la politica di controlli del Consorzio sui fornitori di mangimi aderenti all’Albo mangimisti è particolarmente attenta.

La granella di mais, come noto, può essere soggetta all’attacco di funghi microscopici in grado cioè di produrre micotossine pericolose per la salute sia dell’uomo sia degli animali. Tra le micotossine in grado di contaminare le cariossidi vi è l’aflatossina B1, prodotte da funghi appartenenti al genere Aspergillus che può essere responsabile di problemi sanitari negli animali ma anche nei consumatori che possono assumere aflatossina direttamente tramite il consumo di mais o (sotto forma di aflatossina M1 nel caso del latte) tramite il consumo di prodotti di origine animale derivanti da animali che hanno assunto aflatossine con la dieta.

Ad oggi la Comunità europea ha stabilito dei limiti per il tenore di micotossina B1 nel mais e derivati, pari a 20 ppb e 5 ppb nei mangimi zootecnici e di 50 ppt di M1 nel latte. Alla luce delle conoscenze scientifiche, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha stabilito nella Convenzione per i mangimifici aderenti all’Albo dei Mangimifici dei limiti più restrittivi rispetto a quelli previsti dalla normativa cogente: i mangimifici che decidono di aderire volontariamente all’Albo si sono pertanto dotati di procedure rigorose volte a garantire tali limiti, che ad oggi sono fissati in 3 ppb sul mangime destinato agli allevamenti.

Il rispetto di tali requisiti ha richiesto e richiede una rigorosa selezione dei fornitori di materie prime per cui i mangimifici si sono dotati di procedure volte a selezionare fornitori affidabili che garantiscano materie prime con tenori di micotossine ben al di sotto dei limiti di legge e provenienti da areali a basso rischio di contaminazione da micotossine.

All’arrivo in azienda il mais viene comunque sottoposto a minuziosi controlli analitici: su ogni partita in arrivo sono eseguiti numerosi campionamenti per garantire una “fotografia” quanto più attendibile della merce in arrivo e i campioni prelevati vengono sottoposta ad analisi; solo se l’esito analitico dà risultato conforme, la merce viene scaricata.

Per il mais destinato ai mangimi per vacche da latte da Parmigiano Reggiano, tutte le aziende prevedono nei loro piani di autocontrollo un tenore massimo di 5 ppb (la maggior parte delle aziende 3 ppb), molto inferiore a quanto prevede la legge e cioè 20 ppb.

La granella risultata conforme viene poi stoccata in appositi sili che sono mantenuti puliti e sanificati e sono sottoposti a frequenti svuotamenti: si tratta di una buona pratica per prevenire che la contaminazione e moltiplicazione fungina si verifichi durante la conservazione del prodotto cosa che può avvenire quando le condizioni di temperatura, umidità e igiene non sono perfettamente gestite.

Altri controlli analitici vengono eseguiti sul mangime pronto per essere spedito: si tratta di controlli volti a confermare la bontà del processo a monte e che assicurano ragionevolmente che i mangimi destinati agli allevamenti abbiano un contenuto in aflatossine inferire ai 3 ppb, un limite, come dicevamo, più restrittivo rispetto alla normativa cogente che ammette una contaminazione da aflatossina B1 sui mangimi fino a 5 ppb.

Le procedure di autocontrollo adottate dalle aziende mangimistiche aderenti all’Albo sono verificate periodicamente dal Consorzio tramite audit presso i mangimifici.

L’efficacia delle procedure adottate dagli aderenti all’Albo nel ridurre il contenuto di aflatossine nei mangimi PR si evince anche da uno studio pubblicato dall’Università di Bologna dal quale emerge che nel 2013, su 29 mangimi prodotti dalle aziende aderenti all’Albo, 28 presentavano tenori di aflatossina inferiore a 2 ppb, nel 2014 su 41 campioni analizzati il tenore di aflatossina B1, era inferiore a 2 ppb nel 34,1% dei campioni e compreso tra 2-3  ppb nei restanti casi (3); i controlli analitici eseguiti dal 2015 al 2021, hanno evidenziato un ulteriori miglioramento per quanto riguarda il livello di contaminazione da aflatossina nei campioni di mais e, di conseguenza, nei mangimi.

Barbara Ricci

Biologa, Responsabile controlli ai mangimifici aderenti all’Albo mangimisti


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Alleva by Parmigiano Reggiano

Aflatossine: cosa chiede il Consorzio ai mangimisti dell’Albo - Ultima modifica: 2022-10-28T10:02:07+02:00 da Margherita di Vito

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