La colostratura nei vitelli da latte e nella linea vacca-vitello

colostratura
Un colostro di qualità è fondamentale per i primi giorni di vita del vitello
L’attività di assistenza tecnica veterinaria svolta da Ara Basilicata

Un programma di consulenza, informazione e profilassi sanitaria per la protezione dei vitelli tramite il colostro. Lo ha avviato in tutte le stalle l’Associazione regionale allevatori (Ara) Basilicata, nell’ambito di una capillare attività di assistenza tecnica veterinaria. A supporto dell’iniziativa è intervenuta Nicoletta D’Avino dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche: «Come ormai ampliamente dimostrato, il momento della colostratura nell’allevamento del bovino – ha spiegato – è uno degli elementi chiave per la sopravvivenza del singolo soggetto a breve termine, ma anche per un’espressione efficace del potenziale genetico e produttivo dell’animale stesso. In collaborazione con i colleghi di Ara Basilicata si è deciso di offrire agli allevatori di bovini, sia da latte sia da carne, la possibilità di effettuare un approfondimento diagnostico per valutare la qualità della colostratura nei loro allevamenti. Si tratta di un supporto utile a prevenire le principali problematiche neonatali del vitello in sinergia con l’utilizzo di presidi immunizzanti e l’applicazione di buone pratiche igienico-sanitarie».
L’obiettivo è anche quello di definire lo stato dell’arte della colostratura in razze caratteristiche della regione Basilicata, come la Podolica, a duplice attitudine, allevata prevalentemente con sistema brado, in modo da individuare azioni capaci di migliorare la sanità e il benessere degli animali.
Il colostro rappresenta certamente, come ha sottolineato ancora D’Avino, il primo alimento per il vitello neonato, ricco di sostanze nutrienti. In particolare, a causa del tipo di placenta sindesmocoriale che nel bovino, come in altri animali, non consente il passaggio di anticorpi tra madre e feto durante la gestazione, il colostro rappresenta l’unica fonte d’immunoglobuline per il nuovo nato.
«Il vitello nasce quindi agammaglobulinico e con un sistema immunitario che non sarà – ha precisato D’Avino – ancora in grado di proteggerlo dai numerosi patogeni soprattutto nel primo mese di vita. Ecco come la qualità del colostro e le modalità con le quali questo viene somministrato diventano determinanti per non incorrere in quella che viene definita Failure passive transfert (Fpt), ovvero un mancato o inadeguato trasferimento dell’immunità passiva materna.
È chiaro che i primi giorni di vita del vitello dovrebbero essere gestiti nei minimi dettagli».
Come deve essere il colostro perfetto? Deve rispettare gli standard di qualità previsti in termini di presenza d’immunoglobuline, ovvero 60 g/litro, ed essere somministrato in tempi e modi adeguati a ottenere un livello d’immunoglobuline sieri superiori a 10 grlitro nel vitello. Per effettuare il dosaggio delle immunoglobuline nel colostro e nel siero, ha precisato sempre D’Avino, vengono impiegati sia strumenti di campo di semplice utilizzo che tecniche di laboratorio più sofisticate.

La colostratura nei vitelli da latte e nella linea vacca-vitello - Ultima modifica: 2022-03-11T14:58:36+01:00 da Lucia Berti

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