Continuiamo, in questo secondo e ultimo articolo, l’excursus sul “ritorno” del cavallo da tiro pesante rapido (Caitpr) nella realtà agricola italiana, con due testimonianze “operative”. La prima puntata di questa accoppiata di articoli era uscita sul numero scorso di IZ.
Francesco Mulinari, Azienda viti-vinicola L’Aietta - Montalcino (Si)
Il ritorno al lavoro a trazione animale é una scelta di vita ma anche imprenditoriale. Lavorare con i cavalli permette una sana gestione del suolo ed alcune lavorazioni sono più veloci che con il trattore.
Naturalmente non è tutto oro quello che luccica, e forse, non fossimo a Montalcino, areale vitivinicolo ad alto potenziale e valore aggiunto, non credo che ci saremmo spinti in questa avventura.
Sì perché di avventura si tratta, e come tutte le situazioni poco conosciute ci ha regalato momenti di adrenalinico sconforto. L’animale non é un trattore, va costantemente allenato, tenuto in forma, ferrato, accudito, ascoltato e rispettato, e questo lo si scopre pian piano, ascoltandolo soprattutto.
Il percorso è stato ed è tuttora lungo e tortuoso, ma i benefici sono molteplici, e lavorare in un ambiente dove la remunerazione dello sforzo lo permette, rende questa “scelta” ecosostenibile e rispettosa per l’ambiente.
Per fare tutto ciò, abbiamo scelto la razza da tiro italiana, il Caitpr, esuberante e potente equino, non forse adattissimo da subito a tutte le lavorazioni in vigna ma dotato di grande carattere e docilità, e poi un po’ di sano campanilismo delle nostre belle razze non guasta mai.
Chiara Chiucchiù, addetta alla gestione dei cavalli e alle attività di lavorazione agricola
Le razze che meglio si prestano al lavoro agricolo e al traino sono molto limitate. Tra quelle italiane, il Caitpr rappresenta una vera e propria “punta di diamante”, nato per il lavoro agricolo e selezionato per questo scopo da quasi un secolo.
Negli ultimi due decenni, grazie alla riscoperta degli attacchi amatoriali in parchi aziende e riserve il cavallo Caitpr si è ritrovato a svolgere il compito per cui era stato selezionato. Inoltre, si è aperta un’altra interessante nicchia, in quanto un numero crescente di aziende ha deciso di riportare i cavalli nelle lavorazioni agricole e boschive ed è proprio in queste nuove realtà che nasce la mia figura professionale.
Da semplice appassionata di attacchi, ho orientato la mia specializzazione alla trazione animale in agricoltura dando spazio anche all’addestramento del cavallo dapprima agli attacchi in generale e poi al “cavallo agricoltore”. Vi è una sostanziale differenza tra il cavallo che sa trainare una carrozza e un cavallo che sa anche lavorare in agricoltura.
Al momento della scelta del soggetto da attaccare il primo requisito che si va a ricercare è il fatto che si tratti di un cavallo caratterialmente stabile e quindi dotato di spontaneo senso di collaborazione e di disponibilità, ma soprattutto che non sia incline a timori eccessivi che potrebbero portare ad atteggiamenti di difesa che potrebbero rivelarsi molto pericolosi per l’operatore.
Una volta individuato il soggetto si può iniziare l’addestramento, la cui durata varia a livello individuale. È necessario quindi adattare la fase di addestramento all’individuo-cavallo con pazienza ed attenzione nei suoi confronti.
Sarà proprio in questo arco di tempo che il cavallo mostrerà la sua attitudine al lavoro ed è anche il periodo più appagante per il suo addestratore perché, a poco a poco, viene a formarsi quel binomio uomo-cavallo che è alla base di qualsiasi attività equestre che fa del cavallo un compagno di lavoro.