Si è da pochi giorni conclusa l’edizione numero 121 di Fieracavalli (Verona, 7-10 novembre 2019), la rassegna internazionale del settore equestre, che rappresenta la più importante vetrina (tecnica ed espositiva) per l’allevamento equino italiano, patrimonio di biodiversità e multifunzionalità. Benessere animale e sostenibilità sono state le parole chiave della quattro giorni della rassegna, che ha dato visibilità trasversalmente a tutti i comparti legati al mondo del cavallo.
I numeri dell’edizione 2019 confermano l’ottima salute della manifestazione che ha accolto 2.400 cavalli di 60 razze provenienti da tutto il mondo, 168mila visitatori da oltre 60 nazioni.
Partendo dal successo dell’ultima edizione di Fieracavalli abbiamo chiesto al dg Aia Roberto Maddé di approfondire i temi più rilevanti che ruotano intorno al settore equino italiano, tra punti di forza e criticità, evidenziando le principali direttici di sviluppo.
Biodiversità, multifunzionalità e sostenibilità, tre pilastri del nostro sistema zootecnico. Quanto e come sono rappresentati nel settore equino italiano?
«Rispondo a questa domanda mentre, da poche ore, si è conclusa la 121esima edizione di Fieracavalli a Verona, una vetrina fondamentale per il made in Italy equino, cui Aia e il Sistema Allevatori partecipano da oltre un quarto di secolo, mettendo in mostra il meglio della nostra biodiversità e del nostro allevamento. Biodiversità che, nel caso dell’Italia, è rappresentata da ben 17 razze di cavalli iscritti a Registro Anagrafico (per un totale, ad oggi, di 8.899 capi) e da 8 razze asinine (11.058 capi), cui vanno sommate le 7 razze equine iscritte a Libri Genealogici che attualmente costituiscono un patrimonio di 30.802 capi. Siamo quindi a oltre 50mila esemplari complessivi, riconducibili a più di 17mila proprietari, come ci dicono i dati forniti dall’Anagrafe degli Equidi per la parte gestita da Aia e dal Sistema Allevatori».
E per quanto riguarda la multifunzionalità?
«Per quanto riguarda la multifunzionalità, varrebbe soltanto come esempio ciò che è emerso da un convegno organizzato proprio a Verona sul ruolo dell’allevamento asinino nel nostro Paese: sono molti i progetti e le attività già realizzate con gli asini a supporto delle terapie assistite con animali, o di onoterapia. Progetti che, in alcuni territori, si intersecano con attività legate all’ippoturismo, al tempo libero, allo sport, a semplici momenti ricreativi e di condivisione del benessere tra uomini (spesso persone con disabilità e disagi sensoriali o fisici di varia natura ed entità) e animali. Asini e cavalli, in definitiva, e qui parliamo di sostenibilità, hanno un ruolo fondamentale nei territori in cui vengono allevati, contribuendo a costituire quel presidio ambientale di cui gli allevatori italiani sono esempio anche per altri comparti, dal bovino, all’ovino e al caprino».
Fieracavalli ha lanciato quest’anno il progetto Fieracavalli Academy, con l’obiettivo di promuovere un approccio etico e sempre più rispettoso del benessere del cavallo. Il benessere animale è argomento centrale del dibattito pubblico e politico. Come si sta muovendo l’Aia per supportare azioni più incisive a tal riguardo?
«Aia e Sistema Allevatori hanno da tempo proposto, e quindi istituito, un comitato etico scientifico con lo scopo anche di studiare le azioni per armonizzare la normativa nazionale con quella comunitaria. Ricordo che la materia del benessere e della salute degli animali, nel nostro Paese, è in capo al ministero della Salute e, quindi, alla Sanità pubblica veterinaria. In ogni caso, Aia ha sempre dato la sua disponibilità a partecipare ai tavoli di confronto.
Anche nel recente passato ci sono stati incontri e contatti con i responsabili, ai massimi livelli, del ministero della Salute. Parallelamente, proprio a dimostrazione dell’attenzione generale al tema del benessere animale, Aia ha promosso il disciplinare ‘Gli Allevamenti del Benessere’, certificato da un ente terzo seguendo le indicazioni del Crenba di Brescia, che sta ricevendo adesioni da parte di molte importanti realtà produttive in tutta Italia. Nel nostro Paese, per il settore equino, c’è un dibattito ancora molto aperto su alcune questioni che riguardano lo stato di benessere animale di cavalli e asini, sul quale anche la politica sta intervenendo con proposte e progetti di legge».
Le attività legate ai cavalli, interessando molti ambiti, dagli allevamenti alla mangimistica, dall’agricoltura all’agonismo, fino alla salute, può certamente contribuire alla crescita economica del Paese. Su quali aspetti si potrebbe lavorare per incrementare lo sviluppo di questa filiera, che (secondo dati del centro studi Fise in collaborazione con la Business School della Luiss) oggi vale complessivamente 5 miliardi di euro di fatturato?
«Sicuramente incrementando le azioni per la valorizzazione del ‘prodotto cavallo’ italiano. I nostri rappresentanti del Sistema allevatori hanno ribadito in più circostanze, come nella stessa Fieracavalli, che una certa esterofilia nel comparto equino c’è sempre stata e che alla lunga rischierà di penalizzarci. Certamente per incrementare un deciso sviluppo di filiera bisogna trovare le opportune risorse economiche, e il momento purtroppo non sembra congiunturalmente favorevole. All’interno di questo discorso mi preme fare una riflessione: allevare cavalli (e asini) per l’Italia oltre ad avere un valore economico ha anche un importante valore “etico”, quantificabile in termini di multifunzionalità, biodiversità e sostenibilità. Un valore che attiene a un consistente indotto, e che investe in più settori, dalle manifestazioni fieristiche, alle attività di turismo, sport e tempo libero, a quelle terapeutiche e riabilitative».
Qual è lo stato attuale della ricerca sul miglioramento e sulla conservazione delle razze nel settore equino?
«Purtroppo c’è un problema di disponibilità di risorse. Un aiuto è arrivato dal Psrn (Piano di sviluppo rurale nazionale), che ha consentito, partendo dalla proposta del progetto Equinbio messo in campo dalle Associazioni di razza italiane nel 2017, di realizzare una prima tranche che si concluderà proprio a fine 2019. Vedremo se anche per il periodo 2020-2023 si potrà continuare, sempre all’interno del progetto, a produrre indici e valutazioni scientifiche volte a migliorare, valutare e conoscere meglio il ricco patrimonio e la biodiversità del nostro allevamento equino»
Nocentini: Fieragricola 2020
palcoscenico per gli allevatori
In vista di Fieragricola, la rassegna internazionale dedicata all’agricoltura e alla zootecnia, in programma a Verona dal 29 gennaio al 1° febbraio 2020, il presidente Aia Roberto Nocentini sottolinea «il grande interesse che Aia e il Sistema allevatori hanno, da sempre, nel presenziare a uno dei più rilevanti appuntamenti fieristici nazionali. Fieragricola, con la sua dimensione di livello mondiale, è una vetrina fondamentale.
In più, come abbiamo dimostrato anche nel corso del 2019, Aia sta consolidando le sinergie con altri partner in manifestazioni nelle quali la zootecnia non era prima presente, dimostrandone il ruolo attrattivo sia dal punto di vista tecnico che per il pubblico non specializzato». A Fieragricola 2020, continua Nocentini, «porteremo il meglio dell’allevamento made in Italy, poiché Verona è un palcoscenico di livello qualitativo assoluto ed è un’occasione unica per gli allevatori italiani per confrontarsi e misurarsi con le sfide del futuro. Sfide impegnative che dovranno proseguire nel solco di una zootecnia sostenibile, rispettosa del benessere degli animali, rispondente alle richieste dei consumatori e delle istituzioni sul versante della qualità e tracciabilità delle produzioni di origine agro-zootecnica».