I prezzi alle stelle dei vitelli da ristallo hanno fortemente penalizzato gli allevamenti per l'ingrasso dei vitelloni o delle scottone, per i quali l'acquisto dei capi rappresenta la principale voce di costo. È quindi un bilancio negativo quello del 2012 per gli allevatori italiani di bovini da carne, che sono in larghissima parte degli ingrassatori. Nel primo trimestre 2013 hanno evidenziato un forte calo produttivo, come risulta dalle dichiarazioni delle interviste alle aziende agricole più rappresentative realizzate nell'ambito dell'indagine congiunturale sull'agricoltura lombarda curata da Luca Marcora e promossa da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, in collaborazione con Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Aral, Assolatte, Legacoop Agroalimentare e Fedagri Confcooperative.
«La redditività dell'agricoltura lombarda - ha spiegato Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia - continua a essere schiacciata dal continuo aumento dei costi produttivi e dalla debolezza dei consumi alimentari interni; situazione che non consente di scaricare l'aumento delle spese sui prezzi di vendita».
Il focus sui bovini da carne, come sottolineato da Marcora, ha evidenziato una flessione netta dei prezzi nella prima parte del 2013, anche se il livello delle quotazioni resta superiore a un anno fa permettendo, nella gran parte dei casi, una stabilità (60%) se non un aumento (27%) del fatturato. «Molto debole la domanda nazionale, penalizzata sia dalla riduzione dei consumi pro capite di carne, sia dal costo più alto della carne bovina rispetto a quelle suinicola e avicola. Gli allevamenti perdono comunque in redditività, in quanto l'andamento abbastanza buono dei prezzi di vendita non è in grado di compensare il forte incremento dei costi di produzione aumentati del 9,5% nell'ultimo anno soprattutto a causa dell'incremento del prezzo dei mangimi (+11%)».
All'interno della filiera, l'allevamento rimane l'anello più debole, ma anche i macelli sono in difficoltà, ha sottolineato Marcora: «Tutti i principali indicatori economici del comparto si rivelano negativi sia in termini congiunturali (rispetto al trimestre precedente) che rispetto all'anno prima, con la sola eccezione dei prezzi all'origine dei capi da macello per quanto riguarda vitelloni e vacche rispetto al primo trimestre 2012».
Premiate le nicchie
Ben il 47% degli allevamenti intervistati indica una diminuzione della produzione contro il 20% che, invece, segnala un aumento, mentre solo per il 33% risulta stabile. Segnalano tutti un aumento della produzione gli allevamenti specializzati nei vitelli per il ristallo attraverso il sistema “linea vacca-vitello” a causa degli alti prezzi di mercato legata anche all'offerta molto scarsa della Francia.
Tra gli allevamenti da ingrasso hanno riscosso buoni risultati di mercato i piccoli allevamenti localizzati prevalentemente nelle zone collinari o pedemontane delle province di Pavia, Bergamo e Brescia, che vendono ai mercati di nicchia carne di alta qualità con un rapporto diretto con il consumatore.
I dati sulle macellazioni a livello nazionale sono in linea con le rilevazioni Istat: nel 2012 sono diminuite del 2,9%, confermando il trend di contrazione già osservato nel 2011. Le riduzioni più marcate riguardano i vitelloni (-8,6%) e i vitelli (-4,7%), mentre le vacche hanno registrato un aumento degli abbattimenti (+2,7%) insieme a buoi e tori (+32%). Queste differenze confermano le tendenze degli acquisti delle famiglie italiane, orientate sempre di più verso le carni dai prezzi più convenienti.
Il calo della produzione italiana di carne bovina rientra nel contesto di una riduzione ancora più accentuata dell'Ue 27 che ha lasciato sul terreno il 3,9%, a causa della crisi dei consumi interni. La recente esplosione della richiesta di carne bovina da parte di nuovi Paesi come la Cina e l'India ha influito sulle tendenze dei flussi di esportazione. Paesi come la Francia, hanno cominciato a rivolgersi verso questi mercati in alternativa alla stagnante domanda europea.
La redditività aziendale, secondo gli intervistati, risulta quindi complessivamente negativa. La maggioranza segnala un andamento degli affari negativo (-27%) o molto negativo (-27%), non si registrano dichiarazioni di redditività molto positiva e si limitano invece al 20% le dichiarazioni di positività.
I vitelloni da ingrasso
Le quotazioni di mercato dei vitelloni ingrassati sono calate nell'ultima parte del 2102 e questa tendenza si è accentuata nel primo trimestre 2013. Restano invece costanti, come avviene orami da due anni, i prezzi dei vitelli da macello che sono poco diffusi in Lombardia.
Va decisamene meglio il mercato delle vacche da macello, quelle scartate per la produzione di latte, che mostra una tendenza al rialzo dei prezzi, i quali si stanno riportando sui livelli molto elevati che avevano contraddistinto i mesi centrali del 2012.