La scienza funziona attraverso la discussione pubblica di idee e fatti empiricamente dimostrati, ma a volte il percorso per avvicinarsi alla verità è piuttosto tortuoso. In questo post, se avrete pazienza, scoprirete attraverso un mio caso personale, ma che interessa tutto il sistema zootecnico mondiale, come funziona il sistema delle pubblicazioni e come si può entrare nel dibattito scientifico con pazienza e costanza, sapendo che non esiste mai “l’ultima parola” quando si parla di verità scientifica.
Premessa n. 1 — Il lavoro su Nature Communications e le nostre critiche
Nel novembre 2023 Nature Communications ha pubblicato “Risk to rely on soil carbon sequestration to offset global ruminant emissions”, studio che sostiene l’impraticabilità di compensare in modo sostanziale le emissioni dei ruminanti con il sequestro di carbonio nei pascoli.
Nel lavoro si sostiene che per compensare una sola tonnellata/anno di CH₄ o 0,1 t/anno di N₂O servirebbe, su 100 anni, sequestrare rispettivamente circa 2.7–3.7 kt di CO₂-equivalenti (CO₂e), e globalmente sarebbero necessari ~135 Gt di C (quasi il doppio del carbonio oggi stoccato nelle praterie gestite). Per compensarle, i suoli dovrebbero aumentare le loro scorte del 25–2000% , un ordine di grandezza che gli autori stessi giudicano non realistico. Gli stessi autori discutono inoltre i limiti dei tradizionali metodi per stimare il contributo cumulativo dei gas serra (il Global Warming Potential o GWP₁₀₀) per gas di vita breve come il metano, pur non adottando nel loro lavoro la metrica alternativa GWP*.
Come gruppo abbiamo inviato una lettera all’editore della rivista con quattro rilievi principali: (1) adeguatezza del modello climatico usato rispetto a contesti regionali/globali; (2) scelta dello scenario emissivo (nella realtà storica il CH₄ zootecnico cresce lentamente, non “parte da zero”); (3) alcune discrepanze parametriche nelle grandezze radiative adottate; (4) la conseguente sovra/sottostima del “CO₂ necessario” per neutralizzare flussi continui di CH₄ e N₂O. Abbiamo inoltre argomentato che la metrica GWP*, riconosciuta da IPCC come strumento più fedele per gli inquinanti climatici di breve vita, sarebbe stata più adatta a catturare l’effetto di traiettorie emissive nel tempo.
(Esito editoriale: la nostra lettera è stata respinta dalla rivista senza articolate spiegazioni. È parte del gioco: non tutte le critiche trovano ospitalità nella stessa sede che ha ospitato l’articolo oggetto di discussione).
Premessa n. 2 — La richiesta di ritrattazione a Fao e la nostra risposta
Poco dopo, due studiosi hanno inviato alla Fao una richiesta di ritrattazione del report Pathways towards lower emissions (2023), contestando in particolare la stima del contributo della modifica delle diete e accusando il documento di errori metodologici e di una scelta di fonti “inappropriate”.
La lettera confronta le stime Fao (0,19–0,53 Gt CO₂e/anno di riduzione nei Paesi coperti da NRD, le linee guida dietetiche nazionali) con lavori che attribuiscono alla dieta un potenziale molto maggiore, fino a 3–6 Gt CO₂e/anno se si considera anche il recupero di carbonio sui terreni “liberati”.
Per contestualizzare, Pathways è una valutazione globale delle emissioni e delle opzioni di mitigazione dei sistemi zootecnici costruita sul modello Fao delle emissioni climalteranti GLEAM (versione 3, anno base 2015), con scenari al 2050 e un quadro di interventi che spaziano da produttività e salute animale a gestione dei reflui, additivi, energia e (tra gli altri) sequestro nei pascoli. Il messaggio-chiave: con pacchetti coerenti di misure, il settore può ridurre in modo sostanziale le emissioni pur rispondendo alla domanda alimentare (figura 1).

Noi abbiamo redatto un’analisi punto-per-punto della richiesta di ritrattazione, arrivando a quattro conclusioni: (1) l’oggetto centrale del report Fao non è la “grande dieta globale”, ma le opzioni intra-settore; (2) eventuali migliorie metodologiche non giustificano una ritrattazione; (3) alcune basi dati citate nella richiesta presentano criticità; (4) la stessa richiesta è metodologicamente carente.
Abbiamo inoltre scritto al direttore generale Fao chiedendo di non ritrattare il report; nella nostra lettera abbiamo sintetizzato gli errori contenuti nella richiesta di ritrattazione e difeso il valore del lavoro Fao come piattaforma di confronto migliorabile, non come “verdetto finale”.
La risposta ufficiale Fao, firmata dalla vice direttrice generale Maria Helena Semedo (29 luglio 2024), ci ha ringraziato per il contributo, riconoscendo l’utilità del nostro esame e invitandoci a proseguire il confronto nella cornice LEAP. È esattamente ciò che dovrebbe accadere in una comunità epistemica sana.
Dalla polemica alle evidenze: il nostro articolo su Plos One
Forte di queste due esperienze, con i colleghi abbiamo pubblicato su Plos One (18 agosto 2025) “CO₂ removal to reach net zero warming of global methane and nitrous oxide emissions of livestock: Comparison of two metrics under different 2050 FAO scenarios”. Cosa abbiamo fatto, in breve? Abbiamo ripreso gli scenari Fao al 2050 per le emissioni globali zootecniche e abbiamo confrontato le metriche GWP₁₀₀ e GWP* per stimare quanta rimozione di CO₂ (CDR) serva per raggiungere la condizione di “no additional warming” dei flussi di CH₄ e N₂O.
E’ risultato che la stima di CDR dipende in modo sostanziale dalla metrica. In scenari di emissioni di CH₄ decrescenti o stabili, GWP₁₀₀ può sovrastimare o sottostimare l’effetto cumulato del metano rispetto a GWP*, che si allinea meglio all’obiettivo “temperatura”.
Le implicazioni sono pratiche: usare una metrica non adeguata può portare a disegnare politiche e “offset” CO₂ non ottimali per un settore a forte componente CH₄ come la zootecnia (figura 2).

Che cosa insegna questa storia (a chi fa ricerca e a chi la legge)
- Le metriche contano. Non cambiano la fisica, ma cambiano la lettura di “quanto” mitigare e “come” compensare. È il motivo per cui nel nostro lavoro abbiamo affiancato GWP* a GWP₁₀₀.
- I report istituzionali sono “stati dell’arte” migliorabili, non tavole della legge: vanno criticati con metodo e, se necessario, difesi da critiche infondate. Il caso FAO lo mostra bene.
- Le riviste non sono tribunali infallibili. Talvolta non ospitano le repliche a lavori controversi: spiace, ma non è la fine del confronto. Si può (e si deve) cercare altri canali per far avanzare gli argomenti e la conoscenza , in questo caso, una rivista open access con revisione paritaria.
- Il dialogo conta più del logo. L’importante non è “su quale testata” si parla, ma che cosa si porta in termini di metodi, dati, trasparenza e disponibilità a mettere alla prova le proprie tesi. Tutti elementi rintracciabili nei documenti citati sopra.
Una timeline per orientarsi
9 novembre 2023 – Accettato su Nature Communications lo studio che mette in dubbio la compensazione via pascoli delle emissioni dei ruminanti.
Inizio 2024 – Inviamo la Lettera all’Editore con le nostre critiche metodologiche. Esito: respinta.
9 aprile 2024 – Lettera di richiesta ritrattazione a Fao sul report Pathways.
3 giugno 2024 – Pubblicata la nostra analisi tecnica che smonta la richiesta di ritrattazione.
22 luglio 2024 – Inviamo al DG Fao una lettera di accompagnamento e sintesi.
29 luglio 2024 – Fao risponde ufficialmente, ringraziando e invitando al prosieguo del confronto.
18 agosto 2025 – Esce su Plos One il nostro articolo sulle CDR in scenari FAO e sul ruolo della metrica (GWP₁₀₀ vs GWP*).
In definitiva
Se c’è un messaggio che vorrei lasciarvi è questo: non scoraggiarsi quando un contributo critico non trova spazio nella stessa sede dell’articolo che si vuole commentare (prassi comunque da criticare perché non aderente agli standard scientifici). La scienza è una maratona, non uno sprint. Serve tenacia (per replicare con dati e metodi), pazienza (per affrontare tempi editoriali e qualche porta chiusa) e apertura (per riconoscere ciò che è migliorabile nei report e nelle metriche).
Alla fine, ciò che conta è alzare la qualità del dibattito e su questo, i documenti e i risultati citati qui sono un contributo al chiarimento di cosa sta nel back office delle attività scientifiche.
Per approfondire (selezione commentata)
- Wang et al. (2023), Nature Communications: limiti strutturali della compensazione via sequestro nei pascoli e discussione critica delle metriche. Carbon Sequstration nature Communicaitons 2024
- Lettera all’Editore con le nostre critiche metodologiche e di scenario. Letter to the Editor Nature Communications
- Behrens & Hayek (2024): richiesta di ritrattazione del report FAO sui “Pathways”. Pathways-to-lower-emissions
- FAO (2023), Pathways towards lower emissions: quadro globale, GLEAM 3, scenari e opzioni di mitigazione. Analysis of the retraction request
- La nostra analisi punto-per-punto della richiesta di ritrattazione.
- Lettera al DG FAO e risposta ufficiale FAO (29/07/2024). DDG Letter Reply
- Correddu et al. (2025), PLOS ONE: come la scelta della metrica (GWP₁₀₀ vs GWP*) cambia la CDR necessaria per “no additional warming” negli scenari FAO 2050. CO2 removal net zero - PLOS ONE 2025