Preceon, il mais che non alletta

L’allevatore Daniele Dalle Palle
L’azienda San Giovanni, della provincia di Vicenza, ha testato Preceon-Smart Corn System di Bayer per gli insilati: un ibrido più basso della media, ma con semina ravvicinata e produttività paragonabile ai tradizionali mais da trinciato. “Risolve il problema dell’allettamento e ha una fibra altamente digeribile, che permette di aumentare la quota di silomais in razione”, spiega uno dei proprietari

Il mais è una risorsa essenziale nella stalla. Imprescindibile, per certi aspetti. Tuttavia, il suo impiego non è così semplice e porta con sé anche alcune controindicazioni. Una delle principali è legata alla digeribilità della sua fibra, che può essere inferiore, per esempio, a quella di altri foraggi, a iniziare da medica e graminacee. Ciò comporta un vincolo importante al suo utilizzo, che non può andare oltre una certa quota della razione e deve essere bilanciato dall’impiego di fieni essiccati o insilati a taglio lungo e dall’uso di sfarinati o concentrati per fornire un surplus di energia ad animali ormai molto produttivi.

È anche per questo motivo che Daniele Dalle Palle, allevatore di Camisano Vicentino (Vi) si entusiasma parlando di un nuovo ibrido testato nel 2023 e poi ancora nell’ultima campagna. Un ibrido, ci spiega, che non soltanto spicca per digeribilità della fibra e rese in campo, a dispetto della bassa taglia, ma che sembra anche tagliato sulla sua realtà per quanto riguarda la resistenza ai fenomeni atmosferici.

“Abitiamo ai piedi delle Alpi – ci racconta – e da queste parti i temporali sono molto forti, poiché scendono dai rilievi verso la pianura. Uno dei problemi che abbiamo sempre incontrato, coltivando mais, è quello dell’allettamento: al primo forte vento, interi campi finivano a terra, complicando enormemente la raccolta. Con questo ibrido Bayer, invece, pensiamo di aver trovato la soluzione ideale”.

Stalla modello

“Viviamo in un cuneo zootecnico – esordisce l’allevatore Daniele– che va dalla pianura all’altopiano di Asiago. Qui, grazie anche alle risorgive, che garantiscono acqua in abbondanza, abbiamo le condizioni ideali per fare allevamento da latte. Infatti, le stalle sono molto comuni».

La sua, indubbiamente, si distingue dalla massa per dimensioni e caratteristiche. Fondata dal nonno, che acquistò un fazzoletto di terra accanto all’attuale sede, l’azienda San Giovanni è attualmente gestita da quattro dei sette fratelli Dalle Palle: oltre a Daniele, vi lavorano Silvano, Andrea e Carolina. Fino a 15 anni fa contava un centinaio di capi, ma oggi la mandria si è allargata fino alle attuali 550 vacche in lattazione.

“Ci siamo arrivati investendo principalmente sulla rimonta e realizzando via via ricoveri sempre nuovi e in linea con i più moderni dettami per quanto riguarda il benessere animale”. Gli ultimi investimenti, conclude Daniele, hanno riguardato la mungitura, che sta progressivamente migrando verso l’automazione. “Abbiamo ormai sei robot e ne stiamo installando altri quattro, dopodiché tutta la mandria sarà sotto Ams. La mungitura automatica è un sistema completamente diverso dal tradizionale e all’inizio ci ha un po’ spiazzati, ma una volta entrati nel meccanismo ne abbiamo apprezzato tutti i vantaggi, soprattutto per il benessere degli animali. Da quando abbiamo iniziato a usare i robot, i progressi, anche in termini produttivi, sono stati enormi”.
Oggi, prosegue Daniele, la mandria vanta una resa giornaliera media di quasi 39 kg; un valore di tutto rispetto per una stalla da oltre 500 capi.

Il ruolo dell’alimentazione

La razione alimentare ha ovviamente un peso enorme sulle performance della mandria, ma anche sulla sua salute. “Negli anni siamo passati da una ricetta sbilanciata sul mais, con oltre 30 kg/capo/giorno, a una più equilibrata, in cui l’insilato di mais non va mai oltre i 25 chili per capo. La ragione è essenzialmente legata alla digeribilità della fibra, che spesso non supera il 50%. Pertanto, abbiamo ridotto la quantità di silomais, sostituendolo con graminacee e concentrati, anche se questi ultimi favoriscono l’acidosi”.

Per questo motivo, Daniele Dalle Palle è stato conquistato da un nuovo ibrido, testato per la prima volta nel 2023. “Il tecnico di Bayer-Dekalb ci ha convinti a provare il DKC6646SC. Stavamo per l’appunto cercando una varietà con fibra più digeribile, per poter eventualmente aumentare la quota in razione e quindi abbiamo accettato ben volentieri di fare una prova su due ettari. I risultati sono stati talmente buoni che lo scorso anno abbiamo raddoppiato la superficie e, visti i risultati positivi anche in una stagione difficile come il 2024, questa primavera saliremo a 30 ettari con questi nuovi ibridi”.

Un nuovo concetto per il mais

L’ibrido citato dall’allevatore fa parte di Preceon- Smart Corn System, un nuovo approccio: grazie all'integrazione tra genetica innovativa, piattaforma digitale e supporto agronomico è possibile massimizzare il potenziale di ogni singolo appezzamento. La genetica Preceon è anche pensata in funzione dell’evolu­zione del clima: rompendo la tradizione dei mais da trinciato sempre più alto e vigoroso, Preceon abbassa la taglia della pianta fino al 30%, ma in compenso offre un’ottima vigoria con foglie assurgenti, che rendono possibile una semina molto più ravvicinata.

“Visto in campo, non fa un bellissimo effetto: è piccolo, non va oltre i 2,5 metri contro i 3,5 di un normale mais da trinciato. Tuttavia, sopporta una semina molto densa: noi lo abbiamo messo a 12 cm sulla fila. Questo investimento fa sì che la resa per ettaro, alla trinciatura, sia paragonabile a quella di un mais molto più alto. Lo abbiamo visto già dal primo anno, quando, nonostante le dimensioni delle piante, alla pesatura abbiamo avuto una bellissima sorpresa. E nel 2024 è arrivata la conferma: viste le difficoltà nella raccolta, a causa delle piogge continue, non abbiamo fatto molti conti, ma il Preceon è stato sicuramente paragonabile, per resa, ai mais convenzionali, se non più produttivo, nonostante la taglia bassa”.

La statura ridotta abbassa come ovvio il baricentro della pianta e questo, unito agli internodi ravvicinati, la rende molto resistente all’allettamento. “Nonostante alcuni fenomeni atmosferici importanti, sia nel 2023 sia quest’anno il prodotto è rimasto tutto in piedi, facendo molto meglio di altri ibridi”. Non è del resto una sorpresa, se si pensa che alcuni maiscoltori, come riferisce Bayer (selezionatrice degli ibridi Preceon) lo hanno definito "inallettabile". Per questa ragione, specifica la multinazionale tedesca, Preceon è una proposta particolarmente adatta a un clima in mutamento, dove gli eventi estremi stanno purtroppo diventando sempre meno eccezionali.

Soluzione da valorizzare

Il vero vantaggio della soluzione Preceon emerge però nella stalla, ci dice Daniele. “Dall’analisi di digeribilità sono usciti valori eccellenti, superiori di un buon 10% agli ibridi tradizionali. Vedremo come si comporterà quest’anno, quando apriremo le trincee. Se dovesse fare bene come nel 2023, potrebbe diventare la nuova base della nostra razione alimentare. Grazie alle sue caratteristiche, infatti, potremmo aumentare la quota di silomais fino a 30 kg e più, riducendo i concentrati e con essi i rischi di acidosi. Avremmo vacche più produttive, meno problemi ruminali e minori costi alimentari. Con in più il vantaggio di una pianta che sta in campo senza problemi, anche in caso di forte maltempo. In altre parole, una soluzione vincente sotto tutti i punti di vista”.

Dal biogas al biometano

L’azienda agricola San Giovanni è composta da una stalla che vanta 550 capi in lattazione e circa 200 ettari di terreni, che la rendono quasi autosufficiente in materia di alimentazione degli animali. “Della campagna si occupano i miei fratelli Silvano e Andrea – ci dice Daniele Dalle Palle – coltivando principalmente prati stabili, loietti, mais e inoltre soia e medica per la rotazione richiesta dalla Pac”.

Come ormai accade sempre più spesso, la San Giovanni è anche un’azienda agro-energetica. Ospita infatti un piccolo digestore da 100 kW, in funzione da sei anni e in procinto di trasformarsi in qualcosa di molto più rilevante.

"Decisi ad ampliare l’impianto, che attualmente funziona soltanto con reflui, ed abbiamo analizzato diversi scenari. Eravamo orientati su un biogas da 300 kW, ma i prospetti economici ci hanno dimostrato che la soluzione ideale, per una realtà come la nostra, è quella del biometano. Pertanto, abbiamo ottenuto l’autorizzazione per trasformare il biogas attuale in un impianto di biometano da 200 smc (corrispondente a un megawatt elettrico, ndr). Lo alimenteremo ancora con le deiezioni della stalla e con un’aggiunta di colture in secondo raccolto, oltre che con mais che presenta problemi di micotossine".

A rendere possibile questa soluzione, conclude l’allevatore, è stata sia la dimensione dell’azienda sia la presenza, sui suoi terreni, di un metanodotto di trasporto, ideale per la connessione di un polo produttivo di questo tipo.

 

LEGGI L'ARTICOLO PUBBLICATO SU IZ 4.2025

Preceon, il mais che non alletta - Ultima modifica: 2025-02-24T14:07:42+01:00 da Laura Della Giovampaola

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome