Vietata la caccia al cinghiale nelle zone di restrizione II e III. Lo prevede la nuova ordinanza (ORDINANZA_N.5_2024) firmata dal commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini, e pubblicata il 4 ottobre scorso nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Il provvedimento resterà in vigore fino al 31 marzo 2025.
In particolare l'ordinanza stabilisce che «nelle zone infette e nelle zone soggette a restrizione II e III […] è vietata l’attività venatoria collettiva (caccia collettiva effettuata con più di tre operatori e con più di tre cani in totale) verso qualsiasi specie e l’attività venatoria nei confronti della specie cinghiale di qualsiasi tipologia, comprese le gare, le prove cinofile e l’attività di addestramento cani nei confronti della specie cinghiale». Nelle zone soggette a restrizione I «è vietata [solo] l’attività venatoria nei confronti della specie cinghiale».
Il provvedimento definisce quattro ambiti di intervento:
a) contenimento della popolazione di cinghiali selvatici nelle zone soggette a restrizione, attraverso il rafforzamento delle barriere stradali e autostradali o eventuale costruzione di ulteriori barriere;
b) depopolamento dei cinghiali selvatici ai fini dell’eradicazione della malattia;
c) sorveglianza epidemiologica nei suini domestici e nei cinghiali selvatici;
d) misure di biosicurezza negli stabilimenti.
Regione Piemonte chiederà la deroga al divieto di caccia al cinghiale
La nuova normativa ha lasciato delusa parte del mondo agricolo e, in particolare, la Regione Piemonte: l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, ha annunciato che richiederà una deroga alle restrizioni alla caccia al cinghiale nelle zone virtuose a minor rischio: «Circa l’ultima ordinanza del commissario nazionale per la lotta alla Psa Giovanni Filippini, che interdice la caccia nelle zone di restrizione 1 – ha detto Bongioanni – farò una richiesta di deroga perché la prima forma di lotta contro la peste suina è il contenimento dei cinghiali. Per poterlo fare ho bisogno di avere in mano i numeri che testimonino e confermino che siamo in zona a basso rischio».
«Proprio per questo – ha continuato – come prima azione, nel luglio scorso ho fatto approvare i decreti attuativi del Priu, il Piano regionale di interventi urgenti per il contrasto alla peste suina già approvato a maggio e che individua i tre distretti suinicoli di Cuneo, Chieri e Novara: i decreti permettono agli agricoltori di difendersi dai cinghiali anche 500 metri oltre della proprietà e prevedono una fascia franca di 15 chilometri. Con le Province abbiamo stanziato 461 mila euro per il 2024 per interventi di contenimento. Inoltre sono state assunte 30 nuove guardi. Abbiamo inoltre proposto al commissario Filippini – ha aggiunto Bongioanni – di utilizzare parte dei bandi biosicurezza, 12,5 milioni totali, per creare una zona cuscinetto di protezione dei suini».
Gli interventi della Regione Piemonte per gestire l'emergenza Psa
L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Federico Riboldi, ha ricordato come in Piemonte dal 2022 siano stati effettuati 14.500 controlli, smaltite le carcasse di cinghiale sono smaltite e controllati 3mila chilometri per la gestione dei focolai.
«La biosicurezza è stata rafforzata, con i fondi stanziati dall’Assessorato all’Agricoltura e dai privati. I servizi veterinari hanno disposto - ha proseguito Riboldi - alcune chiusure di allevamenti, a fronte di 562 accessi a livello regionale. In particolare, nel Novarese e nel Vercellese, si è intervenuti su depopolamento e bonifiche. Le spese? Per circa 20mila e 500 capi abbattuti la spesa stimata è di circa 4,5 milioni di euro; smaltimento carcasse 725mila euro; logistica e personale 200mila; sistemi di abbattimento 150mila. Voglio sottolineare che c’è stata una straordinaria collaborazione dai presidi e dalla polizia veterinaria per gli abbattimenti: hanno lavorato giorno e notte con estrema abnegazione».
L'ordinanza che stabilisce il divieto di caccia al cinghiale ha scontentato anche la Cia Piemonte: «È inaccettabile - ha detto Gabriele Carenini, presidente della Cia Piemonte - vietare la caccia al cinghiale nelle zone di controllo dell’espansione virale e nelle aree soggette a restrizioni della Peste Suina Africana. L’abbattimento dei cinghiali rimane uno strumento di fondamentale importanza per impedire la diffusione del contagio, non bisogna assolutamente abbassare la guardia, perché fermarsi adesso significa vanificare tutti i progressi che sono stati fatti fino ad ora e ritrovarsi la prossima primavera con una proliferazione esponenziale di nuove cucciolate. Nella lotta alla Peste Suina Africana, gli allevatori stanno facendo la propria parte con il rafforzamento delle misure di biosicurezza, ma è necessario che sul contenimento dei cinghiali le autorità mantengano i patti e non fermino gli abbattimenti».
«Le limitazioni alla caccia al cinghiale – ha commentato Daniela Ferrando, presidente della Cia Alessandria – sono inaccettabili, soprattutto oggi che siamo nelle condizioni più efficaci possibili per gli abbattimenti, perché l’assenza di fogliame agevola la visibilità. Fermarsi adesso andrebbe a vanificare tutti i progressi che sono stati fatti lo scorso anno: non si può lasciare la proliferazione fuori controllo, ci ritroveremo la prossima primavera con famiglie di cinghiali moltiplicate senza nessun controllo».