Ci sarà presto un vaccino per l’Ehdv, la malattia emorragica epizootica. Ad annunciarlo, in occasione della 39a Giornata del bestiame francese, svoltasi il 12 aprile a Verona, Roberto Lomolino, dirigente veterinario del ministero della Salute.
Una rassicurazione importante per i rapporti di scambio Italia-Francia, come ha confermato Giuliano Marchesin, direttore di OI Intercarneitalia (Interprofessione delle carni bovine prodotte in Italia): “Possiamo dire senza alcun dubbio che la filiera Francia-Italia funziona. Da anni acquistiamo in Francia, i nostri allevatori ingrassano e i macellatori commercializzano e la catena funziona. Purtroppo, però, è minacciata dalle limitazioni nella movimentazione degli animali, perché la malattia del cervo lo scorso anno è stata un campanello d’allarme importante, dopo la blue tongue, che ci ha fatto soffrire per anni, ma oggi sembra essere un problema risolto”.
Il benessere animale durante il trasporto è un tema cruciale
“Il tema del benessere animale durante i trasporti è decisamente centrale – prosegue Marchesin – in quanto l’Europa vuole buttare a mare il Reg. 1/2005, che funziona, per inasprire le regole e creare una nuova disposizione che limiti ulteriormente il trasporto dei bovini. Questo è il sistema che usano animalisti e ambientalisti per porre la parola fine alla zootecnia. Non possiamo permettere che sugli imprenditori vengano imposte tutte queste pressioni per indurli, di fatto, a cambiare mestiere, per questo stiamo lavorando su tutti i fronti per evitare che questo accada”.
La costituzione di Selma per difendere la carne bovina europea
“Con Interbev abbiamo lanciato nel 2023 la proposta di dar vita alla costituzione di Selma (Sustainable european livestock & meat association), l’Associazione europea delle interprofessioni e delle associazioni allevatori di bovini da carne e ovicaprini – sottolinea Marchesin – per difendere la carne bovina europea, un punto di partenza per collaborare con Francia, Belgio, Grecia, Polonia, Spagna e altri paesi che aderiranno con le loro interprofessioni o con le associazioni di produttori per far squadra e rivolgerci alla commissione europea con proposte concrete, in quanto dobbiamo combattere contro l’ideologia, contro i principi che Frans Timmermans, ex vicepresidente della commissione europea, ha diffuso nell’istituzione europea, dove non mancano gli animalisti che non vedono gli sforzi, il lavoro e le competenze degli allevatori, ma il loro unico scopo è di far chiudere le stalle”.
Malattie e limitazioni alla movimentazione del bestiame hanno messo in difficoltà Francia e Italia
Negli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2023, il patrimonio bovino francese ha subito una riduzione di 745 mila vacche da carne, per effetto delle malattie che hanno coinvolto il settore. I ristalli tra 0 e 6 mesi sono arretrati nel 2023 del 3%, con un forte calo delle nascite in primavera, molto meno in autunno, mentre i ristalli tra 6 e 12 mesi sono stabili e spesso rimangono in Francia per l’ingrasso.
Con questi dati Alexandre Chedeville, responsabile della commissione esterna commercio e flusso di animali Presentazione dei flussi bovini di Interbev (Associazione interprofessionale francese del bestiame e delle carni), ha descritto il quadro della situazione in Francia evidenziando le immediate conseguenze.
“Le esportazioni, sempre nello stesso periodo di riferimento (anno 2023) – ha spiegato Chedeville – sono diminuite per mancanza di capi disponibili. In particolare, verso l’Italia il calo si è attestato al 5% (823 mila capi), verso la Spagna c’è stata una forte crescita (+26%) con 105 mila capi e la ripresa delle esportazioni di ristalli maschi pesanti per effetto di normative meno stringenti, mentre verso i Paesi terzi il calo è stato del 74% con la conseguente chiusura delle esportazioni, nel settembre del 2023, per la Ehd”.
Esaminando la situazione italiana, Interbev osserva che la spedizione di femmine superiori ai 300 kg è calata per il terzo anno consecutivo, attestandosi a 823 mila capi (-5% rispetto al 2022, per corrispondenti 42 mila capi) e sono diminuite le esportazioni di giovani bovini finiti, per mancanza di disponibilità.
“In Italia, prima destinazione per la Francia dei capi da macello – ha concluso Chedeville – sono stati esportati 18 mila capi, con una flessione nel 2023 rispetto al 2022 dell’8% (-14% rispetto al 2022 e -41% rispetto al 2021). A fronte di questa situazione, osserviamo un aumento del 5% rispetto al 2022 dell’importazione di carne bovina italiana in Francia, sebbene in flessione, stando ai dati della Bdn italiana, rispetto al 2022 (-5,5%)”.
Il confronto tra veterinari francesi e italiani
Il Triveneto, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana sono le regioni maggiormente interessate dalle importazioni, che rappresentano un grande indotto per la produzione di carne italiana. “Questo sistema – ha spiegato Roberto Lomolino, dirigente veterinario del ministero della Salute - sembra godere di buona salute, al di là delle criticità esistenti, tra le quali la malattia del cervo. Consapevoli che negli anni se ne sono affrontate di emergenze sanitarie, siamo convinti che anche questa verrà superata. E il nostro centro nazionale di referenza si è già attivato presso le aziende farmaceutiche per sondare chi possa e voglia produrre il vaccino. Bisognerà, poi, lavorare a livello di Stati membri e di Ue per affrontare insieme queste situazioni”.
La situazione di fatto esistente
“In base ai requisiti comunitari applicabili ai movimenti di animali stabiliti dal Reg. 2020/688, per le malattie come l’Ehd è previsto il divieto, da parte degli operatori, di movimentare animali che provengano da stabilimenti in cui, nei due anni precedenti, siano stati segnalati casi di Ehdv nel raggio di 150 km dall’azienda riscontrata come focolaio. Requisiti analoghi sono applicabili per la raccolta e lo spostamento di materiale germinale.
“Recentemente, la Commissione europea – ha evidenziato Lomolino - alla luce della mutata situazione epidemiologica della malattia in alcuni Stati membri (Francia e Spagna in particolare) ha apportato alcune modifiche al citato regolamento, in relazione alle condizioni per ridurre il rischio correlato alle movimentazioni degli animali sensibili all’Ehdv da territori con infezione accertata. Dette condizioni sono sostanzialmente analoghe a quelle adottate nei primi anni dell’epidemia di Blue tongue in Europa, e devono essere adottate e garantite dallo Stato membro di origine degli animali da movimentare”.
La modifica del Regolamento prevede, quindi, il ricorso a un regime derogatorio ai divieti di movimentazione dei capi delle specie sensibili provenienti da Stati membri o zone sottoposte a restrizione per Ehdv nel rispetto di specifiche condizioni di mitigazione del rischio (permanenza in una zona stagionalmente libera o in uno stabilimento a prova di vettori per determinati archi temporali, e conseguente esecuzione di test sierologici o molecolari (Pcr).
Sulla tematica è intervenuto anche Alain Cantaloube, segretario generale del Fesass (Federazione europea per la sanità animale e la sicurezza sanitaria), che ha evidenziato come le malattie trasmesse dai vettori siano una questione essenziale per la zootecnia e che deve trovare una rapida e concreta soluzione.
“Per riuscire in questo intento – ha spiegato Cantaloube – è indispensabile migliorare la conoscenza delle minacce, rafforzare la velocità di reazione al loro presentarsi e, soprattutto, affrontare questi problemi con pragmatismo e con la capacità di portare avanti uniti lo stesso obiettivo, che non può che essere la soluzione del problema”.
Le difficoltà per gli allevatori italiani
“Due tegole in più ci stanno per cadere in testa. Una è il nuovo regolamento sui trasporti, l’altra il problema sanitario che da un anno stiamo cercando di risolvere. Per quanto riguarda il trasporto – ha spiegato Franco Martini, vicepresidente di AOP Italiazootecnica - l’abrogazione del regolamento significa per noi rimettere in discussione tutto l’impianto normativo consolidato nel tempo e relativo alle modalità di spostamento degli animali, dando spazio ad animalisti e ambientalisti che si annidano nel parlamento europeo per esercitare pressioni ideologiche ambientaliste. Un ideologismo ambientalista estremo che non giova a nessuno”.
AOP Italiazootecnica chiede soluzioni ragionevoli
“Inasprire le norme è il modo più facile per bloccare i trasporti – ha aggiunto Martini – usando come scudo la legge, per evitare di trovare soluzioni alternative che veramente potrebbero migliorare il benessere degli animali durante gli spostamenti. Le tematiche affrontate nel regolamento erano la limitazione della durata dei viaggi a otto ore o meno, considerate anche le procedure di carico e scarico degli animali, limitare i viaggi con temperature esterne fra 5 e 30 gradi, usare fondi Pac per costruire piccoli macelli locali, attrezzare macelli mobili, supportare la sostituzione del trasporto degli animali vivi con quello di carne, carcasse o quello di materiale eccedente. È evidente che chi fa queste proposte non sa cosa c’è dietro”.
La storica collaborazione tra Francia e Italia
“La collaborazione Francia-Italia – ha evidenziato Martini - ha contribuito a preservare e arricchire un territorio che contribuisce ad abbattere l’anidride carbonica, grazie a tutti i pascoli che vengono manutenuti. Alleviamo i capi perché abbiamo la materia prima, non li trasportiamo per mero interesse economico, ma dietro ci sono grandi investimenti che hanno portato le imprese a lavorare sul benessere animale. Abbiamo allevamenti protetti, confinati e indenni da ogni malattia. Abbiamo dei macelli che devono lavorare, strutturati e che a livello comunitario rappresentano un’eccellenza”.
No agli investimenti sulla carne artificiale
“Se la commissione europea, anziché finanziare la sperimentazione della carne artificiale rendesse disponibili dei contributi agli autotrasportatori – ha proseguito Martini - verrebbero rapidamente risolti i problemi del caldo e del freddo durante il trasporto degli animali e verrebbe tolto un giocattolo essenziale dalle mani degli animalisti, che vorrebbero modificare le temperature del Reg. 1/2005 rendendole ancor più restrittive, per bloccare ogni tipo di attività e di trasporto”.
Monitorare più efficacemente i trasporti
“Il secondo tema che proponiamo – ha spiegato Martini – è di istituire un sistema informatizzato europeo costituito da una banca dati centrale e un’applicazione per i dispositivi mobili che consenta l’inserimento di tutti i dati del trasporto, l’idoneità dei mezzi di stradali e marittimi, il censimento del Reg. 1/2005 e le sanzioni applicate, per consentire alle autorità preposte al controllo stradale di monitorare il trasporto in tempo reale e, nel caso di trasporti marittimi, di classificare le imbarcazioni e consentire agli Stati membri di visualizzare la cronologia dei controlli effettuati e i relativi esiti, per ridurre i tempi di viaggio e semplificare le procedure burocratiche, nonché garantire la certezza che il controllo è sempre aggiornato e puntuale”.
La formazione degli operatori non va sottovalutata
“Se a questi due temi (contributi agli autotrasportatori e monitoraggio dei trasporti) aggiungiamo il sostegno all’attività di formazione degli operatori – ha sottolineato Martini - chiudiamo il cerchio e rendiamo obsolete le istanze degli animalisti. Incentivare la formazione è impegnativo, ma significa aumentare la professionalità e la considerazione da parte nostra del benessere dell’animale che viene trasportato. Spero, quindi, che la neonata Selma, l’interprofessione europea presieduta dai vertici di Interber, promotrice di tutte le istanze, dia seguito a tutte le istanze in quelle sedi in cui vengono concepiti i relativi regolamenti. L’unica forza che il nostro settore ha è di agire compattamente, da chi ha un allevamento da 100 capi a chi ne ha 10 mila, diversamente saremo tutti vulnerabili di fronte a delle grandi lobbie e a delle multinazionali che vogliono invadere il territorio con prodotti sintetici, che nulla hanno a che vedere con la carne”.
L’intervento di AOP Italiazootecnica sulle limitazioni ai trasporti in caso di epidemie
“Abbiamo scritto al ministero dell’Agricoltura e della Salute – ha spiegato Martini - per sollecitare incontri bilaterali Italia-Francia, per sottoscrivere degli accordi relativamente alla movimentazione dei bovini in sicurezza, tenuto conto della necessità di salvaguardare anche le altre specie animali. Tali accordi dovrebbero prevedere anche delle attività congiunte sul piano sanitario, mettendo insieme veterinari esperti e operatori, per giungere a dei protocolli sanitari utili a orientare i veterinari pubblici e privati in caso di malattie accertate o da accertare, da inserire come parte integrante in tali accordi. Inoltre, riprendendo il secondo tema di cui ho parlato, relativamente al trasporto degli animali, sarebbe utile che la banca dati informatizzata diventasse unica per tutta la zootecnia europea, per rendere disponibili tutte le informazioni e gli scambi commerciali e, magari, poter disporre di un registro veterinario informatizzato, che tracci la storia sanitaria dei bovini dalla nascita”.
In relazione alla malattia emorragica, che ha visto scendere l’importazione di capi verso l’Italia, AOP Italiazootecnica dichiara di essere fortemente preoccupata e reputa indispensabile individuare delle soluzioni, prevedendo delle deroghe al regolamento, pur non potendo liberalizzare tutto. “Dobbiamo tutelare il patrimonio zootecnico nazionale mantenendo il rapporto forte tra Italia e Francia. Diminuendo gli arrivi – ha proseguito Martini - non si riescono più ad ammortizzare, in molti allevamenti, i costi fissi”.
In altri paesi regole meno restrittive agevolano gli imprenditori
“Stiamo vivendo un momento difficile dovuto a questa malattia, anche per una concorrenza non sleale, ma condizionata da diverse regole di mercato. I colleghi spagnoli, ad esempio – ha concluso Martini - possono comperare i bovini con maggior semplicità e minori costi rispetto al nostro Paese. Per questo è indispensabile individuare delle soluzioni e delle deroghe, rigorosamente sotto controllo, per consentire alla zootecnia italiana di lavorare. Siamo insidiati anche da un altro terribile problema, la fauna selvatica che continua a infestare i nostri territori. Con la peste suina africana, ad esempio, non riusciamo a disporre dei piani di contenimento ed abbattimento dei cinghiali. Lo stesso vale per i volativi che portano la peste aviaria o per il cervo che ha portato la relativa malattia. Per questo chiediamo che la commissione europea si occupi seriamente del controllo della fauna selvatica, che non può rimanere così fuori controllo, mentre i nostri allevamenti sono assoggettati a normative rigorosissime, al punto da rendere difficoltoso l’espletamento dell’attività, a causa delle pressioni burocratiche. Vogliamo continuare a lavorare con la Francia, individuando sinergie comuni e analizzando le diverse problematiche, perché non intendiamo continuare a subire e chiudere ogni giorno delle stalle, specie quelle più piccole, che non possono ulteriormente esporsi economicamente o investire, come cercano di fare, con grandi sacrifici, le realtà più strutturate. Le normative, quindi, devono pensare a controllare la fauna selvatica, a tutela del territorio, che è di tutti. Vogliamo dare continuità anche alle generazioni future, in un’occupazione che è fondamentale per le comunità e per la vita. C’è un forte ritorno dei giovani nelle attività agricole e di allevamento, con grande professionalità, serietà e rispetto per l’ambiente. Stiamo dando un forte contributo alla sostenibilità ambientale, con la creazione di sempre più aziende in grado di produrre biogas. La produzione del carbon footprint per noi è importante, la stiamo applicando nelle nostre aziende, e stiamo anche sostenendo l’Europa con l’energia rinnovabile, creando al tempo stesso del cibo sano”.