Quasi al traguardo la versione 2.0 dell’accordo tra l’Ue e il Cile

Assolatte sottolinea che la prima intesa Cile-Ue riguardava solo le denominazioni vinicole, mentre la nuova estende il riconoscimento anche al food

L’intesa è destinata a tutelare 12 grandi formaggi Dop italiani e dovrebbe garantire anche un volume maggiore di esportazioni nel Paese sudamericano che copre solo il 60% del fabbisogno di formaggi

L'accordo 2.0 tra l’Ue e il Cile, concluso a fine 2022, è ora al vaglio del Consiglio ed è sempre più vicina l'approvazione finale con i primi effetti commerciali. L’ha fatto sapere Assolatte, l’Associazione italiana delle imprese di trasformazione del latte: «La successiva ratifica del Parlamento europeo e di quello cileno sarà sufficiente all’entrata in vigore almeno dei capitoli più strettamente commerciali dell’intesa, mentre per gli altri si dovrà attendere la ratifica anche dei parlamenti degli Stati membri».

Con il nuovo accordo, come ha precisato Assolatte, cresce il grado di apertura del mercato cileno ai formaggi Ue. Il Cile concederà inizialmente l’ingresso a dazio zero a un contingente caseario di 2.850 tonnellate; questi volumi saliranno gradualmente fino a raggiungere, nel sesto anno di applicazione dell’accordo, le 3.300 tonnellate.

L’intesa Ue-Cile tutela 12 grandi formaggi italiani

 Se la prima intesa del 2003 ha riguardato solo le denominazioni vinicole, ha sottolineato Assolatte, quella l’attuale estende il riconoscimento e la tutela anche al food inglobando 12 grandi formaggi italiani: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Montasio, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Ragusano e Taleggio.

«Forse si poteva cercare di ottenere di più, essendo partecipi del contingente ben 27 Paesi membri – commenta Paolo Zanetti, presidente di Assolatte – ma dal settimo anno il dazio sarà nullo senza più limitazioni quantitative».

Il Cile è un grande importatore perché la produzione interna copre solo il 60% dei consumi di formaggi. Tra i fornitori sono ben radicati Argentina, Messico, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Negli anni si sono ritagliati degli spazi interessanti Olanda e Germania che hanno esportato nel 2022, rispettivamente, 5.600 e 4.800 tonnellate. I volumi italiani, pari a 433 tonnellate, sono invece decisamente più contenuti.

«Siamo comunque sicuri di poter aggiungere il Cile alla lista dei mercati emergenti più interessanti - commenta Zanetti – perché i fattori del successo del Made in Italy caseario sono riconosciuti a livello internazionale».

Quasi al traguardo la versione 2.0 dell’accordo tra l’Ue e il Cile - Ultima modifica: 2023-07-18T21:54:27+02:00 da Francesca Baccino

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