Alluvione e frane feriscono la zootecnia romagnola

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Un momento delle attività di rifornimento solidale di foraggi (foto Araer).
Non solo migliaia di capi morti. Ma ora soprattutto difficoltà nell’approvvigionamento di foraggi e mangimi. Il punto secondo i dirigenti Araer

I conti dell’alluvione che ha colpito la zootecnia romagnola le prime due settimane di maggio, anche se ancora parziali, sono dolorosi. Il numero degli animali morti è di diverse migliaia, con la maggioranza delle perdite che si è registrata in pianura, per annegamento, e ha riguardato soprattutto i suini e gli ovini-caprini. Una cifra che però si impenna se si prende in considerazione anche il settore avicolo.

E in collina è pesante il problema frane.

L’emergenza adesso, spiega Claudio Bovo, direttore dell’Associazione regionale allevatori dell’Emilia-Romagna (Araer), non è contare le perdite, ma pensare agli animali sopravvissuti assicurando il rifornimento di foraggi e mangimi. Per esempio a causa delle enormi quantità di acqua che si sono riversate nei campi oltre la metà dei 40mila ettari coltivati a medica sono andati persi.

È vero che rifornimenti di alimenti per gli animali stanno arrivando da tutta Italia, grazie alle reazioni di solidarietà partite immediatamente, e finora è stato possibile approvvigionare le aziende, ma la richiesta sta ovviamente aumentando sempre di più e fra poco sarà impossibile fare fronte alle richieste.

Per questo l’Araer ha attivato un numero telefonico (334.8440488), un’email (sostegno@araer.it) e un iban (IT17V0503402410000000004412) per chi vuole donare prodotti e denaro o segnalare un’esigenza e ha creato a Savio di Ravenna un centro di raccolta, concesso gratuitamente dalla cooperativa Libertà e lavoro, dove è possibile conferire fieno e mangime.

La reazione di solidarietà che è venuta da tutta Italia è comunque un segnale importante per il settore, come ha detto il presidente Araer Maurizio Garlappi: «Il sistema allevatori in questo momento drammatico, come anche in passato, ha dato una grande prova di solidarietà e coesione, dimostrando che la solidarietà fa parte del suo Dna. Senza dubbio l’impegno del sistema allevatori, a cominciare proprio da Araer, è di mantenere in vita le aziende zootecniche e il loro bestiame, a cui gli allevatori hanno dedicato tutta la vita e la propria passione».

Mentre si risponde all’emergenza, già si pensa al passo successivo, perché una volta risolto o comunque tamponato il problema del rifornimento di foraggi e mangimi, diventerà indispensabile procedere con urgenza a ripristinare la viabilità e le infrastrutture.

Anche in questo caso la situazione è grave: sono infatti 726 le strade ancora chiuse, di cui solo 316 sono state parzialmente rese percorribili. «L’auspicio è che qualsiasi intervento venga portato a termine senza ostacoli burocratici, anche perché non potremo andare avanti per sempre a rifornire le aziende di cibo per gli animali con l’elicottero», commenta Bovo. «Le frane stanno cambiando la morfologia dell’appennino. A oggi sono 936 le frane da Bologna a Rimini, a cui si aggiungono alcune migliaia di microfrane».

Alla domanda su quale potrebbe essere una conta dei danni ragionevole, alla luce di questi numeri, il direttore dell’Araer risponde con una stima personale e ancora parziale che individua in 300 milioni di euro i costi dell’alluvione per il settore zootecnico romagnolo.

Dal canto suo il direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini, guarda già a cosa succederà dopo, puntando il dito sulla necessità di assicurare alle aziende «le risorse per acquistare terreno al posto di quello che è andato perduto a causa dell’alluvione e delle frane. È una situazione grave soprattutto in collina, dove è andata persa buona parte dell’autosufficienza di queste imprese che ora, non avendo più produzione propria, debbono rivolgersi al mercato per acquistare foraggio e mangimi per gli animali. Insomma, è prioritario ricostituire l’economicità delle imprese».

Zampini sottolinea che, proprio a causa delle frane, sono le aziende collinari quelle che avranno più difficoltà a ripartire. «Le aziende di pianura hanno subito la morte di diverse migliaia di capi annegati, però per loro la ripresa potrà essere più rapida. Con un sostegno adeguato, una volta risistemati gli impianti, potranno ricominciare a produrre».

Il dopo alluvione preoccupa anche la Cia Romagna, che, per bocca del direttore Alessia Buccheri, mette in evidenza come per il settore dell’allevamento suinicolo, attività di punta del territorio, ma oggi ridotto a pochi operatori, «la morìa degli animali annegati durante l’alluvione ridurrà ancora l’appetibilità degli investimenti. In quanto agli allevamenti avicoli, sviluppati anche nella pianura romagnola, questi avevano subito un forte ridimensionamento a causa dell’influenza aviaria: molti produttori negli ultimi anni sono stati costretti a chiudere, in quanto le nuove normative necessitano di ingenti investimenti per la loro applicazione».

La solidarietà è stata una delle cifre della reazione che il mondo agricolo e dell’allevamento ha messo in campo contro un evento meteorologico che ha avuto esiti catastrofici. Spiega Fabrizio Galavotti, presidente di Cab Terra, la cooperativa che, permettendo l’allagamento dei propri campi ha reso possibile salvare Ravenna dall’alluvione: «Abbiamo ridotto la quantità dei foraggi che vendiamo ai nostri clienti per destinarli alle altre cooperative che hanno visto i propri terreni finire sott’acqua, e così ha fatto anche la cooperativa di Campiano».


Inaccessibili campi e centri aziendali

Una foto scattata nell’allevamento di Claudio Canali a Predappio (Forlì-Cesena).

È drammatica la situazione di tanti allevamenti nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna a causa dell’alluvione. L’allevatore Claudio Canali di Predappio (Forlì-Cesena) racconta che per tre giorni ha dovuto sospendere l’alimentazione dei suoi 3000 suini. “Mancava l’approvvigionamento di acqua a causa delle frane che hanno interrotto tutte le strade di accesso e le condutture. A quel punto ho adottato la strategia utilizzata con successo anche nel 2012, durante la nevicata straordinaria. Per tre giorni ho sospeso la razione di mangime, in questo modo gli animali hanno bevuto meno, almeno un terzo, e così sono riuscito a far durare le scorte fino alla riapertura delle strade e al ripristino dell’acqua”.

Ma vi sono diversi allevamenti in pianura in cui l’acqua ha superato i 2 metri di altezza uccidendo centinaia di suini. A Bertinoro (Forlì-Cesena) ad esempio un allevamento di maiali è stato inondato e si sono contati più di cento capi affogati.

Ma oltre alla morte per annegamento di migliaia di capi, si devono calcolare il danneggiamento o la distruzione di capannoni zootecnici e l’inaccessibilità alle aziende a causa delle frane che hanno reso impraticabili le strade.

È il caso di Francesco Petrini, 34 anni, allevatore di suini a Mercato Saraceno (Forlì-Cesena) che alleva 2000 capi da ingrasso a ciclo chiuso: “Per fortuna nessuno di noi si è fatto male. E riguardo alle strutture, una frana ha investito un capannone, ma senza intaccarne la stabilità. Ma per il resto è un disastro le cui conseguenze le pagheremo per anni. Prima di tutto alcune strade sono franate, per cui per alcuni giorni non abbiamo avuto accesso all’allevamento con i mezzi. Avevamo scorte di acqua e mangime per pochi giorni e devo ringraziare sia il Comune, sia i tecnici, per aver ripristinato le condotte prima che venisse a meno il sostentamento per i capi”.

In allevamento, continua Petrini, “consumo 50 quintali di mangime al giorno e non poter ricevere i rifornimenti ha messo a grosso rischio l’annata. Ma ora che è stato posto un temporaneo rimedio alla strada, rimane il problema più grave”. In pratica dei 50 ettari a foraggio e cereali, 10 sono del tutto inaccessibili a causa delle frane. “Alcuni boschi a monte del mio podere sono letteralmente scivolati a valle sulla mia proprietà. Un fenomeno mai visto da queste parti. Altri appezzamenti presentano fratture con rischio di frane e ciò li rende instabili. Perderò gran parte dei cereali e del taglio del foraggio perché in alcuni punti è troppo pericoloso avvicinarsi”. Conclude Petrini: “Vorrei continuare con questo lavoro, anche perché l’agricoltura e l’allevamento sono la mia passione, ma se qualcuno non ci aiuta non potremo di certo affrontare certe spese”.

Cristiano Riciputi

Alluvione e frane feriscono la zootecnia romagnola - Ultima modifica: 2023-06-19T10:40:28+02:00 da Giorgio Setti

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