In Italia la pratica del pascolo negli allevamenti di vacche da latte è stata in gran parte abbandonata. Negli ultimi anni, però, scienziati e consumatori hanno espresso una crescente preoccupazione per il fatto che la mancanza di accesso al pascolo possa avere un impatto negativo sul benessere animale ed ostacoli il comportamento naturale delle bovine.
D’altro canto, gli allevatori sono generalmente riluttanti ad introdurre il pascolo perché lo ritengono una pratica limitante per la produttività del terreno e degli animali.
Così Università di Firenze e Consorzio del Parmigiano Reggiano hanno condotto uno studio in un allevamento del mantovano per valutare quali siano, nel contesto della Pianura Padana, gli effetti della pratica di far accedere al pascolo le vacche da latte durante il periodo di asciutta.
E è emerso che, durante l’asciutta, le vacche che hanno avuto accesso libero al pascolo erano significativamente più pulite di quelle mantenute in stalla in tutte le aree del corpo esaminate. Inoltre l’accesso libero al pascolo ha ridotto l’incidenza di zoppie.
Ma il risultato più interessante e inatteso di questo studio riguarda la produzione di latte: le vacche che hanno avuto accesso libero al pascolo in asciutta hanno poi prodotto una quantità di latte significativamente maggiore.
Sulla base dei risultati raccolti in questo studio si può dire che consentire alle vacche di accedere liberamente ad un pascolo d’esercizio durante il periodo di asciutta consente di migliorare il livello di benessere animale con effetti positivi anche sulla successiva fase di lattazione che si traducono in una migliore performance produttiva.
Sebbene la pratica del pascolamento sia percepita da molti allevatori come una limitazione alla produttività sia dei terreni che degli animali, dedicare un’area tutto sommato limitata alle vacche in asciutta può rivelarsi uno strumento efficace per incrementare la redditività dell’allevamento e, non per ultimo, migliorare la percezione della filiera zootecnica da parte dei consumatori.
Nella tradizione del Parmigiano Reggiano il pascolo è sempre stato poco utilizzato a motivo delle caratteristiche pedologiche e climatiche del nostro territorio, che hanno reso questa modalità di allevamento poco praticabile e anche, spesso, poco gradita agli animali; ed hanno fatto sì che da molti decenni questi vengano allevati al coperto e alimentati spesso anche con foraggi verdi ma sfalciati e portati all’interno della stalla.
Ciò non vuol dire che la messa disposizione degli animali di ampi spazi in cui per periodi più o meno lunghi questi abbiano la possibilità di muoversi e interagire, non sia una pratica da valutare a fondo e da promuovere (riteniamo corretto specificare che si parla di pascolo “d’esercizio”, dato che non è un pascolo finalizzato a fornire quantità significative di alimento all’animale).
In tale logica il Consorzio ha sostenuto la ricerca in questione e ha inserito proprio la presenza di questi ampi spazi fra i fattori che creano punti per la graduatoria per il “Bando Benessere”.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Alleva by Parmigiano Reggiano