La gestione del post partum: come individuare le bovine malate

post partum
Osservare la mandria giornalmente è una buona norma di prevenzione.
Ara Fvg ha invitato gli imprenditori zootecnici associati a prender nota delle indicazioni tecniche del professor Giovanni Gnemmi su questa fase cruciale della gestione della mandria. Ecco i suoi contenuti

«Il 65% delle patologie bovine sono legate alla fase di post partum». È partito da questa considerazione il veterinario Giovanni Gnemmi, docente di Patologie della riproduzione bovina all’Università cattolica di Valencia (Spagna), per dare delle indicazioni sul monitoraggio e la gestione di tale delicata fase della vita degli animali, agli allevatori friulani i quali erano convenuti a Codroipo (Udine) per ascoltarlo, in uno degli ultimi incontri “in presenza” prima della serrata. L’incontro era organizzato dell’Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia.

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Giovanni Gnemmi, di Bovinevet, è docente di Patologie della riproduzione bovina all’Università Cattolica di Valencia (Spagna).

Dopo aver illustrato il percorso dell’evoluzione della gestione della fertilità, del parto e del post partum nei bovini, a partire dalla metà degli anni ‘90 del secolo scorso, Gnemmi si è soffermato sul fatto che, dal 2008, si sta assistendo a un aumento esponenziale della produzione di latte alla quale, però, fa da contraltare una riduzione della fertilità. Una indicazione che proviene dall’analisi statistica, ma che non ha alcuna correlazione genetica, a suo avviso, bensì è la diretta conseguenza delle tipologie di gestione e, soprattutto, di produzione.

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Una delle operazioni da inserire nelle pratiche preventive è il controllo della temperatura corporea degli animali.

Per contrastare il fenomeno serve una buona efficienza della gestione riproduttiva della mandria che non può essere affidata esclusivamente alla pratica della sincronizzazione dei calori e dei parti anche perché, pur essendo vero il fatto che le prostaglandine sintetiche e quelle naturali sono uguali, si tratta di sostanze il cui utilizzo in allevamento è sempre meno accettato dal consumatore moderno, assai sensibile ai temi della trasparenza comunicativa, della sicurezza alimentare, del benessere animale e dei comportamenti etici. Ciò suggerisce all’allevatore un cambio di strategia per passare dall’utilizzo sistematico della sincronizzazione a uno per così dire “terapeutico”, ossia mirato ai singoli casi più difficili.

Asciutta, parto e post partum: fasi delicate

Se le attenzioni per il benessere animale vengono attuate correttamente, l’animale sta bene e produce bene. In fin dei conti, la vacca è un animale complesso ma “metodico” e fa solo tre cose nella sua giornata: riposa per 14-16 ore, si alimenta (beve e socializza) per 5-8 ore e viene munta per un tempo massimo di 3 ore. In presenza di podopatie, il tempo di mungitura si dilata e si riduce il tempo di riposo ottenendo, come conseguenza, un effetto negativo sulla produzione di latte.

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Gli animali vanno osservati accuratamente per comprendere il loro stato di salute e individuare eventuali problematiche sanitarie.

I problemi legati alla gestione del post partum (ritenzione della placenta, patologie uterine, metriti, endometriti ecc.) si riflettono anche sulle performances riproduttive degli animali, con, ad esempio, un allungamento del periodo tra il parto e il nuovo concepimento. Inoltre, oltre l’80% del costo provocato da queste problematiche, che si può stimare in 1.400 euro a capo, deriva dalla mancata produzione di latte. Dunque, se l’obiettivo è quello di non avere vacche ammalate nella mandria, serve attuare una serie di misure preventive che comprendano una corretta gestione della fase di asciutta, della nutrizione, del comfort d’allevamento, del piano vaccinale e delle risorse umane impiegate in azienda.
Una delle cose da evitare è lo stress provocato dal caldo: le vacche che vengono raffrescate durante l’asciutta producono più latte (anche del 20%) rispetto alle bovine che, durante lo stesso periodo, vengono solo ventilate.

Le distocie e le difficoltà legate al parto hanno ripercussioni negative nei parti successivi per un periodo di 12 mesi e anche nella produzione del latte, che diminuisce. Un parto assistito determina una perdita di 710 kg di latte e una perdita in percentuali di grasso e proteina. Inoltre, si è visto che le figlie di un parto con distocia “ricevono” dalla madre una minore capacità di produzione del latte.
Le infiammazioni di vario tipo che possono colpire gli animali interagiscono con la loro fertilità.

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Anche lo stato sanitario degli occhi ci racconta qualcosa sulla salute degli animali.

Dunque – è il ragionamento di Gnemmi – serve individuare tempestivamente la “vacca patologica” adottando un comportamento molto “incisivo” nella diagnosi di malattia durante il periodo di transizione tra una lattazione e l’altra tenendo conto che c’è una bella differenza tra una vacca malata e una vacca con un sintomo. Nel caso di ritenzione delle membrane fetali, metriti ed endometriti, dal punto di vista sanitario ed economico è importante sapere che: nel 50% dei casi non ci sono sintomi febbrili; nel 55-70% dei casi vi è una guarigione spontanea; nel 70% dei casi si verifica una guarigione spontanea entro i primi 60 giorni dal parto.

Osservare e monitorare le vacche

Uno dei parametri che l’allevatore dovrebbe tenere sotto controllo, in fase preventiva, è il Body Condition Score (Bcs). Un parametro utilizzato per valutare l’efficienza nutritiva e, di conseguenza, la conformazione corporea di una bovina da latte.

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Scrivere sugli animali aiuta a individuare immediatamente quelli problematici, o quelli da controllare più attentamente, o quelli guariti.

Questo criterio di valutazione si basa su un’indagine visiva e tattile di alcune aree prestabilite del corpo e ha una scala di valutazione basata su 5 punti. Secondo numerose ricerche, il Bcs può essere utilizzato come un mezzo gestionale e di selezione per incrementare gli indici riproduttivi negli allevamenti.
Perciò, il Bcs è un parametro estremamente importante e può essere considerato un fattore influenzante le performance riproduttive delle bovine. Quindi, bisogna considerare come il periodo di asciutta e primo post partum siano momenti critici per il metabolismo animale e cercare di adeguare le scelte manageriali in relazione alle caratteristiche di ogni singola bovina prestando particolare attenzione a variazioni spiccate di Bcs.

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Le perdite nasali di muco o di liquidi sono il segnale che qualcosa non va nelle vie respiratorie dell’animale.

La “facilità al parto” può essere misurata secondo il punteggio dei 5 livelli proposti dal Calving Score (dal 3 al 5 segnala problemi al parto e alla nascita del vitello).
Una buona attività di monitoraggio della mandria dovrebbe coinvolgere, principalmente: il colostro, la temperatura corporea, il Bcs, la diagnosi delle metriti, quella degli edemi cutanei, la qualità della locomozione, la diagnosi delle chetosi e quelle della ruminazione.
A parte alcune analisi che possono essere eseguite solo in laboratorio, ci sono molte cose che può fare direttamente l’allevatore, in via preventiva, anche senza particolari strumentazioni, dedicando il giusto tempo all’osservazione quotidiana degli animali, sia dal lato anteriore che posteriore.
Già in questo modo si può capire se il bovino manifesta o meno interesse al cibo; se è curioso e attento; come risponde a un atteggiamento di minaccia; quale è la posizione delle orecchie e la loro temperatura; che movimenti fanno gli occhi; le perdite oculari; la brillantezza o meno della cornea; l’atteggiamento della testa; il musello sporco, secco o gocciolante; la frequenza della respirazione con tosse o altri rumori respiratori; la situazione della mammella; la salute degli arti (zampe e piedi); le eventuali perdite vaginali; la consistenza delle feci e la eventuale presenza di alimento indigesto nelle stesse.
In questo modo, si possono individuare gli “animali patologici” (rendendoli distinti dal resto della mandria anche con una scritta sulla schiena) da visitare e sottoporre agli accertamenti. Di conseguenza – è la conclusione di Gnemmi – il veterinario è e sarà sempre più coinvolto nella prevenzione piuttosto che nella cura.

La gestione del post partum: come individuare le bovine malate - Ultima modifica: 2020-08-31T09:51:08+02:00 da Lucia Berti

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