Nonostante i ripetuti attacchi allarmistici apportati al nostro comparto da parte di alcune trasmissioni televisive (in onda anche sulla tv di Stato) e di note testate giornalistiche, l’agricoltura italiana si conferma la più green d’Europa. I temi legati alla sostenibilità ambientale, al residuo zero e all’economia circolare sono sempre più presenti nei cicli produttivi agricoli non solo per una rinnovata sensibilità da parte del settore, ma anche per una sempre più alta attenzione da parte dei consumatori.
Se vogliamo essere sempre più efficaci in termini di sostenibilità ambientale garantendo la competitività alle aziende agricole va dunque aperto un dibattito serio, senza tabù e senza condizionamenti di carattere ideologico. A partire per esempio dalla gestione degli effluenti zootecnici, superando barriere e convinzioni ideologiche anacronistiche che appesantiscono la competitività delle nostre imprese.
Esigenza di comunicare
Penso alla gestione della materia organica delle nostre stalle, nutriente principale e naturale dei terreni, in grado di garantire miglior conservazione dell’acqua e sviluppo della microfauna fondamentale, la biodiversità e la produttività dei terreni stessi più della fertilizzazione chimica, responsabile, laddove intensiva per mancanza di zootecnia, anche di fenomeni di inaridimento dei terreni.
Abbiamo l’esigenza come comparto anche di comunicare all’esterno una agricoltura più sostenibile e legata ai cicli della natura. Però oggi questo ragionamento molto semplice, e suffragato dall’esperienza empirica dei nostri agricoltori, cozza con normative datate e visioni istituzionali e politiche troppo influenzate da convinzioni ideologiche sul ruolo ambientale della zootecnia soprattutto nella sua versione cosiddetta intensiva.
Una visione che non vuole affrontare la realtà e si rifiuta perfino di conoscere esperienze e ricerche come quelle sul digestato, recentemente oggetto dell’attenzione positiva del parlamento nazionale, che rappresenta una grande opportunità per una agricoltura realmente 4.0 che intende valorizzare un altro prodotto del procedimento di digestione anaerobica nell’attività agronomica.
Gli impianti biogas
La Lombardia è già green, grazie messa in atto dagli imprenditori agricoli con il sostegno economico e strategico della Regione. Un dato su tutti: un terzo degli impianti biogas italiani si trova in Lombardia.
Nella nostra regione risultano in esercizio più di 400 impianti di biogas agricoli sui 1.400 presenti a livello nazionale. A valle del processo di digestione anaerobica in Lombardia risultano realizzati 250 impianti di trattamento del digestato (separazione solido/liquido), per una migliore gestione a fini fertilizzanti (utilizzazione agronomica con apporto di nutrienti e sostanza organica) oltre a 10 impianti di trattamento dell’azoto da digestato, con recupero (estrazione in forma minerale o concentrazione) di elementi nutritivi.
Si tratta di strutture che migliorano le caratteristiche agronomiche e ambientali della materia organica e al contempo riducono le emissioni di metano e ammoniaca, l’impatto olfattivo e abbattono la carica dei microrganismi patogeni.
Promuovendo l’innovazione
Non solo. Più spazio per la sostanza organica, a fronte di studi e dati che giustificano ciò, significa anche meno spazio per scorciatoie tutt’altro che sostenibili e naturali e che non contribuiscono a costruire quel contesto di attenzione ambientale che il consumatore chiede sempre più alla produzione agricola e che nel prossimo futuro userà sempre più come strumento di valutazione di un prodotto agroalimentare.
Voglio essere molto chiaro: la sostenibilità ambientale è un obiettivo che va perseguito con azioni concrete e pragmatiche. Non si ottiene con una tassa, una legge, una trasmissione televisiva o uno sciopero del venerdì mattina.
Ma promuovendo e sostenendo l’innovazione attraverso politiche virtuose in tal senso che mettano al centro il progresso tecnologico, gli esiti delle ricerche scientifiche, l’esperienza di chi lavora sul campo. C’è tanto lavoro da fare, ma tanto è stato fatto. Ringrazio l’Informatore Zootecnico per aver dato spazio al dibattito su un tema talvolta complicato a livello tecnico, ma fondamentale per il futuro del settore agricolo.