Raggiunto il 28 luglio a Milano, al Tavolo Latte in Regione Lombardia, un accordo sul prezzo del latte alla stalla. "Esprimo soddisfazione per questo accordo, che ha visto un atteggiamento costruttivo dei produttori e della cooperazione, a un prezzo base di riferimento di 37,004 euro per 100 litri. Ricordo che il latte gestito dalle cooperative supera il 50% della produzione totale lombarda”. Così ha commentato l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, al termine del Tavolo regionale del Latte, che ha visto le rappresentanze regionali di Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Confcooperative sottoscrivere un protocollo di intesa sui meccanismi di definizione del prezzo base di riferimento del latte.
“Il rammarico – ha proseguito Fava – è stata l’ambivalenza della rappresentanza industriale. Assolatte da un lato ha affermato di condividere il meccanismo di indicizzazione e dall’altro ha rifiutato di stabilire un prezzo base a cui applicare il nuovo metodo. In questo modo una parte del mercato è ostaggio dell’industria privata, che trasforma circa un quarto del mercato lattiero lombardo. Sono francamente deluso”. L’assessore Fava definisce l’atteggiamento degli industriali “estremamente negativo, soprattutto alla luce del fatto che l’ultimo accordo sul prezzo si è concluso nel giugno del 2014, cioè oltre un anno fa”.
Il protocollo di intesa sui meccanismi di definizione del prezzo base di riferimento del latte in Lombardia - siglato da Coldiretti Lombardia (Ettore Prandini), Cia Lombardia (Giovanni Daghetta), Confagricoltura Lombardia (Luigi Barbieri), Confcooperative Lombardia (Fabio Perini) – prevede la “definizione di un indice per il latte lombardo compravenduto che si basa su tre sotto-panieri definiti sulla base delle risultanze dei lavori del Tavolo tecnico per l’indicizzazione”.
In particolare, “i sotto-panieri, all’interno dell’indice, hanno i seguenti pesi: il primo sotto-paniere, relativo ai prezzi sul mercato nazionale dei derivati del latte, ha un peso pari al 55%; il secondo sotto-paniere, relativo ai prezzi delle materie prime dell’alimentazione zootecnica, ha un peso del 20%; il terzo sotto-paniere, relativo ai prezzi sui mercati esteri di latte e derivati, ha un peso pari al 25 per cento”.
Tale indice viene applicato, riporta l’intesa, “al prezzo di riferimento Mipaaf aprile giugno 2007 e porta ad un prezzo base di riferimento per il mese di maggio 2015 pari a 37,004 euro per 100 litri di latte. Per i mesi successivi il prezzo sarà determinato sulla base dell’andamento dell’indice medesimo. Le parti si impegnano ad attivare un tavolo di monitoraggio per verificare l’andamento dell’indice e valutare eventuali adattamenti del meccanismo di indicizzazione”.
Il commento delle organizzazioni agricole
“Usciamo dall’incertezza”. Con queste parole Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, commenta l’accordo firmato il 28 luglio a Milano fra le associazioni di categoria e Confcooperative, con la mediazione dell’assessore all’agricoltura Gianni Fava. L’industria invece non ha aderito.
L’intesa, ricostruisce Coldiretti, prevede un’indicizzazione legata a un paniere composto da un 55% relativo ai prezzi del mercato nazionale dei derivati del latte, un 20% sui prezzi delle materie prime dell’alimentazione zootecnica e il restante 25% legato ai prezzi dei mercati esteri. Sulla base di questa indicizzazione, per il mese di maggio il prezzo minimo di riferimento è di 37 cent per il prodotto conferito alle realtà della cooperazione.
“A oggi ci sono tutte le condizioni per un miglioramento della situazione per gli allevamenti – spiega Prandini – mentre restiamo in attesa di capire che direzione vogliano prendere gli industriali. Ci auguriamo da parte loro un atteggiamento di apertura concreta e responsabile verso un settore che garantisce il 40% del latte italiano, migliaia di posti di lavoro e materia prima per grandi Dop come, ad esempio, il Grana Padano, il Parmigiano, il Gorgonzola e il Taleggio”.
“Siamo profondamente delusi e amareggiati dalla decisione di Assolatte di non sottoscrivere il protocollo d’intesa”, ha affermato Luigi Barbieri, presidente della sezione latte di Confagricoltura Lombardia. “Non si trattava di fissare un prezzo - ha aggiunto - ma di individuare uno strumento condiviso che potesse fungere da riferimento per il mercato, in un’ottica di filiera”.
“Da quasi un anno – ha fatto sapere Giovanni Daghetta, presidente di Cia Lombardia - il mercato è in caduta libera e anche se il prezzo dell’accordo è inferiore ai costi di produzione del latte italiano ci sembrava giusto costruire un riferimento. Anche il valore riconosciuto in questi giorni da Granarolo è in linea con questo accordo”.
Si dissocia invece Copagri, che non ha partecipato al tavolo regionale: “Restiamo molto critici rispetto all’operato di Regione Lombardia, e in particolare modo dell'assessore all’Agricoltura della Regione, che in un periodo così difficile per il comparto latte, nulla o poco sta facendo al fine di attuare una programmazione utile a risollevare il prezzo del latte, in aiuto al settore”.
Il commento degli industriali
“Siamo disponibili – ha spiegato però Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte – a procedere per condividere un meccanismo di indicizzazione, ma non possiamo trattare sul prezzo del latte che può essere definito solo da accordi aziendali così come stabilisce l’Antitrust”. L’associazione degli industriali è contraria alla definizione di un prezzo di riferimento in Lombardia ma è favorevole all’impiego di un indice-specchio del mercato sul quale calcolare le variazioni rispetto ai diversi listini stabiliti da ciascuna azienda del settore.
Stesso prezzo a Bologna con Granlatte
Intanto Granlatte, la cooperativa di mille allevatori che controlla Granarolo, ha deliberato l’aumento di 1 centesimo per litro del prezzo di riferimento del latte per il trimestre luglio-settembre. “Le condizioni di mercato - ha dichiarato il presidente Gianpiero Calzolari - non consentono una remunerazione del latte adeguato alle legittime aspettative dei produttori ma il nostro cda ha scelto di aumentare di 1 centesimo per litro il prezzo di riferimento, portandolo a 37 centesimi, nell’area nord, più premi e qualità. Siamo consapevoli di muoverci in controtendenza rispetto ad un mercato al ribasso ma abbiamo il dovere di tenere in considerazione le difficoltà degli allevatori”.
Con questa scelta, ha continuato Calzolari, “come è già stato per il 2014, rispondiamo alla missione cooperativa nei confronti dei nostri soci. Ma vogliamo anche richiamare a un maggior senso di responsabilità tutti gli attori della nostra filiera nazionale. Il venir meno del regime delle quote latte ci rende tutti più deboli di fronte ai grandi produttori del nord Europa, ma l’Italia produce una qualità senza pari che va salvaguardata in primo luogo remunerando adeguatamente coloro che il latte lo producono ogni giorno. Senza ricorrere alle follie della polvere”.
E in Francia 34 cent, con 4 centesimi di aumento
Ma sul prezzo del latte ci sono novità anche in Francia. Spinto dalle manifestazioni degli allevatori di metà luglio, il 24 luglio scorso ministro francese dell'Agricoltura Stéphane Le Foll ha convocato una riunione con tutti i responsabili della filiera lattiero casearia francese raggiungendo un accordo informale per alzare il prezzo del latte a livelli che consentano agli allevatori di coprire i costi di produzione. Obiettivo: raggiungere un prezzo medio in dicembre pari a 34 centesimi di euro al litro, con un incremento di 4 centesimi rispetto agli importi che stanno ricevendo gli allevatori oggi.
Dal momento che il governo francese ha osservato che dopo diversi mesi di miglioramento nel 2014, i prezzi del latte hanno cominciato a declinare da dicembre, a seguito di un ambiente globale sfavorevole, che ha aderito alla fine delle quote nel mese di aprile il 2015.
Inoltre Francia, Italia, Belgio, Germania, Irlanda e Lussemburgo sono riusciti a convocare un Consiglio europeo dei ministri dell'agricoltura il 7 settembre per discutere di questa problematica.
(I.Z.)