Zootecnia sotto attacco, cosa c’è dietro

Ettore Prandini è il presidente Coldiretti.
Non si comprende il motivo di tutto questo accanimento. Forse si cerca di preparare il terreno al lancio di prodotti zootecnici realizzati in laboratorio? (dall’editoriale di Ettore Prandini per il n.11.2023 dell’Informatore Zootecnico)

 

Con la zootecnia è sotto attacco uno dei motori dell’agroalimentare made in Italy.  Ma il ruolo che svolgono gli allevamenti non è solo economico, perché è fondamentale la funzione di tutela del territorio e della biodiversità.
Il nostro poi è anche uno tra i Paesi più virtuosi nel rispetto del benessere degli animali, come confermano i dati del ministero della Salute che ha registrato un deciso calo dell’uso di farmaci e soprattutto di antibiotici, ma anche nell’azione di tutela dell’ambiente, grazie alla presenza dell’uomo  e degli animali, senza dimenticare le opportunità che vengono dalla trasformazione in energia delle deiezioni  con un doppio risultato, tenere pulito l’ambiente e produrre energia green.

Fake news

Ma questo evidentemente non basta. E così da anni si intensificano gli attacchi al nostro sistema zootecnico che colpiscono su più fronti.
Troppe fake news su latte e carne che invece sono fondamentali nell’alimentazione soprattutto dei bambini. È recente l’invito lanciato dal Tavolo tecnico sulla sicurezza alimentare (TaSiN) del ministero della Salute a consumare più latte per garantire all’organismo un adeguato apporto di calcio indispensabile per la crescita ossea dei bambini, ma anche per la prevenzione dell’osteoporosi negli adulti e anziani. E lo stesso discorso vale per le carni per il decisivo apporto di proteine.

L’alibi green

E pure il fronte dell’Unione europea è sempre più minaccioso.
Negli ultimi anni si sono infatti intensificate le misure che tendono sempre di più a mettere nell’angolo la zootecnia.  La spinta green sta diventando un alibi perfetto per polverizzare il settore. È in fase di discussione una direttiva che equipara in termini di emissioni le stalle alle industrie, come dire che in Italia un allevamento inquina quanto (e forse di più) dell’Ilva. Vere follie.
Come la direttiva che, sempre nel nome di un ambientalismo spinto che sembra volere arrivare all’obiettivo finale di trasformare l’Europa in un grande giardino, taglia drasticamente i fitofarmaci senza offrire alternative e costringendo così le nostre imprese a chiudere.

Il Mercosur

Dal mix di interventi diretti e indiretti (senza campi coltivati non si produce neppure il foraggio) si decreta la fine degli allevamenti. Con il risultato di delocalizzare le produzioni in Paesi terzi da cui dipende gran parte dell’inquinamento mondiale.
Un tentativo in atto con il Mercosur che farebbe pagare tutto il conto dell’accordo all’agroalimentare europeo e soprattutto italiano con l’apertura di contingenti enormi a dazio zero di carne ed altri prodotti ottenuti in violazione di tutti i principali standard di sicurezza alimentare ed ambientale come per la deforestazione amazzonia. In questo modo si aggraverebbe lo stato di salute del pianeta.
Invece potenziando l’allevamento sul modello italiano si potrebbe davvero dare una mano alla svolta green.

Il modello italiano

Una delle accuse più frequenti è che gli allevamenti consumano suolo, in realtà i due terzi delle terre nel mondo sono costituite da aree non coltivabili e dunque l'allevamento al pascolo è l'unico modo per produrre su quei terreni.
Inoltre i bovini per l'86% si alimentano di cellulosa che non è commestibile per gli uomini. E infine il letame è necessario per le coltivazioni e la fertilità dei terreni.
Anche l’accusa di “sprecare” acqua è infondata. Gran parte dell’acqua consumata viene infatti restituita.
E infine per quanto riguarda l’inquinamento del metano, che appartiene comunque al ciclo biogenico, è bene ricordare che il suo smaltimento avviene in dieci anni, un tempo davvero minimo rispetto ai mille anni che servono per i residui dei combustibili fossili.
Latte e derivati e carni sono poi elementi chiave della Dieta Mediterranea, modello di nutrizione riconosciuto in tutto il mondo (è anche  patrimonio immateriale dell’Unesco) per la varietà  e l’equilibrio dei principi nutritivi.

Cibi finti

Cadono dunque tutte le motivazioni pseudoscientifiche che conducono alla demonizzazione del settore. E allora, perché tanto accanimento?
Forse per preparare il terreno a prodotti zootecnici realizzati in laboratorio? La Coldiretti ha ingaggiato una vera battaglia contro questi cibi, che non attentano solo al futuro dell’agroalimentare, ma rischiano anche di sconvolgere il futuro stesso dell’umanità imponendo una dieta omologata e di mettere in discussione la democrazia stessa.
Perché a portare avanti questi investimenti miliardari (in dollari) sono pochi grandi imprenditori, big nei settori della farmaceutica e dell’hi-tech e dunque in futuro il potere del cibo potrebbe davvero restringersi nelle mani di un pugno di nuovi oligarchi. La zootecnia rischia di essere il cavallo di Troia per una dieta tutta in provetta.
È importante in questa fase non abbassare la guardia, anche perché se la Coldiretti non avesse sollevato il coperchio di questo “affare”, nel più assoluto silenzio l’Italia e l’Unione europea si sarebbero ritrovate con i cibi finti nel piatto. Abbiamo raccolto centinaia di migliaia di firme e sul nostro no si sono schierati moltissimi comuni e tutte le regioni, ma anche medici, scienziati, politici di tutti gli schieramenti ed esponenti della cultura.

Hanno messo in gioco risorse ingenti

Il Governo ha presentato un disegno di legge che vieta produzione, commercializzazione e importazione di questi prodotti che, a nostro avviso, non possono rientrare neppure nella categoria dei “novel food” perché  hanno le caratteristiche di veri e propri farmaci e a questi vanno perciò equiparati.
Il provvedimento ora dovrà essere approvato dal Parlamento e questo speriamo che avvenga in tempi brevi. Ma è necessario anche sensibilizzare le istituzioni europee.
La posto in gioco è altissima, così come sono ingenti le risorse finanziarie che i promotori degli alimenti finti hanno messo in gioco e non solo per realizzare i bioreattori da cui arriveranno bistecche, latte, formaggi e pesce, ma anche per influenzare i consumatori attraverso ben orchestrate operazioni di comunicazione.
Ma Coldiretti non arretrerà. La scienza “libera” dovrà pronunciarsi e solo a questa noi ci affidiamo.

 

Zootecnia sotto attacco, cosa c’è dietro - Ultima modifica: 2023-06-10T12:59:03+02:00 da Giorgio Setti

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