Raffica di emergenze sulla zootecnia italiana

E come se epidemie e clima non bastassero, arrivano i sostenitori di una ideologia falsamente green a minare l’immagine degli allevamenti. Editoriale del presidente Coldiretti per l'Informatore Zootecnico

 

Il 2024 è forse uno degli anni più difficili vissuti dalla zootecnia italiana, con la redditività degli allevatori minacciata da epidemie e clima, mentre aumentano i costi e le manovre speculative sui prezzi all’origine.

La peste suina africana sta mettendo a rischio il futuro del settore suinicolo. La blue tongue pesa sugli allevamenti bovini e ovini con il blocco delle movimentazioni, arrivando persino a rendere necessario lo stop alla presenza degli animali nelle fiere.

Al Sud gli allevatori siciliani sono allo stremo per la drammatica siccità che ha colpito l’Isola, costringendoli spesso a scelte quanto mai dolorose. Senza dimenticare il riaffiorare periodico di campagne di demonizzazione del consumo di carne, dietro le quali si celano gli interessi di grandi multinazionali che vorrebbero costruire un futuro dove il cibo che si porta sulle tavole non nasce nei campi e nelle stalle.

Ettore Prandini è il presidente Coldiretti

La peste suina

All’origine della diffusione della Psa negli allevamenti suinicoli dobbiamo purtroppo ricordare che c’è una sottovalutazione del problema della proliferazione incontrollata dei cinghiali, che rappresentano il primo vettore di diffusione della malattia, come Coldiretti denuncia ormai da diversi anni. Il risultato è che ad oggi sono state abbattute decine di migliaia di animali mentre le restrizioni alla movimentazione hanno di fatto paralizzato la normale attività aziendale.

Al Governo e all’Europa abbiamo sollecitato l’erogazione immediata dei risarcimenti per i danni. Oltre a quelli diretti, legati alla perdita dei capi, occorre includere anche quelli indiretti, poiché gli allevamenti sono stati costretti ad interrompere completamente tutte le attività, comprese quelle di ripopolamento. Oltre a ciò, ci siamo mossi con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, per chiedere la sospensione immediata del pagamento delle rate dei mutui per le aziende colpite.

La lingua blu

Ma a pesare sugli allevamenti è anche la Lingua blu, con centinaia di focolai e decine di migliaia di animali morti a causa della malattia che sta dilagando in Sardegna, Piemonte, Lombardia e Calabria e in altre aree del Paese. Da subito abbiamo chiesto alle istituzioni l’avvio immediato di una campagna vaccinale per salvare le aziende, penalizzate anche dal blocco della movimentazione delle greggi e delle mandrie, con danni economici rilevanti.

Ma serve anche effettuare controlli serrati sulle importazioni di animali vivi dall’estero, poiché la lingua blu è arrivata nelle regioni settentrionali probabilmente dal Nord Europa, dove la malattia sta dilagando. Importante in tale ottica l’utilizzo delle stalle di sosta, oltre all’uso di repellenti per gli insetti.

Veneto, Emilia, Sicilia

Mentre il settore zootecnico è impegnato ad affrontare queste drammatiche emergenze, in Veneto ed Emilia si sta nuovamente affacciando anche il virus dell’influenza aviaria. Essenziale in questo caso non farsi cogliere impreparati e garantire da subito la disponibilità e la tempestività delle risorse per sostenere gli allevamenti colpiti.

Drammatica anche la situazione al Sud, soprattutto in Sicilia, ancora nella morsa di una siccità che ha causato gravissimi danni agli allevatori, rovinando in molti casi il lavoro di anni condotto sulla valorizzazione e il miglioramento genetico delle razze storiche, con gli animali rimasti senza cibo né acqua. Una situazione che rende sempre più urgente la realizzazione di una rete di invasi con sistemi di pompaggio per raccogliere l’acqua e metterla a disposizione delle colture come delle stalle.

Il prezzo del latte

Alle difficoltà causate da epidemie e clima si aggiunge il fenomeno delle speculazioni e dei prezzi alla stalla troppo bassi per garantire un futuro.
Basti pensare al caso del prezzo del “burro”. Una serie di fattori, tra manovre sui mercati, produzione stagnante e cambi di strategia da parte di alcuni Paesi produttori come la Germania, ne hanno portato le quotazioni a livelli record. Eppure chi vende il proprio latte alla multinazionale di turno non ha guadagnato un centesimo in più.

Il rischio più grande oggi è che per i nostri allevatori diventi una vittoria riuscire a ottenere un prezzo che copra appena i costi di produzione. Questo deve essere un prerequisito, non un punto di arrivo. Chi fa l’allevatore lo fa trecentosessantacinque giorni l’anno a prezzo di grandi sacrifici e non è accettabile che la massima aspirazione sia andare a pari con le spese.

È per questo che abbiamo denunciato una grande multinazionale come la Lactalis per aver modificato unilateralmente gli accordi e non aver pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, ottenendone la condanna. Siamo stati gli unici in Italia a farlo. E anche qui abbiamo fatto scuola: è di questi giorni la notizia che l'Autorità olandese per i consumatori e i mercati ha condannato Lactalis Leerdammer per aver violato la legge nazionale sulle pratiche sleali, modificando unilateralmente il prezzo del latte pagato agli allevatori.

L’ideologia green

E continueremo a combattere anche contro i tentativi di demonizzare l’allevamento tradizionale sulla base di un’ideologia che si definisce green ma che nella realtà è spinta dagli interessi di un pugno di multinazionali il cui obiettivo è mettere le mani sulla produzione del cibo con la falsa accusa alle nostre stalle di inquinare l’ambiente quando la realtà è ben altra, con l’allevamento italiano che è un modello di sostenibilità ambientale.

Raffica di emergenze sulla zootecnia italiana - Ultima modifica: 2024-10-18T10:35:23+02:00 da Laura Della Giovampaola

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