Psa, al via un’ordinanza nazionale per innalzare le misure di prevenzione e biosicurezza

L'ordinanza firmata oggi dal commissario straordinario per la Psa, Filippini, rende ancora più stringenti le misure di prevenzione e di biosicurezza

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L'ordinanza è stata annunciata dall’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Beduschi, durante la riunione sull’emergenza Psa organizzata oggi in streaming da Confagricoltura Mantova

«Oggi è stata firmata un’ordinanza nazionale che prevede il depopolamento e misure rigide di biosicurezza negli allevamenti di suini in province già compromesse dalla Psa (peste suina africana) come quella pavese. Un nuovo caso è stato scoperto anche questa mattina in provincia di Pavia, il 19esimo focolaio scoperto nell’arco degli ultimi 20 giorni. Questa provincia è destinata a subire un importante contenimento della popolazione suina, come anche quella di Lodi».

Lo ha annunciato l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, durante la riunione di allevatori sull’emergenza Psa organizzata da Confagricoltura Mantova in streaming e non in presenza per non correre il rischio di diffondere il virus.

L'ordinanza “Peste suina africana: misure urgenti per la gestione dei focolai negli allevamenti nelle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna” (ordinanza-filippini-29-ago-OK ) firmata oggi dal commissario straordinario per la Psa, Giovanni Filippini, darà il via a una serie di stringenti misure di prevenzione e di innalzamento dei livelli di biosicurezza, valide per Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

«Ho trasferito a Roma – ha aggiunto Beduschi – la necessità di considerare la Psa un’emergenza nazionale, si poteva fare lo scorso anno, ma  alzare il livello di attenzione sul problema a Bruxelles avrebbe significato, forse, arrivare in anticipo a bloccare le vendite e le esportazioni».

In vigore fino al 30 settembre

Il provvedimento, in vigore fino al 30 settembre, inasprisce i divieti di movimentazione degli animali e di accesso agli allevamenti situati nelle zone di restrizione I, II, III del Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna.

È previsto anche che qualora venga accertato uno stato di carenza strutturale o gestionale dei requisiti di biosicurezza - non sanabile entro un periodo massimo di 15 giorni - il servizio veterinario territorialmente competente disponga lo svuotamento degli stabilimenti.

Milani, Confagricoltura: «Occorre un rispetto maggiore delle misure di biosicurezza in allevamento»

Il livello di allerta va di pari passo con la diffusione del virus, di cui ora occorre fermare la corsa negli allevamenti. Un concetto ribadito da Rudy Milani, presidente della sezione nazionale suinicoltura di Confagricoltura che ha fatto un quadro della situazione sanitaria: «Non bisogna sottovalutare le misure di biosicurezza – ha detto – per proteggere al massimo livello possibile gli allevamenti di suini dalla trasmissione della Psa. All’interno delle nostre aziende non deve entrare nessuno – ha spiegato – e occorre muoversi all’interno degli allevamenti con la massima prudenza nel più rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza, partendo dalla disinfezione dei camion per il trasporto dei suini. Il virus, come è stato spiegato durante una recente riunione di veterinari dell’Izsler, resta, ad esempio, sotto la suola delle scarpe per 17 giorni».

La situazione della Psa al 27 agosto 2024, la mappa di sorveglianza epidemiologica presentata da Rudy Milani

Beduschi: «Non tutte le Regioni hanno seguito il nostro esempio»

«Abbiamo alzato il livello di contenimento dei cinghiali e in un anno e mezzo ne abbiamo presi quasi 50mila, ma non tutte le Regioni – ha aggiunto Beduschi – hanno seguito il nostro esempio. Alcune si sono comportate bene, ma altre non hanno fatto il loro dovere, soprattutto ai confini Sud e Nord. Il primo problema è stata, forse, la mancanza di coordinamento e si sono avvicendati tre Commissari straordinari per la Psa. Questa infezione va, invece, gestita con poche regole chiare, ma valide per tutti. La Liguria, dove credo ci siano state poche migliaia di abbattimenti, è stata un vettore di trasmissione del virus attraverso gli appennini nel Pavese. Parlo anche dell’Emilia, o di province come Cremona che ha fatto poco e male. Anche la provincia di Lodi è ormi compromessa e confina anche con Pavia. Come Regione abbiamo fatto ordinanze che consentono di cacciare il cinghiale in deroga sette giorni su sette, ma questa era la prima fase. Da settembre dello scorso anno abbiamo capito che tutto questo non funzionava e la malattia è particolarmente tenace, ha una latenza di molti mesi e arriva anche all’anno».

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Da sinistra l'assessore all'agricoltura della Lombardia, Alessandro Beduschi,e presidente della sezione nazionale suini di Confagricoltura, Rudy Milani

Tanti cinghiali portatori del virus, ma anche qualche disattenzione nella filiera

Beduschi ha ricordato anche gli investimenti sostenuti dalla Regione Lombardia per favorire la biosicurezza negli allevamenti, circa 8 milioni in un anno. «Ci sono tuttavia ancora troppi cinghiali nelle nostre campagne, ma c’è stata anche, è giusto dirlo, – ha aggiunto – qualche importante disattenzione da parte di qualcuno della filiera.  Questo è stato riscontrato in almeno quattro o cinque allevamenti. Il virus si sta spostando verso est».

«Abbiamo bisogno che il Governo si prenda carico di questa situazione»

Milani ha ricordato al Governo la necessità di indennizzi immediati per le aziende colpite dalla Psa e che si trovano in zone di restrizione: «Abbiamo aziende che hanno stipulato dei mutui, ma se l’allevamento è vuoto o ha degli impedimenti legati alle zone di restrizione, le banche non aspettano. Che i  cinghiali e la fauna selvatica siamo fuori controllo lo diciamo da troppo tempo e nessuno ci ha mai ascoltato: i nostri timori sono diventati realtà in alcune zone, ma la situazione potrebbe diventare ancora più grave.

Milani ha ricordato anche come i due cinghiali positivi più vicini alla provincia di Mantova rinvenuti siano quelli di Podenzano (Pc) e Borgo Val di Taro (Pr), rispettivamente a 58 e 42 chilometri dai confini provinciali mantovani. «Non siamo così lontani dunque, il virus corre verso gli allevamenti. La situazione è drammatica, e ci porta ad avere zone di protezione e sorveglianza, all’interno delle quali le aziende vendono sottocosto i propri capi, rimettendoci».

«In Lombardia oggi – ha proseguito Milani – ci sono 620mila animali in zona di restrizione, tra 180mila e 200mila quelli nella sola Zona di restrizione 3. Il 55% delle aziende suinicole di Confagricoltura Pavia attualmente ha i capannoni vuoti. Ecco perché servono indennizzi immediati e seri, oltre a un contenimento ancora più radicale della fauna selvatica».

«Non posso pensare - ha aggiunto Milani - che una filiera di tale portata, che smuove svariati miliardi di euro ogni anno, venga compromessa irrimediabilmente. Abbiamo bisogno, quindi, che il Governo si prenda carico di questa situazione e abbiamo bisogno di un cambio di passo deciso ed efficace».

Psa, al via un’ordinanza nazionale per innalzare le misure di prevenzione e biosicurezza - Ultima modifica: 2024-08-29T20:00:13+02:00 da Francesca Baccino

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