I consorzi di tutela dei due grandi formaggi dop, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, hanno reso noti i risultati economici raggiunti nel 2024 dalle proprie filiere. E in entrambi i casi il consuntivo delle vendite e la quantificazione della crescita produttiva sono arrivati a livelli mai toccati prima.
Stiamo parlando di due giganti, super-rappresentativi della filiera lattiero casearia italiana, dal momento che la prima delle due dop accoglie in caseificio 2,04 milioni di tonnellate di latte, il 15,7% della produzione nazionale di latte vaccino. La seconda, il Grana Padano, addirittura 2,95 milioni di tonnellate di latte, il 22,5% dell’offerta nazionale.
Assieme dunque le due grandi dop raccolgono e trasformano quasi il 40% del latte degli allevamenti italiani. Tutto ciò fornisce un’idea piuttosto chiara delle dimensioni e della rappresentatività di queste realtà produttive, soprattutto se considerate aggregate.
Milioni di forme
Altri dati significativi: il Parmigiano Reggiano l’anno scorso ha ottenuto 4,079 milioni di forme, +1,62% rispetto al 2023; il Grana Padano nel 2024 ha toccato quota 5,635 milioni di forme, con una crescita del 3,27% rispetto all’anno precedente.
E se pensiamo, per dirne una, alle intenzioni di crescita del Grana Padano, allora il discorso sulla rappresentatività si rafforza ancora di più: i produttori di Grana Padano intendono passare dagli attuali 5,6 milioni di forme a quota 7 milioni nel 2030. Non è un refuso, si tratta proprio di sette milioni di forme.
Tutte cifre assai importanti, a conferma del ruolo trainante che le due grandi dop giocano all’interno della filiera lattiero casearia italiana. I cui allevatori non a caso stanno registrando prezzi del latte alla stalla mai raggiunti prima.
Ha spiegato in un colloquio diretto con chi scrive il presidente del consorzio Grana Padano Renato Zaghini: “Il Grana Padano trasforma in formaggio la metà del latte disponibile nel suo bacino. Perché questo radicamento, questo successo? Perché il Grana Padano valorizza il latte che raccoglie”.
Quota export rispettivamente del 48,7% e del 51,2%
In un incontro dedicato tenutosi a Milano, il consorzio del Parmigiano ha descritto le performance economiche 2024 dei propri caseifici e delle proprie strutture commerciali utilizzando termini superlativi, come la parola “record” o l’espressione “massimo storico”.
Per esempio il presidente del consorzio Nicola Bertinelli ha affermato: “Per il Parmigiano Reggiano il 2024 si è concluso con risultati record. Il giro d’affari al consumo ha toccato il massimo storico di 3,2 miliardi di euro. Le vendite totali in volume sono aumentate del 9%, quelle in Italia del 5,2% e soprattutto le esportazioni hanno registrato un +13,7%. La quota export ha raggiunto quasi la metà del totale, il 48,7%”.
Numeri ancora più grandi per il Grana Padano. I cui produttori nel 2024, come è emerso all’assemblea, hanno ottenuto all’estero ben il 51,2% della propria plv. In crescita in particolare il numero delle forme di Grana Padano esportate: +9,15%.
Dazi Usa? I due consorzi non si fasciano la testa
A proposto di export: dato che in entrambi i casi circa la metà delle vendite viene effettuata all’estero, è comprensibile come qualche fonte di preoccupazione possa provenire dalle iniziative protezionistiche annunciate da Donald Trump. Iniziative di fronte alle quali però i due consorzi non sembrano fasciarsi la testa.
Per il Parmigiano infatti il presidente Bertinelli, dopo aver ricordato come gli Usa rappresentino il primo mercato estero per questo formaggio, ha d’altra parte aggiunto che la sua dop è un prodotto premium, e che di conseguenza l’aumento del prezzo non porta automaticamente a una riduzione dei consumi.
Per l’altra filiera dop, poi, il direttore del consorzio Stefano Berni in occasione dell’assemblea ha sottolineato come il sistema Grana Padano si stia impegnando intensamente sul fronte export. E che lo fa puntando anche su altri paesi oltre che sugli Stati Uniti: questi ultimi non raggiungono neppure l’8% del totale esportato.
Ha aggiunto Zaghini: “Ovviamente sarebbe stato preferibile che questo problema dei dazi Usa non fosse neppure insorto, ne avremmo fatto volentieri a meno, ma la realtà dei fatti è questa. Ce ne rammarichiamo, ma c’è da dire che noi produttori di Grana Padano negli ultimi anni abbiamo differenziato molto i nostri mercati di sbocco all’estero, per cui per ammortizzare il danno statunitense potremmo eventualmente intensificare la nostra presenza in diversi altri paesi”.
E oltre alla differenziazione, continua Zaghini, “c’è un secondo fattore che ci permette di non essere eccessivamente pessimisti di fronte a questa novità dei dazi Usa: siamo fiduciosi nella risposta della Commissione europea, che si sta definendo in queste settimane e che si preannuncia adeguata e puntuale”.