«Ci siamo lasciati alle spalle un anno particolarmente intenso di lavori e iniziative sia sotto l’aspetto sociale, con l’inserimento di allevatori molto preparati e tecnologicamente all’avanguardia, sia sotto quello tecnico con l’implementazione di ulteriori servizi a disposizione dei soci». Così Maurizio Garlappi, presidente dell’Araer (Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna), ha introdotto l’assemblea generale dei soci. Un importante momento per tracciare anche il bilancio del comparto zootecnico regionale.
Bovine controllate: +0,93%
La zootecnia emiliano-romagnola gode di buona salute, è stato detto in assemblea, anche se ci si trova in un contesto di grandi cambiamenti che a breve condizioneranno in maniera particolare i ruoli e i rapporti tra gli allevatori, le istituzioni e le associazioni. «Oggi Araer è a tutti gli effetti il punto di riferimento tecnico degli allevatori dell’Emilia Romagna – ha continuato Garlappi – dal 2012 a oggi i soci sono passati da 2.518 a 2.873 (+355) e il numero delle bovine da latte controllate, nel 2017, ha raggiunto la quota di 233.768, con un +0,93% rispetto all’anno prima nonostante la generale diminuzione degli allevamenti che si sta registrando ormai da diversi anni.
Altri numeri e percentuali certificano il buon andamento del settore, a iniziare dalla produzione media di latte/bovina controllata che è stata di 8.980 kg (+2,48% sul 2016), caratterizzata da un tenore di grasso del 3,68% (+0,04%) e del 3,31% per le proteine (+0,03%).
Importante anche la consistenza media del numero di capi controllati in ogni allevamento dal personale Araer, pari a 129,2 unità (+3,61%) rispetto a una media nazionale di 82,1capi. Parallelamente lo scorso anno il laboratorio dell’associazione regionale ha eseguito 1.515.768 analisi con un incremento del 5,15% rispetto al 2016 quando, dai primi mesi dell’anno, le analisi hanno riguardato anche i campioni provenienti dalla Toscana, mentre a partire dal 2017 si sono aggiunte quelle di Abruzzo e Umbria».
Grazie alle ottime performance registrate da tutti i comparti zootecnici, la Plv regionale (produzione lorda vendibile) nel 2017 ha incassato un +11,4% rispetto al 2016, pari a un valore di 2.395,8 milioni di euro, il 49,5% di quello totale agricolo della regione.
Nello specifico, per le carni bovine i prezzi hanno goduto di un +7,6%, quelle suine +14,8%, le produzioni avicunicole +7,1%, il latte vaccino +5%, le uova addirittura +40%, mentre l’unico segno negativo arriva dagli ovicaprini che hanno dovuto incassare un -4,6%.
«La quantità vendibile di latte prodotto in Emilia Romagna nel 2017 – ha spiegato ancora Garlappi – è stata di 2,077 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,9% sul 2016 e dell’1,7% annuo su base quinquennale. In questo arco di tempo la vocazione casearia della zootecnia da latte emiliano-romagnola si è rafforzata con il Parmigiano Reggiano, a cui è destinato il 90% del latte regionale, con un +3,5% all’anno nell’ultimo quinquennio. Il Grana Padano a Piacenza ha segnato +0,8%».
Romagnola in crisi
Un segnale positivo è arrivato poi dalla crescita delle quantità di carne bovina uscita dagli allevamenti regionali, +7%, «che marca una rottura rispetto a un bilancio di medio periodo fortemente negativo. Anche se non possiamo sottovalutare il grave problema che investe l’allevamento e la commercializzazione dei bovini di razza Romagnola, al centro di uno stato di crisi senza precedenti rispetto al quale Araer ha messo in campo e continuerà a farlo tutti gli strumenti disponibili per invertire questa tendenza preoccupante».