Il valore della cooperazione, motore di sviluppo economico e sociale, così come emerge dai bilanci delle imprese cooperative mantovane delle due grandi Dop, Grana Padano e Parmigiano Reggiano assieme alle nuove sfide del ricambio generazionale, dell’autonomia energetica e di un mercato sempre più rivolto verso l’export.
Questi i temi del convegno “Grana Padano e Parmigiano Reggiano: eccellenze a confronto”, organizzato al centro congressi Mamu da Confagricoltura Mantova in collaborazione con i due Consorzi del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, con Confcooperative Mantova e Fondazione Its Academy Mantova.
Alberto Bertellini dell’Istituto statale Strozzi (Iis) ha illustrato i numeri di questo momento da incorniciare per entrambe le Dop e gli allevatori che conferiscono il latte. Le cooperative mantovane nel 2023 hanno prodotto, rispettivamente, 1.195.454 forme, pari al 22% del totale, per il Grana Padano e 362.490 forme, pari al 9%, per il Parmigiano Reggiano.
Pagamenti medi più alti del 18% per la cooperazione mantovana
«Il momento per le cooperative mantovane è ottimo, sia guardando al presente che al passato. – ha detto Bertellini –. La cooperazione ha la capacità di remunerare, in media, il 18% in più la materia prima latte. Sicuramente ci sono sfide da affrontare, ma i dati degli ultimi decenni hanno dimostrato che il sistema cooperativo è proattivo e capace di fare investimenti, oltre che rispondere con dinamicità alle criticità come sta accadendo sul tema dell’indipendenza energetica».
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In grande crescita anche il patrimonio netto delle cooperative mantovane del Grana Padano che nel 2023 è stato di 96.795.641 euro e ha messo a segno un progresso del 63% rispetto al 2013, mentre quello delle cooperative del Parmigiano Reggiano ha raggiunto 10.746.416 euro, ossia il 18,5% in più rispetto al decennio precedente.
La cooperazione lattiero-casearia mantovana si conferma una realtà solida, capace di generare valore e di trasferirlo ai produttori. Per il Grana Padano il valore alla produzione dal 2013 al 2023 è aumentato del 56,1% raggiungendo i 572.008.484 euro mentre il Parmigiano Reggiano nello stesso periodo è cresciuto del 38,2% arrivando ai 163.206.196. Il latte conferito nel decennio è avanzato del 33,3% per la prima Dop e del 4,3% per il secondo formaggio tutelato.
Export traino per i consumi. Consorzi uniti contro i dazi
Se il mercato domestico resta intorno al 50%, le previsioni per le due grandi Dop sono di un progressivo calo delle vendite nazionali a causa del calo demografico e della ridotta capacità di spesa degli italiani, mentre si espanderà sempre di più l’export affinando le strategie in questa direzione, con l’incognita, però, di possibili dazi dagli Stati Uniti.
«Il 2024 è andato molto bene, abbiamo avuto livelli di produzione importanti con un valore che non abbiamo mai raggiunto, pur tenendo conto dell’inflazione siamo molto soddisfatti – ha detto il presidente del Consorzio del Grana Padano, Renato Zaghini –. I mercati a cui guardiamo, senza trascurare quello nazionale, sono Europa in primis, sicuramente la Germania, e stiamo andando molto bene nel Sud Est Asiatico e Canada. Il mercato statunitense è molto importante, ma se ci saranno dazi sapremo gestirli: abbiamo conoscenza, capacità e risorse economiche. Su questo tema servirà collaborazione tra i due Consorzi».
«I due Consorzi stanno dialogando molto: se si parla di dazi essere divisi è folle – concorda il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli –. Il futuro deve essere sicuramente il mercato internazionale. Il 2024 è stato un anno straordinario dal punto di vista sia dei volumi che dei prezzi. Abbiamo prodotto 4,079 milioni di forme, in progresso dell’1,33% rispetto all’anno precedente. Cresciamo, ma a una velocità adeguata. Siamo molto attenti all’equilibrio domanda-offerta perché il Parmigiano Reggiano punta a diventare una marca iconica nel mondo, un fenomeno culturale come lo Champagne».
Il ruolo dello sviluppo tecnologico della digitalizzazione e dell’Ia
Angelo Rossi, fondatore di Clal, ha sottolineato come sia opportuno ragionare per coniugare lo sviluppo tecnologico e le possibilità offerte dalla robotica, dalla digitalizzazione, dall’Intelligenza artificiale non per sostituirsi al “saper fare” di prodotti che hanno in sé un elevato tasso di tradizione, artigianalità, maestria, con la garanzia dell’origine delle materie prime, la tracciabilità del prodotto e il Made in Italy quali punti di forza.
«Bisognerà dunque confrontarsi – ha aggiunto Rossi – fra allevatori, cooperative, industrie, grande e piccola distribuzione, per difendere quel patrimonio che è dato dalla produzione diversificata del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano.
La sfida del ricambio generazionale e della nuova Pac
«Veniamo da un periodo lungo molto positivo. I presupposti per costruire un futuro solido – ha detto il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – ci sono tutti: c’è una filiera che funziona, da noi allevatori ai caseifici, ai consorzi e, non ultimo, alla commercializzazione. Una delle vere sfide sarà, però, quella legata al personale e al ricambio generazionale».
«Il lavoro dei due Consorzi – ha spiegato il presidente di Confcooperative Mantova, Fabio Perini – è una ricchezza assoluta per noi allevatori, garantendo stabilità a tutta la filiera. I punti critici per il futuro sono rappresentati dalla geopolitica in primis, e subito dopo da una Pac che ha totalmente fallito i suoi obiettivi».