“Con il prezzo definito dai principali gruppi nazionali nei confronti dei propri fornitori, a fine anno il latte quoterà a 60 euro, mentre in queste settimane il latte destinato ai produttori di mozzarelle del Sud spunta un prezzo spot superiore ai 65 euro. Stiamo parlando di una maggiorazione del 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una cosa mai vista”.
Con questa prima considerazione Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo e di Granlatte e figura di spicco del movimento cooperativo nazionale, consegna all’Informatore Zootecnico una serie di incisive riflessioni su una situazione effettivamente incredibile: prezzi del latte alla stalla schizzati a livelli che sino a pochi mesi fa erano inimmaginabili.
Situazione, fra l’altro, che è stata puntualmente documentata dalla rivista: si vedano per esempio i nostri servizi sulla recente mossa di Italatte-Lactalis ( https://bit.ly/3OSL7vP ) e su quella della stessa Granlatte ( https://bit.ly/3zS78qi ).
Continua dunque Calzolari:
“Con l’iniziativa assunta unilateralmente dal nostro gruppo nella scorsa primavera (il prezzo del latte corrisposto agli allevatori innalzato a 48 cent, ndr) ci è stato riconosciuto il merito di avere rimesso in gioco il peso della componente allevatoriale, che rischiava seriamente di essere sacrificata sull’altare della presunta tutela dei consumi e dei consumatori.
È acquisito che chi non pagherà il latte un giusto prezzo non ne troverà a meno sul mercato. Una mossa importante dunque, ma non sufficiente a riportare una condizione di ragionevole tranquillità nelle stalle.
Inutile ricordare l’impennata dei costi di produzione, ben nota a tutti, che probabilmente i 60 euro di dicembre potrebbero coprire. Oggi la vera incognita rimane il 2023.
Con una guerra che non sembra volere finire, una inflazione senza controllo, anche perfin troppo evidenti movimenti speculativi e una siccità senza precedenti, gli allevatori non sanno quante scorte riusciranno a mettere a dimora e quanto la razione alimentare dovrà essere integrata anche per la scarsa quantità e qualità dei raccolti.
Quanto costerà produrre un quintale di latte nel 2023? Non lo sappiamo ma niente fa pensare che possa costare meno di quanto costa oggi. La vera domanda da porsi oggi è quanti allevamenti riusciranno a produrre latte con questi costi e quanti trasformatori potranno continuare a lavorare con una materia prima che cresce in questo modo.
Il prezzo dell’energia non accenna a diminuire, come il packaging e la logistica, difficile poi pensare che non avremo un impatto sul costo del lavoro per recuperare la capacità di spesa delle famiglie.
Ora, condiviso fra le parti un prezzo per i prossimi sei mesi, il livello della trattativa si è spostato e l’industria sta trattando con la gdo i nuovi listini, ma il momento cruciale sarà a settembre, quando saranno i consumatori a dover fare i conti con gli aumenti allo scaffale”.