Sta facendo discutere il nuovo disegno di legge sulla caccia presentato qualche giorno fa dal Governo per modificare la legge quadro n. 157 dell’11 febbraio 1992 (ddl 779__429011). Il provvedimento interviene sull’uso delle armi, sulla calendarizzazione delle giornate di caccia e sulla possibilità per agricoltori e proprietari terrieri di trattenere i cinghiali abbattuti che rappresentano, tra l'altro, il primo vettore di trasmissione della Psa (Peste suina africana) nei suini. Il testo è stato duramente contestato da Legambiente e dall’opposizione parlamentare.
Cinghiali, caccia di controllo e carne trattenuta dagli agricoltori
Altro punto controverso è la possibilità concessa agli imprenditori agricoli, nonché i proprietari e conduttori di fondi muniti di licenza venatoria e adeguata formazione, che potranno richiedere l’autorizzazione regionale per svolgere attività di controllo del cinghiale.
Altra novità rilevante è quella che si riferisce ali animali abbattuti che potranno essere trattenuti per consumo o uso personale, a patto che siano sottoposti ad analisi igienico-sanitarie e risultino esenti da rischi per la salute pubblica.
Le novità sulle armi per la caccia al cinghiale
Il nuovo impianto normativo regolamenta in modo dettagliato le armi utilizzabili nella caccia. Sono consentiti fucili a canna ad anima liscia fino a due colpi, a ripetizione o semiautomatici, con caricatore non superiore a due cartucce e calibro massimo 12, fucili a canna rigata a caricamento manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro minimo 5,6 mm, con caricatore omologato o catalogato, fucili combinati a due o tre canne (una o due lisce, una o due rigate) sempre con i limiti di calibro sopra indicati, arco e falco.
Un’eccezione importante riguarda la caccia al cinghiale: in questo caso il caricatore dei fucili a ripetizione semiautomatica potrà contenere fino a cinque cartucce.
Stop alla caccia di martedì e venerdì
Importanti modifiche arrivano anche sul fronte dei tempi. Salvo eccezioni – come la caccia di selezione degli ungulati e di altre specie individuate con decreto interministeriale – l’esercizio venatorio sarà consentito per un massimo di tre giorni settimanali. Le regioni potranno concedere libertà di scelta ai cacciatori su quali giorni esercitare l’attività, ma resteranno vietati il martedì e il venerdì.
Legambiente e opposizione: «Un attacco alla biodiversità»
Il disegno di legge apre un fronte di scontro tra governo e ambientalisti, ma anche all’interno del Parlamento. A difesa della proposta di legge il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida con una dichiarazione sul Facebook: «La mattina uno si alza e racconta una bugia. Altri in modo complice - ha detto la replicano. Altri ancora si lasciano abbindolare e cominciano a sproloquiare commentando la bugia come fosse la verità. Alcuni in malafede non meritano alcuna attenzione ma a quelli in buona fede consiglierei almeno di aspettare che il disegno di legge venga proposto, discusso nel governo e poi dal parlamento prima di dare giudizi nel merito»
«Si evitano tante brutte figure…Negli ultimi 30 anni praticamente - ha continuato Lollobrigida - tutte le forze politiche, seppur da prospettive non sempre omogenee, hanno richiamato la necessità di aggiornare e migliorare una norma oggettivamente datata e per molti aspetti incongruente con successive modifiche normative di carattere nazionale e internazionale. Per questo su mandato del Parlamento sulla base dell’approvazione di molti atti di indirizzo e della ultima legge finanziaria ho lavorato, come mio dovere, ad una serie di proposte, condivise con gli altri colleghi competenti, che saranno oggetto di discussione nelle commissioni parlamentari e nelle assemblee di Camera e Senato dopo averle valutate in Cdm».
Negativo il commento di Legambiente. «Questa proposta – dichiara il presidente Stefano Ciafani – cancella 60 anni di politiche di tutela e calpesta l’articolo 9 della Costituzione, che impone la protezione degli animali. È una norma che normalizza il bracconaggio». L’associazione ambientalista ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di bloccare il provvedimento e di completare invece la riforma sui delitti ambientali iniziata nel 2015, con sanzioni efficaci contro i crimini verso la fauna.
Critica anche Eleonora Evi (Pd), che parla di «ennesima vergogna»: «Questo governo si accanisce contro la fauna selvatica con un’ideologia che regala la natura ai cacciatori». Luana Zanella (Avs) va oltre: «Vogliamo abolire l’articolo 842 del Codice civile, che oggi consente ai cacciatori di entrare nei fondi privati senza consenso del proprietario».