Aumentiamo il prezzo del latte contrattualizzato

Fabio Rolfi è l'assessore all'Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi della Regione Lombardia.
È quanto è necessario fare ora. Per riuscirci sono fondamentali i rapporti di filiera, quindi tutte quelle politiche che sta facendo il governo, con lo stimolo delle Regioni, per potenziare questo sistema e incentivarlo. In modo che in Italia si realizzi un gioco di squadra. (L'editoriale per IZ dell'assessore agricoltura della Lombardia)

 

Le aziende zootecniche stanno subendo una impennata dei costi di produzione. Come ha certificato Ismea, nel primo trimestre del 2022 gli esborsi degli allevatori sono aumentati del 16,6% su base annua, registrando un'ulteriore spinta dopo il +6,4% del 2021.

Sono aumentati di riflesso agli incrementi dei prezzi degli animali da allevamento (+9,8%) e dei mangimi (+21%), oltre che dei prodotti energetici (+61,5%). La dinamica dei prezzi di vendita ha dimostrato di non essere in grado di assorbire i maggiori costi, esponendo gli allevatori all'erosione dei margini.

La Lombardia è la regione zootecnica per eccellenza e ha dunque subito più di altre questi rincari. A fronte di questa situazione è necessario adeguare anche il prezzo del latte, cosa che in parte è avvenuta grazie a un prezzo del latte spot ben più alto rispetto alla media anche per un calo dell'offerta.

Le alte temperature stanno contribuendo a una minore produzione. Questo dimostra che il prezzo del latte si poteva adeguare a livelli più alti.

Ora è necessario lavorare per incrementare il prezzo del latte contrattualizzato per allinearlo sempre più al prezzo del latte spot e garantire alle aziende quei margini che si stanno riducendo a causa dei costi di produzione.

Chi rema contro

In tal senso sono fondamentali i rapporti di filiera, quindi tutte quelle politiche che sta facendo il governo, con lo stimolo delle Regioni, per potenziare questo sistema e incentivarlo per fare in modo che in Italia si crei un gioco di squadra, che in passato è mancato per la tendenza a concentrare il valore del prodotto solo su alcuni passaggi della filiera. Visione che troppo spesso ha schiacciato i produttori primari.

Dall'altro lato bisogna lavorare sulla difesa del latte, e del suo valore anche nutritivo e ambientale, rispetto a una politica europea spesso influenzata da pulsioni ideologiche contro gli allevamenti intensivi. Basti citare l'annunciata normativa sulle emissioni o l'impianto della nuova Pac finalizzata a disincentivare gli allevamenti intensivi, e piegata agli interessi delle grandi lobby: il nutriscore colpirebbe fortemente i formaggi Dop italiani e quindi a cascata anche l'oro bianco delle nostre stalle.

Il sostegno esplicito ai produttori di latte artificiale è un altro elemento che dobbiamo considerare e condannare. Tutta la filiera deve rapportarsi e imporsi in maniera compatta e costruttiva per ottenere un risultato concreto.

Il polverizzatore

Credo inoltre che debba essere finalmente affrontato il tema del polverizzatore. Mi auguro che il sistema non si faccia scappare questa occasione.

Forse al momento non si colgono pienamente le opportunità che questo investimento avrebbe in termini di ricaduta economica, ma è fondamentale lavorare per il futuro anche con le risorse del Pnrr per un impianto che consentirà una diversificazione per entrare in filiere produttive nelle quali il latte italiano è escluso: cosmesi, pasticceria, farmaceutica per fare alcuni esempi.

L’innovazione

Da ultimo il tema dell’innovazione, legato alla siccità, al benessere animale, alla riduzione del farmaco, alla tracciabilità del prodotto per essere sempre più attenti alle esigenze dei consumatori. Il sistema Paese (istituzioni, mondo della ricerca, imprese, consumatori) deve superare dogmi puntando sull'innovazione.

Su questo tema per esempio è necessaria la cumulabilità tra misure del Psr e credito di imposta. Un intervento che il mondo agricolo chiede a gran voce in questo momento storico e sul quale purtroppo fatichiamo a trovare riscontri da Roma e da Bruxelles.

Non si tratta di assistenzialismo. Le aziende agricole vogliono innovarsi per produrre di più, con più qualità e con meno impatto sull'ambiente. La chiave di volta è ovviamente l'innovazione, che consente di coniugare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica delle imprese. Per questo è necessario accompagnare la aziende in quella che viene definita transizione ecologica, ma che in realtà è un processo che gli allevatori hanno già iniziato da tempo.

Giocare in attacco

Abbiamo infatti gli allevamenti più controllati d’Europa, quelli con il minor numero di antibiotici utilizzati e quelli in cui si produce il cibo più sicuro al mondo.

Sono i dati a dire come l’agricoltura e la zootecnia, attività primarie per la produzione del cibo, contribuiscano in percentuale minima all’inquinamento atmosferico nazionale e, comunque, di gran lunga inferiore a quello di altri settori. Numeri che dobbiamo conoscere e diffondere con orgoglio, giocando in attacco e non in difesa come spesso è accaduto.

Gli allevamenti sono il pilastro delle grandi filiere d’eccellenza dei prodotti Dop e Igp portabandiera del Made in Italy nel mondo.

Aumentiamo il prezzo del latte contrattualizzato - Ultima modifica: 2022-07-20T11:09:51+02:00 da Giorgio Setti

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