A che punto siamo con la direttiva IED, emissioni industriali

La discussione e il voto avranno luogo domani 16 marzo prossimo al Consiglio che riunisce i 27 ministri dell’Ambiente

Il 5 aprile 2022 la Commissione europea ha proposto una revisione della IED, la Direttiva sulle Emissioni Industriali. Allo stato attuale la direttiva IED interessa 50mila grandi impianti industriali e gli allevamenti suini a partire da 2000 posti o 750 scrofe e 40.000 unità per gli avicoli. Agli allevatori interessati, la direttiva chiede di rispettare precisi vincoli tecnici e burocratici, per l’assegnazione delle autorizzazioni necessarie.
Gli allevatori devono rispettare le Migliori tecniche disponibili (Bat) che tengono in considerazione la natura, le dimensioni, la densità e la complessità delle aziende, comprese le specificità dei sistemi di allevamento e la gamma di impatti ambientali che possono avere.
Anche criteri come il recupero e il riuso delle risorse e l'efficienza energetica fanno parte integrante delle autorizzazioni e viene tenuto conto sistematicamente delle sinergie tecnologiche e di investimento tra decarbonizzazione e disinquinamento nel determinare le migliori condizioni disponibili.
Nella nuova proposta, che oggi è allo studio del Parlamento europeo e del Consiglio, l’esecutivo europeo propone di includere un allevamento fino ad ora escluso, quello bovino, e di abbassare le soglie a 150 Unità di bestiame adulto (Uba) che corrisponde a 150 bovini adulti o 375 vitelli, 10.714 galline ovaiole o 5.000 polli da carne, 300 scrofe da riproduzione o 500 suini da ingrasso.
AL PARLAMENTO EUROPEO
Radan Kanev, europarlamentare del Partito Popolare europeo e relatore sulle emissioni industriali, tenta di alzare la soglia a 300 Uba e 450 Uba per le aziende miste, la discussione al Parlamento europeo è in corso.
La presidenza svedese del Consiglio ha introdotto la progressività della norma indicando che fra quattro anni, la direttiva si applicherebbe alle aziende con almeno 600 unità di bestiame, un anno dopo alle aziende con almeno 400 Uba e l’anno successivo a 250 Uba. La presidenza svedese ha chiesto anche alla Commissione di chiarire le regole per le aziende agricole miste, per evitare divisioni artificiali delle aziende che cercano di evitare le nuove norme.
AL CONSIGLIO
Ma l’8 marzo 2023 il Consiglio ha rifiutato la proposta della presidenza svedese.  Il 10 marzo, la presidenza svedese ha presentato una nuova proposta che prevede 280 Uba per il pollame e 350 Uba per bovini e suini e anche per allevamenti misti. La maggioranza degli Stati membri si è detta favorevole eccetto Francia, Italia, Germania, Bulgaria e Romania. La discussione e il voto avrà luogo il 16 marzo prossimo al Consiglio che riunisce i 27 ministri dell’Ambiente.
La proposta concede agli Stati membri 18 mesi per recepire la direttiva nel diritto nazionale, dopo l’adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. Successivamente i gestori di impianti industriali avranno quattro anni per mettersi a norma e gli agricoltori tre.
Perché tanta preoccupazione fra gli allevatori europei? Perché il rispetto della direttiva IED ha delle implicazioni tecnico burocratiche pesanti e costose: la Commissione ha stimato infatti in ben 323 milioni di euro la messa in opera delle regole, quasi tutti a carico degli allevatori.
In un momento in cui i margini delle aziende agricole sono risicati a causa dell’aumento dei costi di produzione, in cui l'import di carne suina da parte della Cina è drasticamente diminuito, in cui si devono affrontare epidemie come aviaria, peste suina africana, ecc. è necessario un lavoro di concertazione con le filiere e evitare imposizioni drastiche, come sta tentando di fare la Commissione.
UN PESO SPECIFICO DIVERSO
In occasione della presentazione della proposta il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Frans Timmermans aveva dichiarato che questa modifica alla direttiva avrebbe consentito ”di ridurre notevolmente le emissioni nocive degli impianti industriali e degli allevamenti europei di maggiori dimensioni”, paragonando di fatto la stalla al grande centro industriale.
Ma le emissioni prodotte dal comparto agricolo e quelle industriali hanno un peso specifico diverso, come spiegano Giuseppe Bertoni e Luigi Mariani in un articolo pubblicato su Agrarian Sciences: “La CO2 emessa in agricoltura fa parte di un ciclo che la vede come frutto di anidride carbonica prima assimilata con la fotosintesi, il che costituisce una differenza essenziale rispetto alla CO2 rilasciata bruciando combustibili fossili, a sua volta assorbita per la fotosintesi ma da piante vissute in epoche antidiluviane e stoccata nelle viscere della terra da milioni di anni”.
SOSTIENE PULINA
In pratica gli agro-ecosistemi sono in grado di assorbire parte delle emissioni con un flusso ciclico regolato da un continuo scambio tra piante, animali ed ambiente circostante. “Piuttosto che parlare di emissioni, dovremmo parlare di bilanci”, dice Giuseppe Pulina, professore di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti dell’Università di Sassari. Difficile dargli torto.
Ma attraverso la revisione della direttiva, sembra quasi che la Commissione stia mandando un messaggio subliminale per cui per salvare il Pianeta sia meglio restare un piccolo allevatore, piuttosto che far crescere la propria impresa.
Ma se «piccolo è bello», chi finanzia la transizione ecologica? È chiaro che in parte la finanziano l’Unione europea, il Pnrr, e le Regioni, ma sappiamo che senza un investimento dei privati non si riuscirà a fare il salto e senza taglia critica, senza margini di guadagni, mancheranno i fondi per arrivare a fare dell’allevamento italiano un settore ad emissioni ancora più basse.
Per questo noi come Azione abbiamo proposto di ripristinare Industria 4.0 e di estenderla agli investimenti per la transizione ecologica. Perché si può lasciare un Pianeta migliore anche senza smantellare il settore primario italiano. L’agricoltura europea è la più sostenibile al mondo, se riduciamo la nostra capacità di produzione, dovremo aumentare le importazioni di alimenti prodotti con metodi ben più inquinanti aumentando quindi la nostra impronta ambientale.
(Caterina Avanza è responsabile agricoltura di Azione e consigliera politica al Parlamento europeo nel gruppo Renew Europe)

A che punto siamo con la direttiva IED, emissioni industriali - Ultima modifica: 2023-03-15T15:11:41+01:00 da Giorgio Setti

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