Il Tavolo sul latte convocato al Masaf dal ministro Francesco Lollobrigida ha riportato al centro del dibattito la dinamica dei prezzi alla stalla, la gestione delle eccedenze previste per il 2026 e una programmazione produttiva ancora insufficiente.
Dal confronto sono emerse posizioni differenti, ma un obiettivo comune: evitare il collasso dei margini nelle aziende da latte. Su un punto, tuttavia, le rappresentanze delle organizzazioni agricole, della cooperazione e dell’industria, hanno convenuto: oggi la sfida non sia più solo congiunturale ma riguarda la capacità di programmare, stabilizzare il prezzo e gestire l’offerta.
Senza interventi strutturali, quindi – dall’Ocm alla gestione delle eccedenze – il rischio è di compromettere un comparto strategico del made in Italy agroalimentare in un contesto che, comunque, stando agli ultimi dati, resta positivo sia per la Dop economy che per l’export lattiero-caseario.
«No a tagli. Se non c’è equilibrio, pronti a interrompere il confronto»
La posizione di Confagricoltura, anticipata dal presidente Massimiliano Giansanti, all’edizione 2025 delle Fiere zootecniche internazionali di Cremona, resta ferma: in un mercato che non evidenzia segnali negativi tali da giustificare una flessione, il prezzo del latte non deve calare. «Nelle condizioni attuali di mercato, non esistono le basi per ridurre il prezzo del latte in Italia. Siamo disponibili al dialogo, ma non a qualsiasi costo».
Giansanti ha sottolineato, inoltre, la forte interdipendenza tra allevamento da latte e filiera maidicola e cerealicola per zootecnia: «Se viene meno la remunerazione del latte, salta l’equilibrio dell’intero sistema produttivo che alimenta stalle e Dop». Sul fronte europeo, Giansanti non ha escluso una mobilitazione del settore se la posizione italiana non verrà considerata adeguatamente in sede Ue.
«Un patto di filiera per evitare il caos. Necessario difendere i prezzi»
La Cia si è presentata al Tavolo sul latte con una fotografia molto chiara del mercato: il latte spot è crollato dai 68,30 euro/100 litri di luglio ai 47,90 euro/100 litri di novembre, calo giudicato «allarmante e distorsivo».
Il presidente Cristiano Fini ha lanciato un avvertimento: «Il latte non può essere trattato come una commodity. Gli allevatori non possono pagare le conseguenze di un mercato squilibrato». La Cia ha denuncia, inoltre, la questione delle disdette contrattuali previste dal 1° gennaio 2026: in Lombardia ci sono 5.000 quintali di latte che rischiano di restare senza destinazione. «Serve un’assunzione di responsabilità da tutta la filiera. Le risposte devono arrivare subito», ha ribadito Fini.
Tra le proposte la Cia ha chiesto una tutela del prezzo nei contratti, il rifinanziamento del Fondo filiere e del Fondo sovranità alimentare, il rilancio del settore per rafforzare la capacità negoziale delle Op, una campagna istituzionale sul consumo di latte italiano e l’individuazione di nuovi sbocchi per le eccedenze.
«Serve più programmazione e monitoraggio continuo»
Per Copagri il problema principale è lo scollamento tra quotazioni internazionali e prezzo riconosciuto agli allevatori. Lo ha ricordato il suo presidente Tommaso Battista: «Il calo del prezzo del latte alla stalla non trova riscontro negli indicatori europei. Il divario tra valore reale e prezzo pagato è diventato insostenibile».
Copagri ha sollecitato un cambio di passo nella governance della filiera con la convocazione periodica del Tavolo Latte (dopo due anni di inattività), u monitoraggio continuo degli indicatori, la definizione dei costi di produzione certificati e un programma europeo per la riduzione volontaria della produzione, già applicato con successo nel recente passato. «È meglio investire per prevenire le crisi che spendere dopo per compensarle» ha sintetizzato Battista.
«Prezzo flessibile e programmazione, unica via per governare il mercato»
Confcooperative Fedagripesca si è presenta al Tavolo con una proposta strutturata in cinque punti, basata sulla gestione flessibile dell’offerta e sulla programmazione comunitaria. Il presidente del settore lattiero-caseario Di Confcooperative FedagriPesca, Giovanni Guarneri, ha sottolineato la necessità di modulare il prezzo in funzione delle esigenze reali della filiera: «Serve un prezzo differenziato: una quota indicizzata e una tariffa specifica per il latte in esubero. È l’unico modo per collegare il valore del latte al fabbisogno produttivo interno».
Tra le misure emergenziali richieste vi sono il contingentamento dell’aumento dei capi bovini per stalla il rafforzamento degli aiuti agli indigenti, con un ampliamento dei prodotti ammessi ai bandi e inserimento del latte Uht, l’uso mirato degli strumenti comunitari per il ritiro di polveri e burro e l’istituzione di una Ocm Latte, definita dallo stesso Guarneri come «l’unico strumento in grado di garantire una programmazione produttiva efficace».
L’organizzazione ha ricordato anche il peso del comparto: 400 cooperative, 14mila stalle associate, 8 miliardi di fatturato e 10mila addetti.









