Nelle scorse settimane, con votazione unanime, sono stato eletto quale presidente della Federazione nazionale di prodotto Lattiero casearia di Confagricoltura. L’impegno ora è di portare a livello nazionale l’esperienza imprenditoriale del territorio bresciano, che in questo settore vanta assoluti primati.
Fin dai primi momenti ho voluto esplicitare in modo chiaro le mie linee programmatiche e le sfide che dovremo affrontare. Traguardi che si declinano nel dettaglio in tre ambiti: la sostenibilità, il prezzo del latte e le aggregazioni.
Inizio il nuovo incarico forte della mia provenienza dalla prima provincia in Italia per produzione e qualità del latte, nella piena consapevolezza del peso della rappresentanza bresciana, che intendo far valere per indirizzare le scelte future della politica a vantaggio di tutti i soci, ma con sempre un occhio di riguardo agli interessi dei produttori lombardi.
Il primo passo da compiere è tutto rivolto al futuro, alla sfida della sostenibilità, che deve giocoforza coniugarsi con quella economica, trovando un punto di equilibrio tra gli interessi aziendali e quelli dell’impatto ambientale nelle aziende zootecniche. In particolare si dovrà proseguire nella certificazione del benessere animale, che in prospettiva diverrà non più opzionale ma un obbligo per tutti. Va in questa direzione l’utilizzo razionale e mirato dei farmaci, soprattutto degli antibiotici, con innegabili vantaggi sia economici sia sulla salute dell’animale.
Un tema da sempre a me caro è sicuramente quello del prezzo del latte, per ridurre le distanze di remunerazione tra le diverse destinazioni. E per trovare alternative al suo utilizzo: non solo nell’alimentare, ma anche in settori complementari come possono essere quello farmaceutico e la cosmesi. Non per nulla la Aop Latte Italia, di cui sono consigliere, insieme ad altre cooperative di raccolta e di trasformazione, ha già avviato uno studio di fattibilità per dimostrare le potenzialità del mercato e le opportunità di aggredirlo dall’Italia, come avviene a esempio in nord Europa.
La difficile annata del 2020 si è tradotta, per il settore lattiero caseario, in una stagione di prezzi all’allevamento in netta contrazione, accompagnati da una crescita dei costi per l’alimentazione. Per la zootecnia da latte si sta assistendo, ormai, al consolidarsi del divario tra la remunerazione delle cooperative rispetto al prezzo medio riconosciuto dalle imprese ai produttori singoli. Il prezzo del latte alla stalla dichiarato dagli acquirenti, infatti, viaggia sugli 0,371 euro al litro.
Una situazione che ha portato la Aop Latte Italia ad attivarsi per garantire il rispetto del principio dell’equa correlazione, tenendo sempre bene a mente che in gioco c’è la sostenibilità e l’eticità del prezzo del latte, problema molto sentito e che coinvolge e interessa tutti i produttori di latte del Paese. Nasce da qui l’impegno per individuare le strade per coinvolgere le aziende in un percorso che porti ad accelerare gli strumenti di aggregazione tra le imprese e tra le filiere, per incentivare una commercializzazione aggregata del latte.
Anche per questo motivo ritengo che sia necessario puntare ancora sulle aggregazioni, per non presentarsi da soli sul mercato del latte. Pure in questo caso Brescia può fare scuola, viste le numerose e consistenti realtà presenti sul suo territorio. Confagricoltura Brescia opera da diverso tempo in questo frangente, a sostegno delle varie realtà cooperative e in appoggio alla creazione di nuove aggregazioni di prodotto.
Riguardo al comparto lattiero-caseario, infine, arrivano segnali positivi per quanto riguarda le quotazioni del Grana Padano. Il 2020 si è chiuso con una costante crescita, principalmente nell’ultimo trimestre dell’anno e con un trend di vendita piuttosto positivo.
Nonostante gli effetti della pandemia, che hanno minato in particolar modo il canale Horeca, le esportazioni hanno tenuto, con un aumento di circa il due per cento della richiesta sui mercati esteri, seppur con un tasso di crescita sicuramente inferiore rispetto al 2019. La tenuta delle esportazioni è un dato estremamente positivo, frutto anche delle politiche consortili.
Confagricoltura ha sempre guardato con favore alle iniziative del Consorzio Grana Padano in tema di autogoverno della produzione, quale strumento per stabilizzare il mercato della principale Dop italiana, e per favorire l’equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera lattiero-casearia.