«Ai tempi delle quote latte abbiamo sempre sostenuto che gli allevatori avrebbero dovuto mettersi in regola e rispettare il sistema –. Alle luce di alcune sentenze odierne sui ricorsi presentati dai produttori di latte con le multe sulle quote, è possibile che siano stati chiesti importi più alti del dovuto. In questo caso è giusto che la giustizia faccia il suo corso. Non credo, però, e non ho mai creduto, a una soluzione politica sulla questione quote latte».
Così Dino Scanavino, presidente della Cia, ha commentato il contenzioso delle multe sulle quote latte, una minaccia che, a sette anni dalla fine del sistema di contingentamento della produzione, continua a incombere sulle stalle. «Non possiamo - ha aggiunto - chiedere al ministro Patuanelli di assumere una posizione politica rispetto a sentenze che sono arrivate in cassazione».
A questa partita aperta da decenni si aggiunge oggi un quadro congiunturale non positivo di mercato a causa dell'impennata dei costi di produzione e di un prezzo della materia prima alla stalla non remunerativo che mette a serio rischio la sopravvivenza delle aziende del settore.
Le sentenze sulle quote latte devono essere rispettate
«Sul percorso legislativo e amministrativo - ha fatto sapere il presidente della Cia - non si può intervenire tout court e non si possono cancellare gli esiti di cause durante anni e le centinaia di sentenze dagli esiti positivi o negativi rispetto ai debiti contratti dagli allevatori per il superamento del tetto produttivo assegnato. Non si può cancellare il passato tirando una riga, ma trarne insegnamento per il futuro».
Scanavino ha espresso solidarietà per le aziende agricole alle prese con debiti legati al sistema delle quote che oggi il Fisco cerca di incassare attivando le classiche procedure di recupero dei crediti. Tuttavia, la rateizzazione delle multe per chiudere la partita, ha fatto notare, ha rappresentato una soluzione per alcuni allevatori che avevano prodotto in eccesso rispetto al tetto assegnato. La maggior parte dei produttori di latte, alla fine, ha scelto, infatti, di mettersi in regola investendo anche somme ingenti nell’acquisto di quote.
Questo significa che da parte della maggioranza degli allevatori il rispetto delle normative sulle quote abbia in genere prevalso, dimostrando anche forme di resistenza e di lungimiranza imprenditoriale. «Tutto ciò non vuol dire – ha precisato ancora Scanavino – che chi non ha mai versato quanto chiesto dallo Stato italiano non debba farlo. Chi, invece, avesse fatto opposizione nelle sedi opportune e avesse dimostrato che il superprelievo non era dovuto è corretto anche che non debba pagarlo».