L'accordo sul prezzo del latte alla stalla stipulato con Italaltte (vedi qui), società della multinazionale francese Lactalis, soddisfa una parte delle rappresentanza agricole, come Coldiretti e Confagricoltura, ma non Copagri.
L'organizzazione agricola ha attaccato duramente l'intesa: «Simili accordi non possono e non devono – ha commentato il presidente della Copagri Lombardia, Roberto Cavaliere – essere presi come riferimento, sia a livello nazionale che a livello lombardo, in quanto siglati senza alcun riferimento normativo e valevoli esclusivamente per i sottoscrittori».
Cavaliere ha sottolineato come nel bimestre compreso tra dicembre 2022 e gennaio 2023 tutto il mercato del Nord Europa abbia registrato un trend al rialzo del prezzo del latte, tendenza emersa anche durante i recenti vertici dello European milk board, nei quali è stata «certificata la carenza produttiva e il consistente incremento dei costi di produzione a carico degli allevatori».
Copagri ha chiesto, pertanto, di riaprire il confronto sulla possibilità di legare il prezzo del latte alla stalla a indicatori di mercato e a indici che certifichino i costi di produzione a carico degli allevatori, sollecitando formalmente al ministero dell’Agricoltura la convocazione urgente di una nuova riunione del Tavolo latte istituito a novembre 2021 e riunitosi più volte fino a marzo 2022.
Al negoziato non ha partecipato Cia Lombardia, sprovvista di deleghe e non convocata da Italatte, come avvenuto anche lo scorso anno (ma non negli anni precedenti): lo ha sottolineato all’Informatore Zootecnico il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola.
Soddisfazione espressa da Coldiretti e Confagricoltura
Come ha fatto sapere Coldiretti Lombardia l’accordo prevede anche l’impegno a ritrovarsi ad aprile per valutare la situazione del mercato. Paolo Carra, vice-presidente di Coldiretti Lombardia. l’ha definito «un’intesa positiva che arriva in un momento delicato per le nostre stalle e permette di continuare a garantire la produzione di latte per le famiglie e i consumatori».
Con circa 5 mila allevamenti ha ricordato la Coldiretti regionale, la Lombardia produce oltre il 45% del latte italiano. La stabilità della rete zootecnica, come ha ribadito Coldiretti Lombardia, ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
Soddisfatti il presidente di Confagricoltura Lombardia e della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Riccardo Crotti, e Francesco Martinoni, ai vertici della Federazione nazionale latte di Confagricoltura. «L’intesa permette – ha sottolinea Crotti - di dare un po’ di respiro alle aziende in un periodo ancora segnato dal livello molto elevato dei costi di produzione». Per Martinoni, è «un accordo di medio periodo che dà stabilità al mercato. Ciò permette alle nostre aziende di lavorare con serenità, e soprattutto di fare programmi su basi affidabili».
Maurizio Roldi, presidente della Federazione latte di Confagricoltura Lombardia, ha evidenziato la positività di un punto d’incontro che rispetta i termini di scadenza della proroga precedente, «alzando un po’ l’asticella della remunerazione e, quindi, i margini delle imprese; va inoltre sottolineato che in questo modo si pongono basi di un certo interesse per la trattativa che riguarderà il secondo semestre dell’anno e partirà da circa 58 centesimi».
L’intesa offre certezze nei numeri e nei pagamenti fino alla fine di giugno. Da luglio le possibilità di poter spuntare un prezzo del latte soddisfacente aumentano: si apre, infatti, il consueto periodo di flessione stagionale della produzione di latte e di aumento conseguente della domanda.
Occorre anche considerare che il valore del latte spot è in flessione decisa da alcune settimane e che a maggio potrebbe aprire in Piemonte anche il nuovo polverizzatore di Inalpi con la conseguenza di un allentamento della pressione nell'offerta di latte sul mercato.
Il sindacato assente e quello contrario
Non tutti, tuttavia, hanno partecipato al negoziato. Assente la Cia Lombardia, sprovvista di deleghe e non convocata da Italatte, come avvenuto anche lo scorso anno (ma non negli anni precedenti), come ha sottolineato all’Informatore Zootecnico il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola.
«Simili accordi non possono e non devono – ha commentato invece il presidente della Copagri Lombardia Roberto Cavaliere – essere presi come riferimento, sia a livello nazionale che a livello lombardo, in quanto siglati senza alcun riferimento normativo e valevoli esclusivamente per i sottoscrittori».
Cavaliere ha sottolineato come nel bimestre compreso tra dicembre 2022 e gennaio 2023 tutto il mercato del Nord Europa abbia registrato un trend al rialzo del prezzo del latte, tendenza emersa anche durante i recenti vertici dello European milk board, nei quali è stata «certificata la carenza produttiva e il consistente incremento dei costi di produzione a carico degli allevatori».
Copagri chiede di riaprire il confronto sulla possibilità di legare il prezzo del latte alla stalla a indicatori di mercato e a indici che certifichino i costi di produzione a carico degli allevatori, sollecitando formalmente al ministero dell’Agricoltura la convocazione urgente di una nuova riunione del Tavolo latte istituito a novembre 2021 e riunitosi più volte fino a marzo 2022.