La mangimistica italiana, dopo anni di scarsa considerazione, sta via via riconquistando il suo meritato spazio. Visibilità e considerazione che non dipendono solamente dalle capacità del sistema imprenditoriale e dalla sua rappresentanza (elementi che pure hanno un peso innegabile), ma anche dal ruolo imprescindibile che essa svolge nella filiera zootecnica e dei prodotti alimentari di origine animale che arrivano ogni giorno sul piatto dei consumatori.
Un ruolo che, grazie al continuo impegno dei mangimisti e al costante lavoro svolto quotidianamente, sta emergendo in maniera sempre più evidente, caratterizzando l’intero settore.
Ma un dato è certo: per i mangimisti italiani questo non rappresenta un punto d’arrivo ma anzi, al contrario, è un punto di partenza per ampliare sempre di più l’orizzonte di trasparenza, di conoscenza e di diffusione informativa di questo importante settore della filiera agroalimentare italiana.
Valorizzazione
La mangimistica è un settore strutturato in maniera sempre più moderna con una continua crescita tecnica e tecnologica, ma che racchiude in sè un altro elemento di grande importanza, in quanto esempio di sostenibilità e circolarità delle sue produzioni all’interno del sistema agroalimentare. Infatti, ancor prima che si accendessero i fari dell’opinione pubblica sul tema della sostenibilità e dell’economia circolare, la mangimistica si è sempre dedicata alla massima valorizzazione delle materie prime agricole, per ottenere da esse la massima resa all’interno del ciclo produttivo alimentare.
Ma ancor più importante è sempre stato il ruolo dell’industria mangimistica nel saper valorizzare in alimentazione animale tanti coprodotti delle lavorazioni dell’industria alimentare, come la crusca o la farina di soia (sicuramente tra i più conosciuti) e tantissime tipologie di cosiddetti ex-prodotti alimentari, il cui recupero da parte della mangimistica contribuisce a far sì che questi restino all’interno del circuito alimentare, con benefici notevoli sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, offrendo un contributo importantissimo alla corretta gestione delle risorse disponibili e alla lotta contro gli sprechi alimentari. Un elemento chiave questo sul quale, sono sicuro, si giocherà ancor più il futuro del settore.
Qualità e sicurezza
L’altro elemento che contribuisce alla crescita reputazionale della mangimistica sta nel fattore che connota ogni buon prodotto: la qualità e la sicurezza di impiego.
I mangimi italiani sono di assoluta qualità e soprattutto sono sicuri. Due requisiti fondamentali frutto di una continua attività di ricerca scientifica e di una continua innovazione tesa a ottimizzare l’alimentazione degli animali, con centinaia e centinaia di formulazioni differenti in grado di soddisfare tutte le esigenze nutrizionali degli animali d’allevamento.
Ciò ha un duplice enorme vantaggio: il primo quello di ottimizzare al meglio la resa del mangime somministrato ed il secondo, ancor più importante del primo, di contribuire in modo fondamentale alla salute e al benessere degli animali dei nostri allevamenti nel rispetto dell’ambiente circostante. Un aspetto del settore mangimistico quest’ultimo che troppo spesso non viene posto nella giusta considerazione, ma che ha un parallelismo evidente anche rispetto a quanto accade per la condizione umana.
Dalla qualità dei mangimi discendono quindi la garanzia della buona nutrizione degli animali, il loro stato di salute e di benessere e pertanto delle produzioni – carni, latte, uova, pesce – che da essi derivano.
Ricerca
Per ottenere questi risultati c’è bisogno tuttavia di una grande impegno delle aziende mangimistiche attraverso una continua attività di ricerca svolta sia a livello industriale, sia con il contributo di esperti scientifici, per migliorare le conoscenze sia delle esigenze degli animali sia dei cicli di produzione con l’adozione di regimi alimentari sempre più precisi e calibrati sulle esigenze della specie, dell’età e della destinazione degli animali allevati.
Ricerca, sviluppo e innovazione - e la diffusione dei risultati “in stalla” - sono infatti un fiore all’occhiello della mangimistica italiana, ma andrebbero incentivati con un necessario snellimento dell’apparato burocratico-normativo che spesso non riesce a stare al passo con il progresso e con i ritmi imposti da un mercato e da un consumatore sempre più attento ed esigente.
Altro elemento di forza su cui poggia la mangimistica del nostro Paese è il sistema di controllo costruito negli anni in Italia che permette ai mangimi tricolori di essere un prodotto in grado di ottemperare ai più elevati standard di sicurezza alimentare a livello mondiale. Ciò è elemento di garanzia sia per il consumatore primario, e cioè l’animale, sia ed ancor più per il consumatore finale, cioè l’essere umano.
E questo è un altro tratto d’orgoglio per l’intero settore mangimistico nazionale: fornire una gamma ampia di prodotti e servizi, unica al mondo, a una produzione zootecnica, ricca di eccellenze e capace di offrire - nel rispetto della tipicità e delle tradizioni del nostro alimentare - una qualità e un gusto impareggiabili rispetto a qualunque concorrente del mercato internazionale, garantendo allo stesso tempo un livello di sicurezza alimentare tra i migliori al mondo.
Tutti questi elementi dimostrano come la mangimistica rappresenti uno snodo essenziale per il mondo zootecnico (anche in zone remote) e per tale ragione lo rende capace di dialogare a vario titolo con i soggetti della filiera coinvolti nel processo produttivo. Fare mangimi significa, infatti, svolgere un’attività che mettere in stretta relazione la produzione primaria, l’attività di allevamento, la produzione di alimenti di origine animale, fino al consumatore finale.
Ecco allora l’ultima sfida che attende il settore: non solo essere-filiera, ma anche promuovere-filiera. Contribuire a consolidare la competitività del sistema agroalimentare italiano per un completo riconoscimento del ruolo di assoluto protagonista economico, culturale, sociale e ambientale.