Latte italiano, filiera da 29 miliardi in crescita la dimensione aziendale

I dati di Ismea e Nomisma sul settore lattiero-caseario per la campagna di promozione realizzata dall’Alleanza delle Cooperative Italiane

latte
La fotografia del settore scattata in occasione della presentazione a Roma dell’edizione 2025 di “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”, la campagna promossa dal settore lattiero-caseario di Alleanza delle Cooperative Italiane

Il comparto lattiero-caseario conferma il suo ruolo strategico nell’agroalimentare nazionale. Secondo gli ultimi dati Ismea, la filiera ha generato complessivamente 29 miliardi di euro di valore, di cui 7,1 miliardi dalla fase di allevamento e 21,8 miliardi da quella di trasformazione. Quest’ultima, in particolare, ha registrato una crescita del 9% nell’ultimo anno, soprattutto grazie all’export  mantenendo il primato in termini di fatturato nell’industria alimentare italiana. L’Italia si colloca al quinto posto tra i produttori di latte bovino dell’Unione europea, con oltre 13mila tonnellate consegnate, 23 mila allevamenti attivi e un patrimonio di 1,7 milioni di vacche da latte.

È la fotografia tracciata da Ismea in occasione della presentazione a Roma dell’edizione 2025 di “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”, la campagna promossa dal settore lattiero-caseario di Alleanza delle Cooperative Italiane, realizzata da Confcooperative con il cofinanziamento della Commissione europea.

Aggregazione e dimensione la chiave per la competitività

Negli ultimi dieci anni il comparto ha vissuto un processo di profonda trasformazione. Ismea rileva che sono progressivamente scomparse le aziende di piccole dimensioni, ma al contempo si è sviluppato un percorso di aggregazione e crescita strutturale.

Gli allevamenti con meno di 49 capi rappresentano oggi circa la metà del totale nazionale, ma la produzione è concentrata nelle aziende di medio-grandi dimensioni. Le stalle “grandissime”, con oltre 5mila capi, pur costituendo meno del 5% del totale, detengono circa un terzo delle vacche da latte italiane.

«Uno dei principali obiettivi su cui il comparto deve intervenire, anche attraverso strumenti politico-normativi, è quello dell’aggregazione del sistema produttivo – sottolinea Giovanni Guarneri, presidente del settore lattiero-caseario di Confcooperative Fedagripesca –. Solo con una maggiore dimensionalità delle aziende è possibile competere nei mercati internazionali. È già in atto un robusto consolidamento, favorito da processi di crescita e da fusioni tra cooperative. Se consideriamo che il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato dalle 25 imprese più dimensionate, appare evidente quanto sia strategico organizzarsi per creare sinergie ed economie di scala, essere più reattivi ai cambiamenti e rafforzare il potere contrattuale sui mercati esteri».

Nel complesso, al sistema cooperativo fanno oggi capo 17mila stalle, 540 imprese di trasformazione e oltre 13mila lavoratori. La cooperazione gestisce il 65% del latte raccolto in Italia e produce il 70% dei principali formaggi Dop, a conferma del peso del modello cooperativo nella filiera.

Export sempre in crescita, +15,7% nel primo semestre 2025

La propensione all’export resta una leva fondamentale per la competitività del settore. Dopo il risultato record del 2024, con 5,4 miliardi di euro di valore e 660 mila tonnellate di prodotti lattiero-caseari esportati, i dati Ismea indicano che nei primi sei mesi del 2025 le esportazioni hanno registrato un incremento del +15,7% in valore e +5% in volume.

Sul fronte della domanda interna, la spesa delle famiglie per i prodotti lattiero caseari fa segnare un deciso recupero nel corso del 2025, con una maggiore propensione da parte dei consumatori a riempire il carrello con formaggi freschi (+5,7% in volume nei primi sette mesi) e yogurt (+6%). All’opposto sempre meno latte fresco, complici dinamiche sociodemografiche e cambiamento di abitudini e preferenze.

Consapevolezza e fiducia, i consumatori italiani riscoprono il latte

Oltre agli indicatori economici, la filiera mostra segnali positivi anche sul fronte della percezione dei consumatori. Chiara Volpato, head of technical consulting di Nomisma, ha presentato i risultati di una consumer survey che si è proposta di misurare come nel corso della campagna evolva il grado di conoscenza rispetto ai prodotti lattiero-caseari e ai relativi elevati standard qualitativi, nonché il livello di fiducia dei consumatori. Trai i criteri di acquisto di prodotti lattiero-caseari e tra i desiderata, convenienza e sconti ricoprono un ruolo di rilievo, accompagnati però da qualità, filiera tracciata e certificazioni. Ne consegue che il passaggio dal prezzo al valore del prodotto sia un percorso non ancora compiuto totalmente.

Quasi 8 italiani su 10 dichiarano di avere fiducia nel latte e nei prodotti lattiero-caseari europei. La fiducia è particolarmente forte tra i giovani e cresce al crescere del reddito e del livello di istruzione, in relazione diretta con la consapevolezza dei rigorosi standard di qualità e sicurezza propri della filiera europea.

Quando si parla di informazione sui prodotti alimentari, è prevalente chi cerca fonti ufficiali a conferma delle informazioni trovate online (44%), e aumenta il gruppo dei consumatori che si informa tramite web e social media (28%). Nel complesso cresce la quota di italiani che si informa (85%, +23punti percentuali rispetto al 2024) indice di un buon approccio all’informazione sul mercato.

Più di 6 italiani su 10 affermano di conoscere le caratteristiche specifiche dei prodotti lattiero-caseari, a conferma di una correlazione positiva tra informazione e fiducia. Tuttavia, rimane ancora necessario fare chiarezza su alcune fake news ricorrenti: due consumatori su tre sanno riconoscerle, ma persistono dubbi su temi come l’eliminazione del lattosio, le bevande vegetali e il latte Uht.

Informazione, qualità e benessere animale alla base delle scelte

«Questa indagine di Nomisma sulla percezione dei prodotti lattiero-caseari  ci restituisce un quadro positivo che attesta l’efficacia della campagna “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”, nata più di quattro anni fa per sfatare falsi miti e sensibilizzare i consumatori – osserva ancora Guarneri –. Oggi ci approcciamo a un consumatore informato e consapevole, che ricerca qualità, sicurezza alimentare, benessere animale, certificazioni e tracciabilità di filiera». È fondamentale, come ha sottolineato Guarneri,  continuare a lavorare insieme con gli attori della filiera, la distribuzione e i media per promuovere un consumo consapevole, guidato dal valore  del prodotto e da una corretta informazione»

Latte italiano, filiera da 29 miliardi in crescita la dimensione aziendale - Ultima modifica: 2025-10-24T16:55:55+02:00 da Francesca Baccino

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