Cooperazione, sostenibilità e benessere animale. Sono questi i pilastri che reggeranno lo sviluppo futuro del settore lattiero caseario. Ne è convinto Antonio Baietta (nella foto), presidente della cooperativa Santangiolina di San Colombano al Lambro, in provincia di Milano. Oltre alla sede principale la cooperativa conta su due stabilimenti produttivi a Pandino (Cr) e a Cereta di Volta Mantovana (Mn) e su un punto di stagionatura in Valsassina, provicnia di Lecco.
Presidente Baietta, partiamo dai numeri: soci, latte raccolto, fatturato.
“La nostra cooperativa aggrega 300 soci, raccoglie circa 7mila quintali di latte ogni giorno, fattura oltre 100 milioni di euro”.
Qual è la destinazione del latte?
“Circa 2.000 quintali di latte, quasi il 30% della materia prima ritirata ogni giorno, sono destinati alla produzione di Grana Padano. Il 10% del latte viene impiegato per la produzione di formaggi molli. Circa il 20% viene invece conferita in aziende nostre socie, come ad esempio la cooperativa Tre Valli Cooperlat, realtà di secondo grado. La restante parte di latte serve per rifornire altre centrali, come ad esempio quelle di Firenze, ma anche Galbani, Parmalat e molti altri caseifici più piccoli. Guardando le produzioni a denominazione, oltre al Grana Padano produciamo Taleggio e Quartirolo Lombardo”.
Qual è oggi la situazione del mercato e cosa vi aspettate per i prossimi mesi?
“La situazione del mercato secondo me è buona, perché è una condizione tutto sommato equilibrata fra domanda e offerta. In termini di prezzi ci siamo posizionati anche su buoni livelli. Il Grana Padano, ad esempio, nel giro di due mesi è cresciuto di oltre un euro al chilogrammo, secondo me trainato anche dalle ottime performance del Parmigiano Reggiano, che ha raggiunto quotazioni senza precedenti. Inoltre, a mantenere i prezzi su livelli sostenuti gioca anche una certa scarsità di latte: dall’estero sta entrando in Italia sempre meno prodotto e, di conseguenza, io prevedo un 2019 positivo per la concomitanza di tutti i fattori che le ho appena elencato”.
Alla luce di quanto ha affermato e della scarsità di latte che dal suo osservatorio rileva, che cosa consiglia ai soci della Santangiolina: di produrre di più oppure di mantenere le produzioni di equilibrio?
“Io direi di mantenere l’equilibrio produttivo, aspetto che rappresenta – come abbiamo visto negli anni - una variabile importante. Abbiamo anche rilevato che si sfora facilmente e se le produzioni aumentano eccessivamente, si rischia appunto di uscire da questa fase in cui domanda e offerta sono sullo stesso piano”.
Che fare, dunque? Quando il mercato va bene, sa bene che normalmente gli allevatori investono. Se è consigliabile non incrementare le produzioni di latte, che alternative suggerisce? In quale direzione potrebbe essere utile indirizzare gli investimenti?
“Io la vedo così: benessere animale e sostenibilità ambientale. Sono aspetti fondamentali e che in un futuro prossimo saranno indispensabili per rimanere sul mercato. è una questione di etica, ma anche di economia, allo stesso tempo. Per questo auspico che gli allevatori investano per fare in modo che tutto funzioni bene in stalle e, di conseguenza, nella filiera della trasformazione e nei passaggi successivi. Noi abbiamo bisogno dopo tanti anni di prezzi del latte troppo bassi di ridare forza ai nostri allevatori, perché altrimenti non riescono ad andare avanti. Abbiamo bisogno come sistema di pagare il latte di più”.
Quanto di più?
“Secondo il mio punto di vista dovrebbe superare i 45 centesimi al litro e collocarsi tra 45 e 50 centesimi. Se così fosse, a ben vedere, non si farebbe altro che tornare ai vecchi prezzi della seconda metà degli anni Ottanta, quando arrivammo a pagare anche 800 lire al litro. In questo modo, anche se i costi di produzione sono aumentati molto rispetto a 30 anni fa, gli allevatori bravi riuscirebbero a operare una gestione corretta, in equilibrio, in grado di pianificare gli investimenti in sostenibilità e competitività in maniera corretta. Oggi abbiamo bisogno di professionisti in agricoltura e, ancora di più, in zootecnia”.
Avete lanciato sul mercato da pochi giorni il Taleggio biologico.
“Sì. Abbiamo cinque stalle biologiche che ci conferiscono il latte. Una catena tedesca voleva il taleggio biologico e ci stiamo apprestando a farlo. È un primo esperimento, da pochi giorni sul mercato, ma siamo convinti che in un mercato flessibile si debba anche essere veloci e pronti per rispondere alle esigenze dei consumatori, continuando a garantire la qualità delle produzioni”.
Quali altri prodotti bio producete?
“Oltre al Taleggio biologico produciamo anche caciottine bianche, fresche, tipo Brie, da diverse pezzature”.
A un giovane allevatore che cosa consiglierebbe?
“Di gestire la propria azienda in maniera più professionale. I giovani devono fare bene i conti, perché è un aspetto molto importante e non si può gestire un’impresa senza avere costantemente sott’occhio la situazione economica, gli scenari di mercato, le prospettive. Oggi più che mai è necessario allevare con professionalità, produrre bene, rispettare tutte le normative e, magari, spingersi anche oltre e intraprendere percorsi di certificazione volontari e, allo stesso tempo, tenere controllate tutte le voci del bilancio. Il benessere animale e la sostenibilità ambientale sono solo due esempi della direzione da intraprendere, anche perché sono tematiche verso le quali i consumatori stanno prestando molta attenzione e non sono disposti assolutamente a fare sconti. I giovani dovrebbero essere i primi a sapere che una vacca felice produce di più e, quindi, da più reddito”.
Sul fronte del benessere siete al passo?
“Cerchiamo di dare risposte anticipando appunto il mercato. Entro la fine del 2018 certificheremo 40 aziende della filiera del Grana Padano secondo le normative Crenba. Lo chiede la grande distribuzione e ci siamo attivati”.
Che futuro della politica agricola comune 2021-2027. Che cosa chiedete?
“Il futuro della Pac ci preoccupa. Chiediamo che non venga sacrificata l’agricoltura, che è una parte fondamentale e strategica non solo dell’economia, ma della crescita della società stessa”.
Latte, Baietta: mantenere l’equilibrio produttivo
Oggi domanda e offerta sono sullo stesso piano, opportuno per gli allevatori evitare di uscire da questa situazione, sostiene il presidente della cooperativa Santangiolina. Magari investire non sulla crescita ma su benessere animale e sostenibilità ambientale, che sono il futuro