Icqrf: «L’adesione al Sqnba deve essere remunerata. Altrimenti sono pratiche sleali»

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo hanno segnalato il mancato riconoscimento per chi aderisce al Sqnba

Sqnba
Una nota ufficiale dell' Icqrf ha confermato la correttezza della richiesta di Coldiretti di veder riconosciuta un'adeguata valorizzazione per chi si assume volontariamente questo impegno

L’impegno economico richiesto agli allevatori che scelgono di certificarsi secondo il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale - Sqnba deve essere riconosciuto all’interno dei contratti di fornitura con la parte industriale. Non farlo e imporre, invece, clausole aggiuntive senza una remunerazione adeguata, può diventare una pratica commerciale sleale. A chiarirlo è stato l’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi) in una nota ufficiale che accoglie una richiesta formale di Coldiretti.

L’intervento dell’ente di controllo arriva dopo le segnalazioni di diversi allevamenti della filiera lattiero-casearia che lamentavano l’introduzione, nei contratti di conferimento, di obblighi legati al benessere animale senza che venisse riconosciuto alcun premio aggiuntivo per coprire i maggiori costi sostenuti. Una situazione che l’organizzazione agricola ha portato all’attenzione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, attraverso una lettera firmata dal presidente Ettore Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo.

Coldiretti: «Così si viola la legge sulle pratiche sleali»

Nella missiva Coldiretti ha sottolineato come l’imposizione unilaterale di tali clausole sia in contrasto con quanto previsto dalla normativa nazionale sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agroalimentare.

La legge vieta, infatti, «l’imposizione, diretta o indiretta, di condizioni di acquisto o di vendita ingiustificatamente gravose». E tra queste rientrano, secondo l’organizzazione agricola, le richieste dell’industria di adeguare allevamenti e processi produttivi agli standard del benessere animale senza una corrispondente valorizzazione economica.

Un principio ribadito ora anche dall’Icqrf, che richiama il fatto che l’adesione al Sqnba è su base volontaria: un’impresa sceglie liberamente di certificarsi, assumendo costi e responsabilità ulteriori, ma proprio per questo deve vedersi riconosciuto un differenziale di prezzo.

Sqnba: più benessere, meno antibiotici e un allevamento più sostenibile

Il Sistema di qualità nazionale benessere animale punta a elevare gli standard del settore zootecnico italiano. Nasce con l’obiettivo di rafforzare la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle filiere attraverso la certificazione volontaria degli allevamenti e delle industrie collegate.

Il disciplinare definisce una serie di regole e requisiti tecnici, dalla gestione degli animali alla riduzione dell’uso di antibiotici, fino alla verifica di parametri misurabili e basati su evidenze scientifiche. Rispetto alle normative europee e nazionali già in vigore, gli impegni richiesti sono più stringenti e prevedono comportamenti virtuosi che garantiscono maggiore tutela del benessere animale.

Adeguarsi a tali standard comporta però costi significativi: investimenti sulle strutture, modifiche gestionali, formazione del personale e controlli costanti per mantenere la certificazione. A questi si aggiunga una possibile riduzione delle rese produttive, conseguenza naturale dei criteri più rigorosi.

Un valore aggiunto che il mercato riconosce

Secondo l’Icqrf, tutto questo è in grado di generare un valore aggiunto che deve essere condiviso lungo la filiera. I prodotti provenienti da allevamenti certificati – dal latte alla carne – sono infatti sempre più richiesti da consumatori.

Se il mercato riconosce un prezzo superiore, questo differenziale deve arrivare anche agli allevatori, spesso l’anello più debole della catena ma anche quello che sopporta i costi maggiori derivanti dall’adesione al Sqnba. Diversamente si creerebbe una distorsione che trasferisce il peso economico solo sulla produzione primaria senza un ritorno.

La distribuzione del valore lungo la filiera

Il principio espresso dall’Icqrf è chiaro: l’extra valore generato dal benessere animale non può essere assorbito solo dalla parte industriale o commerciale, ma deve essere distribuito equamente. Un riconoscimento economico che non rappresenta un premio “di facciata”, bensì la condizione minima per evitare squilibri contrattuali considerati, a tutti gli effetti, pratiche sleali.

La nota dell’Icqrf potrebbe ora creare un precedente importante per tutta la zootecnia italiana, chiamata a confrontarsi con standard sempre più elevati richiesti dal mercato e dalla società. Allo stesso tempo, costituisce un segnale forte verso la necessità di garantire trasparenza nei rapporti tra industria e allevatori, affinché la transizione verso modelli più sostenibili non ricada esclusivamente su chi produce, ma venga sostenuta e valorizzata da tutti gli attori della filiera.

 

 

Icqrf: «L’adesione al Sqnba deve essere remunerata. Altrimenti sono pratiche sleali» - Ultima modifica: 2025-11-17T17:10:50+01:00 da Francesca Baccino

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