Dazi al 15%, l’accordo Usa-Ue impatta in modo diverso

Con dazi al 15% si intende quanto complessivamente dovuto per esportare merci Ue negli Usa e non ci sarà accumulo. L'impatto sarà, comunque, differente

dazi Usa
Donald Trump, presidente degli Usa
Usa e Ue, l’accordo sui dazi è arrivato lo scorso 27 luglio con una tariffa del 15% che dovranno pagare le merci dell'Ue dirette nel mercato statunitense. Dopo l'annuncio di dazi al 30%, arrivato l'11 luglio scorso da parte dell'amminstrazione Usa, si tratta per alcuni prodotti, ma non per tutti, di un pericolo scampato. C'è però una versione Usa e una versione Ue

Usa e Ue, l’accordo sui dazi è arrivato lo scorso 27 luglio con una tariffa del 15% che dovranno pagare le merci provenienti dall’Unione europea dirette nel mercato statunitense. Rispetto al 30%, annunciato per far tremare i polsi dall’amministrazione Usa di Donald Trump (nella lettera inviata l'11 luglio scorso alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vedi qui), è andata meno peggio del previsto, ma l’impatto, pur con diversi distinguo, non sarà uguale per tutti i prodotti.

A livello generale l'accordo tra Usa e Ue prevede che a fronte di un dazio al 15% per le merci ci sia un impegno dell’Ue ad acquistare 750 miliardi di dollari in prodotti energetici americani in 3 anni e investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

Nessun cumulo

Dazi al 15% non significa, comunque, che la percentuale stabilita debba sommarsi alla tariffa già in vigore, ma rappresenta quanto complessivamente dovuto per esportare negli Usa. Ci saranno, quindi, comparti dell’agroalimentare più colpiti di altri dalle nuove tariffe e altri che, invece, ne usciranno indenni perché la tariffa resterà sostanzialmente invariata.

«Si tratta di un costo extra per molte imprese del settore, come ha sottolineato Assolatte, ma è senza dubbio un risultato importante, vista la ferma volontà dell’amministrazione Usa di ottenere forti aumenti sulle tariffe».

«Il peggio è passato – ha dichiarato Paolo Zanetti, presidente di Assolatte –. Dopo mesi di incertezze e forte instabilità della domanda, ha vinto il dialogo e ha perso chi chiedeva all’Europa di alzare contro barriere che avrebbero portato ad una drammatica guerra commerciale con uno dei nostri partner più importanti».

«Ha fatto bene la Commissione europea, che, seguendo i consigli del nostro Governo, ha mantenuto aperta la porta al negoziato – ha aggiunto Zanett i– senza cedere a facili isterismi, scongiurando ipotesi drammatiche come il +30% minacciato dal presidente Usa nelle ultime settimane».

Dazi, quali salgono

Da segnalare però che, come ha precisato Assolatte,  per alcuni formaggi questo dazio comporta un importante aumento, come nel caso del nostro Pecorino Romano dop. «Per i formaggi italiani si tratta comunque di un considerevole aumento, e sappiamo che - con buone probabilità - i buyer americani chiederanno alle nostre imprese di partecipare almeno agli extra costi di import, ma siamo certi che il nostro Governo confermerà la propria sensibilità verso chi fa impresa, mettendo a disposizione risorse per i segmenti più danneggiati».

«Prima bisognerà vedere i testi scritti, ma se le interpretazioni sono corrette per i grandi formaggi italiani finirà meglio del previsto - ha detto Giampiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo -. Con il dazio del 15% che non si somma, ma si sostituisce alle aliquote precedenti, molti prodotti del comparto restano di fatto a condizioni invariate, visto che da sempre per entrare negli Stati Uniti pagano una tariffa del 15%».

La versione dell'Ue e quella degli Usa tuttavia differiscono sull'agroalimentare

Questa sarebbe, comunque la versione dell'Ue perchè nelle ultime ore sta circolando un'ipotesi Usa che fornisce indicazioni diverse: sembra che gli Stati Uniti abbiano ottenuto dall'Ue il via libera all’ingresso all’interno nel mercato dell'Ue di carne di maiale e prodotti lattiero-caseari statunitensi. Un'autorizzazione sottolineata in maniera ufficiale dall’amministrazione Trump, ma taciuto dai servizi della Commissione von der Leyen.

La Commissione europea ha indicato, invece, a proposito del partner «migliore accesso al mercato Ue per quantità limitate di prodotti ittici statunitensi» (merluzzo d’Alaska, salmone del Pacifico e i gamberetti) che «avvantaggia l’industria di trasformazione dell’Ue».

Possibili miglioramenti sull'accordo

«Dobbiamo aspettare di capire bene i termini dell’accordo e soprattutto di leggere la lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero sui quali ci auguriamo che la Commissione Ue lavori per far rientrare, ad esempio, il vino che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato ha commentato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, secondo il quale serviranno «compensazioni Ue per i settori più colpiti».

Come già ribadito, Coldiretti ha però fatto anche sapere che non potranno essere ammessi in Italia prodotti agroalimentari che non rispettano gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali imposti alle imprese europee. È fondamentale che l’Unione Europea continui a difendere con fermezza il sistema delle Indicazioni Geografiche, che rappresentano una garanzia di qualità e origine, e un presidio culturale ed economico del cibo fatto in Italia.

Sembra una resa più che un accordo

«Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione».

Così il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. «Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma - ha aggiuntio - prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali».

Per il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei «le aziende che operano nel comparto agroalimentare saranno costrette ad affrontare un incremento delle tariffe sulle loro esportazioni, a cui si aggiunge l’ effetto della svalutazione del dollaro, senza riuscire ad assorbirne l’impatto perché non godono di marginalità così alte. Anche se non si conoscono ancora i dettagli, quello annunciato ieri non è sicuramente un buon accordo per le nostre imprese: temiamo possa avere un grave impatto sulla competitività delle nostre filiere agroalimentari».

 

Dazi al 15%, l’accordo Usa-Ue impatta in modo diverso - Ultima modifica: 2025-07-30T08:42:20+02:00 da Francesca Baccino

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