Dairy Summit 2023, tante aspettative dal nuovo regolamento sulle Dop e Igp

Nella primavera 2024 è attesa l’entrata in vigore del regolamento che dovrebbe tutelare maggiormente anche le eccellenze made in Italy. L’europarlamentare De Castro: «Risultato che tutela il nostro paniere agroalimentare»

Dal 2024 ci sarà uno strumento in più, a livello comunitario, per tutelare le eccellenze made in Italy, comprese le tante del settore lattiero caseario. Si tratta del nuovo regolamento sulle “Ig”, ovvero gli alimenti e le bevande a indicazione geografica, un segmento in cui l’Italia detiene un solido primato a livello europeo, con una quota del 25% del totale, ovvero 882 referenze. Sul podio, dietro al Belpaese, si collocano la Francia con 755 Ig e la Spagna con 372.

Proprio le novità contenute nell’aggiornamento di questo documento sono state al centro della quinta edizione del Dairy Summit, organizzato dal gruppo editoriale Tecniche Nuove e svoltosi il 10 novembre al Crédit agricole green life di Parma, alla presenza dei principali attori della filiera lattiero casearia italiana nonché di rappresentanti del mondo accademico e della distribuzione organizzata.

Direttamente dal parlamento europeo, per illustrare le principali modifiche, è intervenuto l’europarlamentare Paolo De Castro.

Il ministro Francesco Lollobrigida ha inoltre rivolto un saluto alla platea tramite un video messaggio, rimarcando al contempo l’impegno in prima linea del governo nella protezione del made in Italy.

De Castro: «Non ci sarà più spazio

per l’italian sounding»

Il percorso per arrivare alla definizione di questo regolamento, che ha fatto da comune denominatore a tanti interventi del Dairy Summit 2023, non è stato affatto semplice.

Lo ha testimoniato lo stesso europarlamentare Paolo De Castro che ha evidenziato la complessità del lavoro «perché le Ig non interessano allo stesso modo tutti e 27 gli stati della Ue. A sentirne la necessità è infatti soprattutto la parte meridionale dell’Europa, mentre altrove è percepito come burocrazia. Tuttavia, non si tratta di curiosità enogastronomiche, bensì significa proteggere un sistema che, alla fine del 2023, dovrebbe oltrepassare i 90 miliardi di euro di fatturato. Quando il nuovo regolamento sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, ovvero presumibilmente nella primavera del 2024, dopo tutti i vari passaggi formali tra cui la traduzione nelle 25 lingue della Ue, occorrerà applicarlo nella maniera migliore possibile, per rendere questo strumento davvero in grado di potenziare e rafforzare un sistema che già funziona. Non ci sarà più spazio per l’italian sounding, ovvero per imitazioni come il prosek croato e l’aceto balsamico sloveno o cipriota. E, grazie a un alert-system che dovremo costruire, ci sarà più protezione anche sul web».

Infine, De Castro ha incalzato: «Abbiamo bisogno di avere un testo unico di qualità a livello europeo perché esso potrà essere molto utile a difendere le nostre economie dalla “visione salutistica” nord europea. Solo stando nella grande famiglia della qualità europea, infatti, potremo difendere ad esempio il nostro vino dall’etichettatura irlandese, che lo definisce un prodotto che nuoce alla salute. Con questo testo unico, insomma, avremo qualche strumento in più».

Ig, una leadership

che parla italiano

Durante il convegno, Ersilia Di Tullio di Nomisma ha messo in luce quanto “pesa” questo nuovo regolamento per il segmento dairy.

Nel settore lattiero-caseario, infatti, l'Italia detiene un ruolo di leadership: è seconda in Europa solo alla Francia a livello di Ig (55 a 56), ma di gran lunga primi per volumi di produzione, con 589mila tonnellate di prodotto tutelato, rispetto alle 238mila francesi e alle 31mila spagnole.

Il valore dei formaggi, inoltre, vale in Italia il 59% del valore complessivo delle produzioni Ig nazionali. Tradotto in numeri, il valore alla produzione dei formaggi Dop e Igp italiani si attesta, sempre secondo Nomisma, sui 4.677 milioni di euro, a fronte dei 7.979 milioni di euro di tutte le Ig made in Italy.

Maggiori tutele

Ancora Di Tullio ha messo in luce tre punti chiave che, nel nuovo regolamento, contribuiranno a proteggere le Indicazioni geografiche. Innanzitutto, nei prodotti trasformati, prima di dichiarare un Ig come ingrediente l’utilizzatore dovrà informare l’associazione di produttori riconosciuta e attendere un suo via libera.

Al contempo, sarà obbligatorio indicare in etichetta la percentuale dell’Ig presente e sarà vietato impiegare prodotti comparabili all’Ig dichiarata in etichetta.

Sul fronte della protezione non potranno essere utilizzate norme nazionali per registrare marchi identici o evocativi di Ig e non potranno essere utilizzate le “menzioni tradizionali” Ue per registrare marchi identici o evocativi di Ig.

Infine, per quanto riguarda il tema della protezione ex-officio on-line, sarà attivo un sistema di geo-blocking grazie al quale gli Stati membri avranno l’obbligo di bloccare immediatamente l'uso illegale di marchi Ig anche grazie a un alert-system sviluppato da Euipo, l’ufficio dell'unione europea per la proprietà intellettuale.

Deserti: «Europa capofila

di un modello di sviluppo»

Un convinto plauso al nuovo regolamento sulle Ig è arrivato innanzitutto da Riccardo Deserti, presidente di Origin International, ovvero l’organizzazione per una rete internazionale delle indicazioni geografiche. «Quello fatto dall’Europa con il nuovo regolamento – ha puntualizzato – è un passo molto importante perché andiamo a consolidare l’unicità europea. Nel mondo, infatti, sono oltre 13mila le indicazioni geografiche riconosciute, ma l’Europa oggi è l’unica realtà mondiale dove le Ig non sono solo indicazioni di proprietà intellettuale, ma rappresentano anche un modello di sviluppo locale e territoriale. L’Europa, quindi, diventa anche capofila della diffusione di tale cultura a livello globale, con latte e vino come driver principali».

Calzolari, Prandini,

Fini, Bertinelli

Dare valore all’intera filiera, trovare i giusti equilibri, puntare ancora di più sull’export al di fuori della Ue. Questi alcuni dei temi, degli obiettivi e delle suggestioni emersi durante le tavole rotonde svoltesi nella sessione mattutina del convegno.

Giampiero Calzolari, presidente di Granarolo, commentando i dati Ismea gennaio – giugno 2023 sugli acquisti domestici di latte e derivati, che mostrano una flessione dell’1,8% ma una crescita dei prezzi di oltre il 20%, ha sottolineato: «Questi dati evidenziano ciò che andiamo dicendo da tempo: il cibo di qualità va pagato e non può essere oggetto di mercanteggio al ribasso. O si aumentano gli stipendi dei consumatori, o non è che chi dà certi servizi debba rinunciare al proprio reddito. Il ruolo di chi produce cibo, e lo abbiamo visto col Covid, è talmente importante che va preservato nella sua interezza».

Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha rilevato che, secondo i dati a sua disposizione, il mercato lattiero caseario ha segnato una crescita nei primi 9 mesi del 2023, oltre a «una tenuta del prezzo e a un aumento significativo dell’export. Ma non ci dobbiamo accontentare: dobbiamo iniziare a fare scelte di carattere strategico, arrivando ad avere un’equa ridistribuzione del valore economico all’interno della filiera».

Cristiano Fini, presidente di Cia – Agricoltori italiani, ha toccato diversi temi. «Il governo - ha detto - ha fatto bene a intervenire sul taglio del cuneo fiscale, ma credo opportuno che tale misura debba diventare strutturale».

Poi, per quanto riguarda la filiera, ha aggiunto: «Dobbiamo comunicare più e meglio quello che produciamo, facendo capire che latticini e derivati del latte non sono un male ma fanno bene alla salute. Dovremmo insomma essere più incisivi sotto questo aspetto».

Uno sguardo alla situazione del mercato da parte di Nicola Bertinelli, presidente del consorzio Parmigiano Reggiano, che ha sottolineato: «Con i prezzi del Parmigiano Reggiano che da gennaio a ottobre sono aumentati del 2% al consumatore rispetto all’anno precedente e i consumi che segnano però un +17% in volume, cosa è accaduto? Che i consumatori hanno scelto di privilegiare nei loro acquisti i formaggi a pasta dura, puntando sulla qualità. I similari infatti sono cresciuti di prezzo ma calati in volumi».

Export: Berni, Zanetti

Prezzi: Giuliani

“Il nuovo regolamento Ig spinge l’export dei formaggi” è stato il tema al centro di un’altra tavola rotonda, in cui Stefano Berni, direttore generale del consorzio di tutela Grana Padano, ha confermato il momento positivo dei formaggi duri di qualità.

«Il Grana Padano – ha rilevato – secondo Nielsen da gennaio a luglio 2023 è cresciuto del 3,2% in volumi esportati e, sul mercato italiano i duri nel periodo gennaio – settembre 2023 hanno segnato un +4,1%. Ora, il nuovo regolamento Ig ci aiuterà e ci darà più tutele».

Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, ha sottolineato: «Il lattiero caseario è il primo settore dell’industria alimentare italiana, con 18 miliardi di euro di fatturato realizzati nel 2022. Negli ultimi dieci anni è cresciuto del 70% ogni anno ribaltando la bilancia commerciale, passata da – 100 milioni a + 1,9 miliardi di euro.

Sempre dieci anni da l’export verso i paesi Ue aveva una quota del 60% e l’extra Ue del 40%, oggi siamo a 70% Ue e 30% extra Ue. Abbiamo cioè performato bene in Europa, dove continuiamo a crescere ma dove il mercato è ristretto a una popolazione di 500 milioni di persone. Nel mondo siamo circa 8 miliardi: dobbiamo guardare di più verso quei 7,5 miliardi di persone che, a differenza peraltro del consumatore europeo, sono più propense ad andare alla ricerca di un’alimentazione basata sulle proteine animali. Questo obiettivo è possibile lavorando sugli accordi internazionali per le esportazioni».

Vincenzo Giuliani, responsabile nazionale Conad per gli acquisti di formaggi, latte e derivati, ha aggiunto: «Le aspettative di riduzione dei prezzi sui prodotti lattiero caseari, fino ad oggi, sono state abbastanza disattese. La produzione la sua parte l’ha fatta. Dobbiamo chiederci se l’industria e la distribuzione hanno fatto la loro. Forse non del tutto. Credo che nei prossimi mesi, entrambe queste parti, dovrebbero fare uno sforzo in più per aiutare il consumatore».

La sostenibilità delle filiere

sotto i riflettori

Nella seconda parte del convegno, a cura di Afidop (associazione dei formaggi italiani Dop e Igp), il tema trattato ha riguardato la sostenibilità nelle filiere certificate, alla luce degli impegni presi per il Green deal, che prevede la neutralità climatica entro il 2050, e della riforma Ig.

Nel suo video messaggio, il ministro Francesco Lollobrigida ha rimarcato: «Il nostro governo ha tenuto fin dall’inizio a valorizzare tutto il nostro patrimonio agroalimentare di inestimabile valore, in particolare il settore dei formaggi. Abbiamo avuto tante occasioni per confrontarci sul tema, per far comprendere quanto questo prodotto sia al centro della attenzione nazionale e internazionale, ma ancora può essere valorizzato. L’indagine di Afidop sull’utilizzo di formaggi Dop nei ristoranti italiani evidenzia la necessità di promuovere una maggiore consapevolezza e un maggiore rispetto per questi prodotti di altissima qualità. È preoccupante notare però che solo una piccola percentuale di ristoranti italiani valorizza correttamente queste eccellenze nei propri menù. Attraverso la creazione delle linee guida Afidop e Fipe per la corretta presentazione e l’utilizzo dei formaggi italiani certificati, avremo un prezioso strumento per cuochi e ristoratori per valorizzare il made in Italy e promuovere la nostra qualità».

Poi, sul nuovo regolamento Ig ha commentato: «Abbiamo appena ottenuto un grande risultato a livello europeo per contrastare l’italian sounding».

Il presidente di Afidop, Antonio Auricchio, ha poi sottolineato: «La riforma delle Ig permetterà ai consorzi dei formaggi Dop di rivendicare il loro grado di sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Un aspetto sul quale Afidop e le filiere sono al lavoro da tempo con numerosi progetti.

L’obiettivo, per il prossimo futuro, sarà quello di mettere a fattore comune le esperienze positive sviluppate nelle varie filiere per redigere, di concerto con i consorzi, linee guida che possano essere di aiuto al settore lattiero caseario di qualità a compilare il report di sostenibilità menzionato nel nuovo regolamento Ue sulle Ig, che è volontario. Le best practice presentate oggi, inoltre, fungeranno da modelli per i consorzi più piccoli, con un approccio di tutoraggio fondamentale per la diffusione di pratiche sostenibili nell'intero settore».

Esperienze innovative

Diversi poi i progetti illustrati sul fronte ambientale: si va dal Grana Padano, che con Life Ttg (coordinato dal Politecnico di Milano) ha sviluppato un software per calcolare e monitorare l’impronta ambientale delle produzioni, al Pecorino Romano che con Life Magis, supportato dal Cnr, ha valutato l’impronta ambientale e intrapreso un percorso green per ridurre le emissioni con risultati che in alcuni casi arrivano al -32% con Regole di categoria di prodotto (Rcp) in approvazione al Ministero dell’Ambiente.

Entrambi i progetti sono basati sulla metodologia Pef (Product environmental footprint) sviluppata dalla Commissione europea per promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo.

Sul fronte della sostenibilità economica emblematico il caso della mozzarella di Bufala Dop, che con un indotto di 1,2 miliardi di euro rappresenta la principale realtà Dop del Mezzogiorno (fonte: studio Svimez «L’impatto della mozzarella di Bufala campana Dop sull’economia del territorio») grazie a una filiera che conta su una produzione di quasi 54mila tonnellate, con un giro d’affari di 530 milioni di euro e 91 caseifici.

Sul fronte della sostenibilità sociale, infine, primo piano sulla case history del Parmigiano Reggiano che ha analizzato l’asciutta selettiva come strumento fondamentale nello sforzo di ridurre l’uso di antibiotici, ormai applicato dall’89, dal 79% degli allevatori del consorzio. Uno strumento adeguato e sicuro da promuovere attraverso la piattaforma Alleva.

Emilie Vandecandelaere, Fao:

il ruolo cruciale delle Ig

Emilie Vandecandelaere, economista della Food and nutrition division Fao, intervenuta nel panel sulla rilevanza delle filiere certificate nel panorama italiano e mondiale, ha spiegato: «In un’ottica di agenda 2030 è fondamentale promuovere la sostenibilità con modalità che possano riflettere i contributi specifici delle Indicazioni geografiche, guardando all’ inclusività. I consorzi e le Ig in questo senso svolgono un ruolo cruciale per definire e implementare una tabella di marcia per identificare le loro priorità, valutare e migliorare le loro performance in ambito economico, sociale, ambientale e della governance».

Un terreno complesso e sfidante ma alla portata di ogni consorzio, grazie a strumenti sviluppati con oriGIn International, inclusi una guida e un programma per accedere facilmente agli indicatori rilevanti dentro una base di 442 indicatori in 62 diversi temi di sostenibilità.

«Occorrerà un quadro di riferimento che metta in evidenza la contribuzione forte e specifica del sistema Ig – ha concluso Vandecandelaere - in coerenza con gli schemi usati a livello internazionale».

Le registrazioni video degli interventi al Dairy Summit 2023 sono consultabili a questo link: www.dairysummit.it/dairy-summit-2023-i-video/

La sesta edizione del Dairy Summit è in programma nell’autunno 2024.

Dairy Summit 2023, tante aspettative dal nuovo regolamento sulle Dop e Igp - Ultima modifica: 2023-12-14T22:32:30+01:00 da Marco Pederzoli

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