Un nuovo incontro, questa volta di natura tecnica, si è svolto al Mipaaf lo scorso 23 novembre per mettere a punto i dettagli dell’accordo sul prezzo del latte firmato il 10 novembre scorso che prevede un premio d’emergenza a favore delle stalle colpite dai forti rincari dei costi di produzione. Lo sottolinea Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, precisando che si tratta «di un accordo di partenza ancora tutto da perfezionare».
Come lo valuta, dopo l’entusiasmo iniziale?
Importante perché per la prima volta esiste un tavolo sul latte nazionale che si riunirà ogni mese per fare il punto della situazione di mercato e analizzare i costi di produzione diretti e indiretti. Non mi ricordo che un tavolo del genere sia mai stato istituzionalizzato. Questo accordo, assieme al recepimento della direttiva Ue che vieta le pratiche sleali nell’agroalimentare, ha l’obiettivo di venire incontro alle esigenze contingenti dei produttori di latte. Non si potrà andare sotto il costo di produzione. L’intesa sul prezzo dovrebbe preludere però alla costruzione di un meccanismo condiviso di indicizzazione del latte, in base a un paniere di indici che comprenda anche i costi dei fattori di produzione. Sul tipo del modello del meccanismo di rilevazione del prezzo stipulato da Italatte e dai suoi conferenti.
L’accordo è valido solo per il latte alimentare e i formaggi molli e freschi venduti attraverso la gdo. Esclude quindi tutto il canale ho.re.ca e le grandi Dop dei formaggi duri stagionati. Facendo due calcoli impatterà su volumi modesti
Se dovesse rimanere anche un 30-35% del latte italiano, questo è un punto di partenza per costruire qualche cosa di nuovo. Ci sono produttori di latte che percepiscono solo 36 o 37 centesimi al litro quando i costi di produzione del latte in Lombardia sono oggi tra i 40,5 e i 41 centesimi secondo uno studio della Fil-Idf.
Intanto oggi il latte spot è arrivato al tetto dei 50 centesimi al litro
Si tratta di volumi limitati, in questo momento la domanda di prodotto sta comunque aumentando e l’offerta è scarsa, soprattutto in alcuni paesi europei. Ad esempio in Francia si è incentivato l’abbandono della produzione, anche in Germania l’offerta è in grande flessione.