Nel 2023 sono emersi i primi segnali di ripresa per il settore lattiero caseario, ma in un contesto che presenta sempre forti criticità, come il costo ancora alto delle materie prime e le difficoltà di alcuni prodotti. Ad esempio i consumi in calo del latte alimentare e la debole competitività della mozzarella che pure è il primo prodotto italiano per volumi ed export.
«Un anno sostanzialmente positivo nonostante – ha commentato Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, l’associazione che riunisce le imprese del settore, durante l’assemblea dei soci che si è svolta a Milano lo scorso 23 maggio –, i mille problemi con cui ci siamo confrontati».
Il primo segnale positivo è, infatti, la produzione che lo scorso anno ha registrato un incremento del 2,2%. Sempre ragguardevole la performance dell’export con quasi 600mila tonnellate spedite, e un progresso del 5,7%, pari a 4,9 miliardi di euro di fatturato totale, l’11,6% in più rispetto al 2022. Significa che l’appeal dei prodotti lattiero caseari italiani, anche al di là degli evidenti aumenti di prezzi al dettaglio, riesce sempre a far breccia all’estero.
Lo scorso anno, infatti, l’inflazione è letteralmente volata e sui prezzi al consumo si sono scaricati gli aumenti dei costi di tutti i fattori di produzione della trasformazione. «Sebbene certe impennate non si siano (per ora) ripresentate, e vi sia stato qualche rientro dei valori, tornare – si legge nel comunicato di Assolatte – alla situazione pre-inflattiva sembra impossibile. I costi sono rimasti su livelli significativamente superiori a quelli degli anni scorsi e – soprattutto in Italia – emergono problemi di competitività per molti prodotti».
Fondamentali i formaggi Dop che valgono metà della produzione
Il Nord Italia spicca sempre per il suo ruolo nell’acquisto di latte bovino con un aumento dello 0,7% messo a segno dalla Lombardia, unica regione in crescita significativa a parziale compensazione di un’erosione dei volumi diffusa e, specie nelle regioni centro-meridionali e montane, piuttosto marcata. Sud e Isole dal canto loro conservano la loro centralità nel latte delle altre specie, con il 76% della produzione ovi-caprina e l’87% di quella bufalina.
Di mozzarella, che è il formaggio italiano leader come volumi, se ne sono prodotte circa 380mila tonnellate ed è seguita, tra i freschi, da mascarpone e burrata.
Strategici per il settore sono alcuni formaggi Dop, che rappresentano circa la metà della produzione casearia nazionale. In aumento, in particolare, i volumi di Pecorino Romano (+12,4%), Grana Padano (+4,8%) e Gorgonzola (+2,6%); variazioni più contenute hanno riguardato Parmigiano Reggiano e Mozzarella di Bufala Campana (-0,2%). Le altre produzioni tutelate hanno segnato un -1,4%.
La Cina soprassa il Canada ed è il quinto mercato extra-Ue
Impressionante la crescita delle esportazioni nel 2023 nonostante l’aumento dei prezzi medi: le imprese del settore hanno messo a segno un ennesimo record in volume, ma soprattutto in valore. Il 45% della produzione ormai si vende all’estero.
Sul piano geografico l’Ue resta un approdo sicuro, soprattutto nella top 3 costituita da Francia (+6,8%), Germania (+8,9%), Spagna (+7,4%) e nell’Est Europa. In quest’ultima area ha spiccato la Polonia, tra tutti il mercato più dinamico, con ben +30,5%.
Al di fuori dell’Europa le vendite hanno frenato sia Canada (-7,6%) che Giappone (-8,2%) e Corea del Sud (-7,2%). Anche il Regno Unito, sulla scia della recessione in atto nel Paese, e gli Stati Uniti, a causa del doppio effetto di inflazione e svalutazione del dollaro, hanno mostrato qualche segnale di frenata pur chiudendo l’anno, il secondo, con segno positivo (+1,2%).
Cina, Emirati Arabi e Arabia Saudita sono stati i mercati con la crescita percentualmente più rilevante in extra-Ue (+18,3%, +11,5%, +5,3%). La Cina, in particolare, ha sorpassato il Canada, assurgendo pertanto a quinto mercato extra-Ue dopo Uk, Usa, Svizzera e Giappone.
I freschi i prodotti più venduti. In secondo battuta le grandi Dop
Le vendite sono state trainate dal grande comparto dei freschi, con la mozzarella che ha messo a segno un +3,9%, burrate e mascarponi in avanti di oltre il 10%. Seguono i grattugiati (+7,1%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano in pezzi (+6,1%) e altri stagionati duri (+7,8%).
Un lieve aumento (+1,1%) ha coinvolto anche il Gorgonzola. Sono apparsi in sofferenza, invece, i formaggi a minore diffusione o comunque meno consolidati sui mercati esteri e il pecorino (-6,2%).
Costi quattro volte superiori a quelli del F&b secondo lo studio Teha–Ambrosetti
Nonostante un bilancio positivo del 2023 alcuni prodotti, molto importanti, sono in particolari difficoltà, come ha fatto notare Assolatte. I consumi di latte alimentare, ad esempio, continuano a diminuire; la mozzarella, che è prodotta ovunque nel mondo, deve affrontare una grande concorrenza e il burro è alle prese con fenomeni speculativi.
Il caro-costi, inoltre, preoccupa l’industria: lo studio Assolatte/Teha–Ambrosetti ha, infatti, confermato, come ha fatto notare l’Ad di The European House – Ambrosetti (Teha), Valerio De Molli, che la crescita dei prezzi delle materie prime è stata sette volte più accentuata rispetto al F&b nel suo complesso. «Per tanti prodotti siamo vicini al punto di rottura – ha spiegato Zanetti –. Nel mercato nazionale e internazionale ci sono limiti che non possono essere superati. Sono a rischio le vendite e le esportazioni, soprattutto dei formaggi freschi che hanno un ruolo chiave per il nostro export».
Necessarie più risorse per l’export
Anche le piccole produzioni vanno oggi all’estero grazie anche ai grandi player che, come ha sottolineato Zanetti, riescono a spedirle oltre-confine assieme alle Dop di volumi rilevanti come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. A favore dell’export lattiero caseario Zanetti ha sollecitato il cambio di destinazione dei fondi oggi destinati dall’Ice a un certo tipo di sistema fieristico estero.
«Oggi ci viene continuamente chiesto di contenere le nostre aspettative, ma questo riduce anche la capacità di investimento. Un settore così importante - ha detto Giampiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo -, dovrebbe investire risorse ancora più significative nel processo d'innovaione. Prodotti che nascono come artigianali si trovano, infatti, grazie alle possibilità che la tecnologia mette a disposizione, ad assumere una dimensione industriale e conquistare i mercati internazionali». Calzolari ha ricordato, a questo proposito, i punti focali per l’export, ossia la shelf-life, la catena del freddo e il packaging.
Si è soffermato anche sulle politiche Ue il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, intervenuto all'Assembleadi Assolatte: «Noi abbiamo un mercato mondiale che ha da una parte una serie di problemi indotti dalle contingenze di carattere geopolitico, dall'altra ha un'assenza di regole che il Wto non riesce più a garantire. Siamo in Europa, siamo in Italia, come Paese abbiamo il dovere di svolgere in Europa un ruolo non passivo. Io saluto i colleghi Paolo De Castro e Carlo Fidanza, con il quale ho collaborato in questi mesi per cercare anche di far comprendere all'Europa che non siamo soli sul pianeta e che le regole che valgono per noi devono valere anche per gli altri nelle dinamiche di commercio».