Confagricoltura Piacenza: il latte manda in rosso le aziende

Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza.
“Crescono i consumi, ma crollano i prezzi. Bene che il ministro abbia recepito alcune nostre proposte, ma le misure di sostegno non finiscano nelle tasche dei trasformatori che si sono già cautelati a scapito degli allevatori”

 

In marzo la domanda di latte fresco sul mercato interno è crollata del 25% soprattutto a causa del fermo del segmento Horeca, ma i consumi domestici dei latticini - sottolinea Confagricoltura Piacenza - sono notevolmente aumentati, anche riscoprendo alcuni prodotti che non eravamo più abituati a vedere nei frigoriferi italiani come il mascarpone le cui vendite a fine marzo sono aumentate del 100% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
La spesa degli italiani, chef segregati in casa per via del coronavirus, è cambiata e (dati Nielsen) durante la tredicesima settimana del 2020 (tra lunedì 23 marzo e domenica 29 marzo) ha fatto registrare, rispetto alla stessa settimana del 2019, un aumento per il fatturato della vendita di burro dell’85,9%. Per il latte Uht il dato è della settimana precedente ma ugualmente significativo: +34,1%, degno di nota anche il fatturato per le mozzarelle (+44,6%).
È stata in linea con queste considerazioni anche la verifica avvenuta informalmente all’interno della Sezione di prodotto lattiero-casearia di Confagricoltura Emilia-Romagna tenutasi in videoconferenza a metà aprile, alla quale ha preso parte l’allevatrice piacentina Elena Ferrari, presidente di Sezione di prodotto di Confagricoltura Piacenza, che ha riportato come la maggior parte dei caseifici in marzo e nella prima settimana di aprile abbiano riscontrato la sostanziale tenuta delle vendite al dettaglio negli spacci aziendali.

Serve maggiore stabilità

Va detto che il calo del prezzo del latte era stato innescato da alcuni fattori contingenti quali il fermo dei polverizzatori in Germania e atteggiamenti speculativi che avevano creato problemi al nostro export, ricordiamo che Paesi come la Grecia avevano richiesto certificazioni di indennità da Coronavirus per il Grana Padano pena il fermo delle importazioni. “A distanza di un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza dobbiamo però pretendere una maggiore stabilità dei mercati – sottolinea Ferrari – a fronte non solo delle misure che si intendono attivare, ma anche di alcuni segnali dell’economia”.

Elena Ferrari, presidente di sezione di prodotto di Confagricoltura Piacenza.

Guardando alle dinamiche mondiali, sottolinea Confagricoltura Piacenza, è da notare che in alcune aree del mondo, come in Sud America, la domanda di latte è superiore all’offerta. In Argentina lo stress da caldo delle vacche sta limitando la produzione. In Brasile i volumi sono insufficienti a soddisfare la domanda dell’industria alimentare e la domanda per latte Uht nel mercato al dettaglio è molto elevata.  In parallelo si stanno gradualmente riaprendo i mercati ad oriente. “È insomma possibile leggere deboli segnali di speranza che non giustificano il crollo dei prezzi del latte spot nazional che ha invece registrato quotazioni inferiori anche oltre il 20% rispetto alle condizioni pre-crisi coronavirus”.

L’ammasso privato

“Dobbiamo e possiamo gestire la crisi – rileva Ferrari - soprattutto se verranno messe in campo le misure che Confagricoltura Piacenza ha a più riprese invocato. Come sezione di prodotto regionale abbiamo in tal senso espresso apprezzamento unanime per la richiesta inviata alla Commissione Ue dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, concordata e predisposta con le Regioni, per attivare l’ammasso privato di formaggi, burro, carni bovine, suine, ovicaprine”.
Si tratta, ricorda Elena Ferrari, “di un’istanza di cui Confagricoltura Piacenza si è fatta più volte portavoce dall’inizio dell’emergenza, sin da quando il prezzo del latte iniziava a subire i primi crolli”.  L’associazione provinciale degli imprenditori agricoli nelle settimane scorse aveva più volte chiesto interventi urgenti raccogliendo l’appello dei produttori che sin da inizio marzo si erano visti recapitare lettere che invitavano a ridurre la produzione e che in alcuni casi disdettavano unilateralmente i contratti.
“Servono misure straordinarie”, ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini, anch’egli allevatore. “Ben venga l’attivazione di strumenti che sono già contemplati a livello europeo come gli ammassi privati, ma dobbiamo andare oltre con misure straordinarie e nazionali”.

Attenzione all’autarchia

“Chiediamo - ha continuato Gasparini - un piano di stoccaggio dei formaggi, anche dop, che preveda un ristoro dei maggiori costi di magazzino e consenta di valorizzare eventuali eccedenze che oggi trovano difficoltà ad essere commercializzate, ma potranno tornare sul mercato in modo graduale a emergenza finita oppure essere destinate a chi si trova in difficoltà. In questo contesto è però fondamentale che gli aiuti vengano distribuiti a ritroso lungo la filiera, perché il rischio concreto è che i vantaggi di tale operazione ricadano solo sulla trasformazione, magari ricomprendendo anche chi, già in queste settimane, si è risolto il problema decurtando unilateralmente il prezzo del latte alla stalla e mandando così in crisi gli allevatori”.
Continua il presidente di Confagricoltura Piacenza: “Non ultimo, per quanto riguarda le auspicabili misure nazionali, chiediamo attenzione onde evitare il pericolo di adottare proposte che strizzano l’occhio all’autarchia, in un momento in cui tutta l’agricoltura europea deve fronteggiare problemi comuni e che oltretutto rischiano di esporci a pericolose ritorsioni per gli approvvigionamenti delle materie prime di cui siamo carenti”.
Va ricordato che nel 2019, nonostante la zavorra dei dazi Usa sul 25% del valore del prodotto, il lattiero caseario ha registrato un fatturato estero di 3,13 miliardi con una crescita dell’11,2% sull’anno precedente.

No alla riduzione del latte

“In questo senso è doppiamente folle l’appello di taluni a ridurre la produzione di latte – evidenzia  Gasparini – prima di tutto perché in questa fase modificando in tal senso le razioni delle bovine si procurerebbe un danno permanente alla mandria. In secondo luogo perché l’export alimentare italiano è una delle voci principali del nostro Made in Italy: dobbiamo fare in modo che regga alla crisi ed essere pronti quando questa terminerà, senza far venire ulteriormente meno materia prima, di cui siamo già deficitari”.

 

Confagricoltura Piacenza: il latte manda in rosso le aziende - Ultima modifica: 2020-04-24T11:21:32+02:00 da Giorgio Setti

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