Con 26,6 miliardi di euro di fatturato l’industria lattiero-casearia rappresenta il secondo comparto industriale del panorama alimentare nazionale e il quarto per esportazioni, con 5,9 miliardi raggiunti nel 2024. I dati, realizzati da Teha per Assolatte, sono stati presentati nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione, che quest'anno ha celebrato il suo dell'80esimo anniversario.

«A 80 anni siamo diventati il primo settore dell’industria alimentare italiana – ha dichiarato il presidente di Assolatte Paolo Zanetti –. L’importanza del nostro settore va ben oltre la semplice produzione. Parliamo di un ecosistema articolato, con oltre 20 macro-attività economiche coinvolte, 121.000 persone impiegate direttamente e investimenti pari a 1,2 miliardi di euro. La nostra industria si conferma uno dei capisaldi della competitività italiana».
Il latte supera il vino
Nell’ultimo anno, il valore aggiunto del settore supera i cinque miliardi di euro, un valore oltre due volte superiore all’industria del vino (due miliardi di euro). «Abbiamo ricostruito per la prima volta la filiera estesa dell’industria lattiero-casearia, tramite la realizzazione di un unico database in Italia con dati economici pluriennali per circa 2,2 milioni di osservazioni – ha spiegato Valerio de Molli di The European House – Ambrosetti e Thea group. Nel complesso, 27,3 miliardi di euro di valore aggiunto sono abilitati dalla filiera estesa dell’industria lattiero-casearia, oltre il 7% del totale agroalimentare, con un contributo al Pil italiano dell’1,3%».
Mercato interno stabile
Anche nel 2024 le imprese lattiero casearie operanti in Italia hanno raccolto e trasformato tutto il latte vaccino prodotto nelle stalle italiane. Si tratta di 13,18 milioni di tonnellate, cui si aggiungono 800mila tonnellate di latte tra caprino, bufalino e pecorino.
Il latte lavorato in Italia è destinato alla produzione di 2,5 milioni di tonnellate di latte alimentare, 1,4 milioni di tonnellate di formaggi (per il 44% a denominazione di origine protetta), 265mila tonnellate di yogurt e altri latti fermentati e 103mila tonnellate di burro.
Gran parte della produzione casearia nazionale si concentra nella mozzarella (315mila tonnellate), Grana Padano dop (218mila tonnellate), Parmigiano Reggiano dop (163mila tonnellate), Gorgonzola dop (63mila tonnellate), Mozzarella di bufala campana dop (55mila tonnellate), Pecorino Romano dop (39mila tonnellate), burrata e stracciatella (47.500 tonnellate, di cui 600 di Burrata di Andria IGP), provolone (28mila tonnellate, di cui 7mila Valpadana Dop), mascarpone, crescenza, Asiago dop.
Incrementi significativi si registrano nella produzione di burro (+5,8%) e creme (+5,9%), trend confermato anche nel primo trimestre 2025. In calo invece yogurt e altri fermentati (-6,3%) e il latte alimentare (-1,7%).
Export 2024: volumi e valore ai massimi storici
Il 2024 è stato un anno straordinario per l’export caseario italiano, che ha raggiunto 658mila tonnellate, segnando il sedicesimo anno consecutivo di crescita (+10,7% sul 2023) e un fatturato record di 5,4 miliardi di euro (5,9 miliardi con le referenze complementari). Il calo minimo del prezzo medio per kg (-1,4%) conferma che l’aumento delle esportazioni non è stato ottenuto abbassando i listini.
Tutti i principali mercati mostrano segni positivi, con tassi a doppia cifra in diversi Paesi dell’Ue (Polonia +26,7%, Romania +25,3%, Francia +8,9%) e dell’extra-Ue (Asia Orientale +20,4%, Americhe +12,2%, Medio Oriente +12,8%, Oceania +15,2%).
Italia supera l’Olanda in volumi
L’Italia ha superato l’Olanda nei volumi esportati, diventando il primo paese esportatore in Ue per quantità. Resta saldamente prima anche per valore, con 1,78 miliardi di euro, davanti alla Francia (1,2 miliardi).
Il primo trimestre 2025 conferma la tendenza, con un +3,4% nei volumi e +13,8% nel valore, sostenuto da un significativo recupero dell’euro/kg medio.
Assolatte: «Servono riforme per affrontare il futuro»
Nonostante problemi enormi come tutta la storia di questo paese, grazie alla nostra tenacia possiamo dire che si tratta di un bilancio positivo. Il settore lattiero-caseario italiano chiude il 2024 con segnali positivi, trainato soprattutto dall’export, ormai motore principale della filiera. Tuttavia, il comparto guarda al futuro con preoccupazione, chiedendo un cambio di passo nelle politiche europee e nazionali.
A lanciare l’allarme è il presidente Zanetti, che denuncia una passata legislatura europea segnata da scelte che hanno penalizzato la capacità produttiva dell’industria: «Chi produce è stato visto come un problema e non come una risorsa». Ora, grazie anche all’iniziativa del governo italiano, la Commissione Ue sembra intenzionata a correggere la rotta. La parola d’ordine dei prossimi mesi dovrà essere semplificazione, con una riduzione del sovraccarico di regolamenti e direttive che riguarda anche il settore lattiero caseario».
Zanetti chiede l’eliminazione di “balzelli” e norme obsolete, come quelle che impongono restrizioni su ingredienti e materie prime o impongono vincoli burocratici anacronistici. «È giunta l’ora di abrogare l’abrogabile, di riscrivere le regole. Anche perché il settore lattiero caseario ha davanti a sé grandi opportunità»
In vista del 2050, con una popolazione mondiale attesa oltre i 9 miliardi, la domanda globale di cibo sano e nutriente crescerà. Ma, avverte Zanetti, «senza maggiore competitività lasceremo ad altri gli enormi spazi di crescita del prossimo futuro».