Prendiamo buona nota di un’altra promessa pubblica del ministro Maurizio Martina. Il primo luglio, partecipando all’Expo di Milano a un evento Finmeccanica sull’utilizzo della tecnologia in agricoltura, ha annunciato «l’avvio di un tavolo tecnico di lavoro presso il Ministero per la redazione del primo Piano nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura di precisione, valorizzando a tal fine le risorse della Rete rurale nazionale prevista nell’ambito del secondo pilastro della Pac». All’evento Finmeccanica erano in primo piano satelliti e droni.
Martina ha anche abbozzato una ipotesi di tempistica: «Unendo le professionalità di enti e istituzioni pubbliche, a cominciare dal Crea, con le migliori esperienze private di settore, è possibile arrivare entro fine anno alla redazione di una vera e propria strategia d’investimento italiana sulla frontiera dell’agricoltura di precisione a tutto vantaggio delle peculiarità del nostro modello agricolo. Sono convinto che l’Italia possa diventare leader in Europa nell’utilizzo di tecnologie e innovazioni in grado di rendere più efficienti le pratiche agricole, puntando sulla sostenibilità ambientale e aumentando la competitività delle nostre imprese».
Ci sono filiere e territori, ha concluso il ministro, «pronti a investire su questa sfida decisiva per il futuro del modello agricolo italiano. Siamo leader nella meccanizzazione agricola, nei sistemi esperti di irrigazione, e crediamo sia venuto il momento di fare un ulteriore salto di qualità. Con il piano nazionale avremo finalmente una strategia unitaria e una sinergia nuova tra pubblico e privato per dare futuro alla nostra agricoltura».
Ricapitolando:
a) la cosiddetta agricoltura di precisione potrà contare su finanziamenti pubblici consistenti (le risorse della Rete rurale);
b) la “strategia di investimento” sarà definita entro fine anno.
Ora, non vogliamo togliere nulla allo stupore che suscitano i satelliti e i droni. Ma si potrebbe sommessamente ricordare al ministro che può essere “di precisione” anche la zootecnia. Non solo ma anche. O meglio: che la zootecnia di precisione (disciplina chiamata in ambito internazionale precision livestock farming, Plf) dovrebbe essere considerata una componente fondamentale dell’agricoltura di precisione.
Anzi, negli ultimi anni questa nuova disciplina, la Plf, ha suscitato grande interesse presso la comunità scientifica italiana ed europea, con una serie di congressi internazionali che hanno avuto grande risonanza. L’ultimo dei quali fra l’altro avrà luogo proprio nel nostro paese: dal 15 al 17 settembre a Milano. Forte anche l’interesse delle industrie e degli allevatori italiani. Negli ultimi due anni la nostra stessa rivista ha dedicato alla Plf diverse iniziative speciali e dossier, ultimo dei quali quello presente in questo numero, da pagina 30.
Tutto questo solo per sottolineare che sarebbe opportuno che quei rappresentanti del mondo zootecnico che possono avere accesso alle stanze ministeriali si allertassero. Che facessero in modo che il tavolo tecnico che lavorerà su questo “Piano nazionale per l’agricoltura di precisione” non si dimentichi della zootecnia di precisione, componente importante dello stesso filone, anzi forse la componente più studiata sviluppata e applicata.
Non c’è tempo da perdere, se Martina ha dovuto precisare che la “strategia di investimento” sarà definita entro fine anno. Non conviene perdere anche questo treno.
CON I PSR DISPONIBILE PIÙ DI UN MILIARDO DI EURO
Sempre in occasione dello stesso incontro all’Expo, e sempre a proposito di agricoltura di precisione, Martina ha aggiunto: «Vogliamo lavorare con le Regioni per sfruttare al meglio le opportunità che abbiamo con la nuova programmazione dei fondi europei per investire nella sperimentazione e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative con i partenariati europei per l’innovazione, che vedranno protagonisti enti di ricerca, università e imprese».
Allo stesso tempo, «grazie ai Programmi di sviluppo rurale, fino al 2020 avremo più di un miliardo di euro da dedicare agli investimenti innovativi delle imprese, con un contributo che va da un minimo del 40% a un massimo del 50%. Per incentivare ulteriormente l’ammodernamento delle aziende agricole abbiamo promosso la stipula di convenzioni tra Regioni, Organismi pagatori e Abi per concedere prestiti agevolati fino al 100% delle spese che rientrano in questi programmi».