A Bologna, il 5 marzo, «per la prima volta - dice Coldiretti - è sceso in piazza il popolo del Parmigiano con una colorata compagine di allevatori, casari, stagionatori, assaggiatori, cuochi, gourmet e tanti consumatori in allarme per difendere il formaggio italiano più conosciuto nel mondo, a tre anni dal terremoto che ha rovesciato a terra centinaia di migliaia di forme e distrutto stalle, caseifici e magazzini». QUI SOPRA SI PUÒ VEDERE UN VIDEO GIRATO DALLA COLDIRETTI alla manifestazione di Bologna.
Una manifestazione, tra modernità e tradizione, lanciata su twitter con l’ #hashtag #ParmigiAmo ma che in piazza a Bologna meno virtualmente ha visto realizzare da parte dei casari le forme secondo gli antichi rituali, con caldaio di rame su fuoco di legna ed una vera e propria stalla con vacche rosse, la storica razza da cui è nato il Parmigiano Reggiano. Con una antica zangola, continua la Coldiretti, è stato invece realizzato il burro, prodotto derivato dal latte del Parmigiano Reggiano, come si faceva un tempo.
«Sul banco degli imputati in una sorta di galleria degli orrori - continua la Coldiretti - sono stati invece fatte sfilare le molteplici imitazioni del Parmigiano reggiano scovate dalla Coldiretti nei diversi continenti. Dal Parmesao brasiliano al Grana Pampeana dell’argentina, dal Reggianito al Parmesan venduto praticamente ovunque ma è stato addirittura realizzato un ipotetico Parmigiano realizzato attraverso un kit acquistabile su internet e messo a confronto con il prodotto originale offerto in grandi quantità a tutti i cittadini a sostegno della protesta».
“Il Parmigiano non si fa in “Wisconsin”, “Fermiamo i furbetti del Parmigiano”, “No Parmigiano no Expo”, “Senza stop al parmesan niente accordi con gli Usa nel Ttip” o “Senza stalle non si fa il Parmigiano” sono solo alcuni degli slogan dei sostenitori dell’iniziativa. Il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano sono i formaggi più presenti sulle tavole degli italiani «la cui produzione sta soffrendo il peso della concorrenza sleale che consente di spacciare nel mondo prodotti di imitazione che non rispettano le rigide norme previste dal disciplinare di produzione. Il risultato - conclude la Coldiretti - è che dall’inizio della crisi nel 2007 hanno chiuso più di mille stalle per la produzione di latte da destinare al Parmigiano Reggiano e gli abbandoni non sembrano arrestarsi con i compensi riconosciuti agli allevatori al di sotto dei costi. In pericolo c’è un settore che sviluppa un fatturato di 4 miliardi di euro dei quali circa un quarto realizzato sui mercati esteri». (Comunicato Coldiretti)
AGRINSIEME EMILIA ROMAGNA: RIPOSIZIONARE L’OPERATIVITA’ DEL CONSORZIO
Agrinsieme Emilia Romagna, il raggruppamento che riunisce Confagricoltura, Cia, Fedagri-Confcooperative, Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare e conta in regione oltre 40mila imprese associate, “pur riconoscendo l’importante attività svolta nell’ultimo decennio dal Consorzio di tutela del formaggio Parmigiano Reggiano per ambiti quali la tutela della denominazione, l’entrata in vigore del nuovo disciplinare, la modifica statutaria che ha introdotto l’assemblea unica, l’approvazione e l’adozione della programmazione produttiva, ha sottolineato - all’incontro svoltosi con il Comitato Esecutivo del Consorzio - come l’ennesima crisi che attanaglia il settore, riproponga con urgenza all’attenzione dei soggetti in campo il confronto sul ruolo e le funzioni che lo stesso Consorzio debba assumere a vantaggio del sistema produttivo del Parmigiano Reggiano”.
Alla luce del fatto che le azioni adottate dal Consorzio di tutela negli ultimi anni, incentrate principalmente su interventi di mercato e sulla promozione verso i mercati esteri, abbiano purtroppo mostrato grandi limiti, Agrinsieme Emilia Romagna "ritiene che un nuovo ciclo debba essere avviato e che dovrà necessariamente vedere un riposizionamento su funzioni prettamente istituzionali dell’operatività del Consorzio".
“Occorre quindi ripartire da un clima di recuperata fiducia – ha rimarcato Agrinsieme Emilia Romagna - per affrontare in modo costruttivo e con prospettiva di successo, il confronto tra i consorziati su temi di cruciale importanza per il sistema, quali una innovativa promozione in Italia e all’estero del formaggio Parmigiano Reggiano; il funzionamento della macchina del Consorzio in una logica di continuo efficientamento; la gestione in condizione di ordinarietà della programmazione produttiva ed eventuali modifiche al disciplinare di produzione”. (Comunicato Agrinsieme)
PECORINO TOSCANO DOP: SOLIDARIETÀ AI PRODUTTORI DI PARMIGIANO REGGIANO E GRANA PADANO
“Il Consorzio del Pecorino Toscano Dop esprime solidarietà ai produttori e agli operatori del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano che sono scesi in piazza a Bologna contro la contraffazione alimentare e in difesa dei prodotti del Made in Italy”. Con queste parole Andrea Righini, direttore del Consorzio del Pecorino Toscano Dop interviene nel giorno della mobilitazione organizzata da Coldiretti a difesa dei produttori di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
“Il tema della contraffazione alimentare – spiega Righini – è una questione che riguarda tutte le produzioni enogastronomiche del Made in Italy e che lede sia i produttori che i consumatori. Le istituzioni italiane, insieme a quelle europee, devono impegnarsi di più per garantire la trasparenza delle informazioni nelle etichette dei prodotti, la difesa della qualità delle produzioni e la salute dei cittadini. Troppo spesso i consumatori si trovano ad acquistare prodotti che apparentemente sono indicati come italiani, ma le cui materie prime provengono dall’estero o addirittura la produzione viene svolta fuori dall’Italia. Per questo, come è accaduto nel settore delle carni bovine, c’è bisogno che nelle etichette di tutti i prodotti agroalimentari sia specificata e inserita l’indicazione di origine del prodotto. Un ‘accorgimento’ che se diventasse legge darebbe concretezza a quel processo di trasparenza delle produzioni per il bene dell’Italia, delle sue imprese agroalimentari ed agricole, ma anche dei consumatori finali”.
“Per tutelare le produzioni di qualità – conclude Andrea Righini – c’è bisogno che l’Italia e l’Europa investano di più per informare i consumatori finali sul valore delle certificazioni DOP e IGP. La tutela DOP è un’esclusiva di produzioni legate a filo doppio con il territorio di origine e le persone che partecipano ad ogni fase della filiera produttiva: dall’allevamento del bestiame fino alla tavola del consumatore. Nel caso del Pecorino Toscano significa che solo il formaggio prodotto, stagionato, confezionato e distribuito secondo le norme contenute nel Disciplinare di produzione è Dop e garantisce al consumatore eccellenza delle materia prime e dei procedimenti di produzione. I consumatori italiani ed europei devono essere informati sulle differenze tra i prodotti per poi scegliere in trasparenza e in libertà cosa mettere dentro i carrelli della spesa”. (Comunicato Consorzio Pecorino Toscano)