Nuove linee guida per il benessere e la colostratura del vitello

colostratura
I dati nazionali mostrano un incremento della mortalità dei vitelli tra 0 e 6 mesi, con valori che nel 2024 hanno raggiunto l’8,7% nei maschi e il 9,6% nelle femmine. Per contrastare questa tendenza, il Ministero della Salute ha emanato nuove indicazioni operative che prevedono controlli ufficiali sulla corretta colostratura, pratica importante per l’immunità e la salute del vitello

Negli ultimi anni, le preoccupazioni riguardo le condizioni di benessere dei vitelli negli allevamenti da latte stanno crescendo. Una non adeguata gestione della vitellaia, infatti, oltre a peggiorare la condizione sanitaria degli animali, comporta gravi problemi di benessere animale, come alterazioni del comportamento, paura, dolore e fame. Studi recenti hanno evidenziato carenze nella gestione igienica della vitellaia, nella somministrazione del colostro e nelle pratiche di svezzamento.

In particolare, in Europa, è stata riportata, per le stalle da latte, una mortalità pre-svezzamento variabile tra il 3% e l’11%, con i vitelli maschi che mostrano una mortalità più alta del 40% rispetto alle femmine. Tassi di mortalità così elevati sono un campanello d’allarme per condizioni subottimali di benessere e salute degli animali. Diventa quindi fondamentale rafforzare l’attenzione verso la gestione della vitellaia, individuando i principali fattori di rischio e adottando pratiche più efficaci, al fine di migliorare il lavoro degli operatori e il benessere dei vitelli.

Il contesto italiano

L’analisi dei dati resi disponibili dal sistema informativo veterinario nazionale (Vetinfo – www.vetinfo.it) relativi ai vitelli nati in stalle da latte in Italia mostra che, tra il 2020 e il 2024, la mortalità tra 0 e 6 mesi di età (calcolata sulle nascite registrate in Bdn), è aumentata in entrambi i sessi. Nei vitelli maschi è passata dal 7,8% nel 2020 all’8,7% nel 2024, mentre nelle femmine dal 7,3% al 9,6% nello stesso intervallo temporale.

Alla luce di questo andamento, per approfondire più nel dettaglio le condizioni di allevamento dei vitelli, nel periodo 2022-2024 sono stati realizzati due progetti di ricerca: il primo, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dal Centro di referenza nazionale per il benessere animale (Crenba), in collaborazione con altri Iizzss (Izs del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Izs del Mezzogiorno e Izs delle Venezie); il secondo, promosso da Ats Brescia e Regione Lombardia con il supporto tecnico del Crenba.
Entrambi gli studi hanno evidenziato criticità nella gestione delle vitellaie, in particolare riferite a una non corretta gestione della colostratura e più in generale dell’alimentazione dei vitelli nei primi giorni di vita.

È emersa quindi con chiarezza la necessità di interventi mirati per controllo più rigoroso della vitellaia, con un’attenzione particolare ai primi giorni di vita degli animali, fase cruciale e più delicata per la sopravvivenza e il benessere dei vitelli.
A questo scopo, il Ministero della Salute ha emanato la nota 0008590-25/03/2025-Dgsaf-Mds-P, relativa ai controlli ufficiali per la tutela e il benessere dei vitelli nel primo mese di vita, supportata dalle indicazioni operative riportate nel documento 0014259-14/05/2025-Dgsaf-Mds-P “Controlli Ufficiali per la tutela e il benessere dei vitelli nel primo mese di vita – indicazioni operative per prelievo ematico e gestione del campione – validazione DDA”.

Secondo quanto stabilito dalla nota, relativamente al solo controllo dell’adeguata colostratura degli animali negli allevamenti da latte, durante i sopralluoghi previsti all’interno del Piano nazionale benessere animale (Pnba), i Servizi veterinari devono effettuare un prelievo ematico su tutti i vitelli (maschi e femmine) di età compresa tra 1 e 10 giorni di vita, fino a un massimo di cinque capi per allevamento, al fine di determinare il livello di immunoglobuline sieriche e il contenuto in gamma-glutamil transferasi (Ggt).

A ulteriore supporto della nota, su richiesta del Ministero della Salute, il Crenba, in collaborazione con il Centro di Referenza nazionale sull’igiene e le Tecnologie dell’allevamento e delle Produzioni bufaline (CReNBuf), ha redatto Le Linee Guida per una corretta colostratura del vitello, con l’obiettivo di fornire a veterinari e allevatori uno strumento operativo per l’applicazione di protocolli di gestione della colostratura efficaci e coerenti con le esigenze fisiologiche dei vitelli neonati.

Nelle sezioni seguenti, saranno illustrati i principali contenuti delle linee guida ministeriali.

I primi momenti contano: buone pratiche per il vitello neonato

Il vitello bovino nasce in uno stato di agammaglobulinemia, cioè privo di anticorpi, a causa della particolare struttura della placenta nella specie bovina, che impedisce il passaggio delle immunoglobuline dalla madre al feto durante la gestazione. Questa condizione lo rende estremamente vulnerabile ai microrganismi presenti nell’ambiente in cui nasce. Per questo motivo, è essenziale che il neonato venga accolto in un ambiente pulito, asciutto e confortevole, e che riceva fin da subito cure adeguate.

Sebbene la presenza in allevamento di un box specificamente dedicato al parto non sia obbligatoria, essa è fortemente raccomandata dalla comunità scientifica e prevista nei protocolli di valutazione ClassyFarm. I materiali e le attrezzature utilizzati nel box parto devono essere puliti, disinfettati e non nocivi, come previsto dal D.Lgs. 126/2011 e dal D.Lgs. 146/2001.

Tra le buone pratiche da adottare subito dopo la nascita, rientrano la disinfezione del cordone ombelicale, la pulizia e l’asciugatura del corpo del vitello, al fine di prevenire l’ipotermia, e, nel caso in cui il vitello non venga mantenuto con la madre, la predisposizione di un ambiente separato e idoneo in cui il neonato possa essere collocato in attesa del primo pasto.

Secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 126/2011, Allegato I, punto 10, i vitelli di età inferiore alle 2 settimane devono potersi sdraiare su una superficie pulita, confortevole e coperta con lettiera. Le condizioni di stabulazione dei vitelli rappresentano un prerequisito per l’accesso al Sistema di qualità nazionale per il benessere animale (Sqnba), così come lo è il numero di ispezioni effettuate quotidianamente sugli animali: il requisito minimo prevede almeno una visita al giorno.

Colostratura: fondamenta immunitaria per il vitello

La somministrazione tempestiva e corretta del colostro rappresenta un passaggio cruciale per garantire al vitello una solida immunità passiva. Come già accennato, il vitello non possiede un sistema immunitario attivo alla nascita, e la sua immunità iniziale dipende dal trasferimento passivo di immunoglobuline materne contenute nel colostro (figura 1).

Figura 1 – Immunità passiva e immunità attiva del vitello durante il primo mese di vita

L’assorbimento degli anticorpi (immunoglobuline) da parte dell’intestino tenue è possibile solo per un periodo limitato, che comincia a ridursi già dopo 6-12 ore per chiudersi entro le prime 48 ore di vita, con un’efficienza massima nelle primissime ore.

Sebbene la normativa vigente indichi un tempo massimo di 6 ore per la prima somministrazione di colostro (D.Lgs. 126/2011, Allegato I, punto 15), le evidenze scientifiche suggeriscono tempistiche ancora più restrittive: il colostro andrebbe fornito entro le prime 2–3 ore dalla nascita, seguito da una seconda somministrazione entro le 6 e le 12 ore.

Dal punto di vista fisiologico, è preferibile che il colostro venga assunto per suzione, direttamente dalla madre o tramite biberon. In questo modo, viene attivata la doccia esofagea, una struttura anatomica temporanea, presente solo nelle prime settimane di vita, che consente al colostro di bypassare rumine e reticolo e raggiungere direttamente l’abomaso, dove viene digerito e assorbito in modo più efficace.

L’uso della sonda esofagea per facilitare la somministrazione del colostro dovrebbe essere riservato esclusivamente a quei rari casi in cui il vitello non riesca ad alimentarsi in autonomia. L’impiego non necessario di questo strumento, infatti, causa stress, aumenta il rischio di errori nella somministrazione e inibisce l’attivazione della doccia esofagea. Inoltre, la somministrazione tramite la sonda può provocare uno stazionamento da parte del colostro nei prestomaci e aumentare i rischi sanitari per il vitello.

Non tutto il colostro è uguale: tipologia, qualità e quantità

La scelta del tipo di colostro da somministrare (fresco, refrigerato, congelato, pastorizzato, artificiale, ecc.) richiede una valutazione accurata della fattibilità e praticità di utilizzo.

Il colostro materno fresco è in genere la scelta più comoda, economica e immediata. Tuttavia, la sua quantità e qualità può variare molto da animale ad animale, a seconda della razza, del numero di lattazioni, della gestione durante il periodo di asciutta, della condizione corporea (Bcs) e di altri fattori genetici. Per questo motivo, è necessario misurare con strumenti specifici la concentrazione di anticorpi nel colostro prima della somministrazione. Per valutare la qualità del colostro non è per forza necessario fare ricorso ad analisi eseguite in laboratorio. Esistono infatti diversi strumenti portatili, come il colostrometro o il rifrattometro, utilizzabili direttamente in allevamento e in grado di valutare la qualità del colostro in maniera precisa e veloce.

Un colostro di buona qualità si presenta denso (densità superiore a 1050) e giallastro, con almeno 60 g/L di gamma-globuline (corrispondenti a un valore di almeno 23%, se misurato con un rifrattometro in scala Brix – foto 2) e con una carica batterica totale inferiore a 100.000 Ufc/mL. È opportuno ricordare, che il colostro fresco deve essere somministrato il prima possibile oppure refrigerato a 4 °C e usato entro 24-48 ore.

In caso il colostro materno fresco non sia idoneo (per quantità e/o qualità) o non sia disponibile, è essenziale avere alternative pronte che rispettino gli standard richiesti: elevata qualità, giusta quantità, sicurezza igienico-sanitaria e prontezza all’uso.

Una comoda alternativa al colostro materno fresco è la predisposizione in stalla della cosiddetta banca del colostro (foto 3), che consiste nel conservare, tramite congelamento, dosi di colostro di alta qualità (valori Brix superiori a 25%) provenienti da vacche sane dell’allevamento stesso. Questa soluzione, se attuabile in base alla condizione sanitaria dell’allevamento e se ben gestita, è spesso preferibile all’uso del colostro artificiale, perché garantisce un corredo anticorpale specifico per i patogeni presenti nell’ambiente in cui vivrà il vitello. Infatti, il colostro artificiale, pur rappresentando una valida opzione di emergenza, fornisce una protezione più generica e potrebbe non essere del tutto efficace contro i patogeni circolanti nella specifica azienda.

Foto 3 – Banca del colostro

Il colostro materno può essere congelato in sacchetti con chiusura ermetica, disposti in orizzontale per facilitare congelamento e scongelamento. I sacchetti sono preferibili ad altre tipologie di contenitori, perché permettono uno scongelamento più rapido e uniforme.

Il colostro congelato si conserva fino a 12 mesi e per il suo utilizzo bisogna rispettare due regole fondamentali:

  • Lo scongelamento deve avvenire a bagnomaria e la temperatura dell’acqua non deve superare i 49°C, per conservare la qualità del colostro.
  • La somministrazione al vitello deve avvenire a una temperatura vicina a quella corporea (38-39 °C).

Per garantire la tracciabilità dei lotti della banca del colostro, è buona pratica registrare per ogni prelievo e somministrazione l’identificativo della bovina donatrice, la data, la modalità di somministrazione e l’identificativo del vitello ricevente. In presenza di bovine positive alla Paratubercolosi si raccomanda di somministrare solo colostro proveniente da soggetti negativi ai test, oppure colostro pastorizzato.

La qualità del colostro non dipende solo da fattori materni, ma anche dalle modalità di raccolta e conservazione dello stesso. Il colostro deve essere raccolto dalle vacche entro due ore dal parto, in condizioni igieniche rigorose, che prevedono pulizia e disinfezione dei capezzoli, utilizzo di secchi e mungitrici puliti e disinfettati e stoccaggio in contenitori altrettanto adeguati (foto 4 e 5).

Queste pratiche devono entrare nella routine di raccolta del colostro, a prescindere che questo venga somministrato fresco o destinato al congelamento e allo stoccaggio nella banca, perché la contaminazione batterica, oltre che a ridurre la qualità del colostro, può causare malattie al vitello.
Anche le attrezzature per la somministrazione devono essere lavate e disinfettate prima e dopo ogni uso. Quando possibile, è preferibile usare una strumentazione dedicata a ciascun vitello, per evitare contaminazioni crociate.

Infine, per ottimizzare l’efficacia della colostratura, è necessario prestare attenzione anche alla quantità assunta dal vitello. Nelle prime 12 ore di vita, la quantità di colostro totale somministrata deve essere pari ad almeno il 10% del peso vivo del vitello alla nascita.
Dopo i primi due pasti, la somministrazione di colostro, latte “di transizione” o latte misto-colostro, deve continuare per almeno altri 4 giorni. Se si preferisce utilizzare un sostituto del latte, questo può essere introdotto gradualmente tra i 2 e i 4 giorni di età.

Il monitoraggio dell’avvenuta colostratura

Il trasferimento dell’immunità passiva, cioè degli anticorpi, dalla vacca al vitello, avviene solo se il colostro somministrato è di buona qualità, microbiologicamente sicuro, fornito in quantità adeguate e con la corretta tempistica.
Per verificare se la colostratura è stata effettuata correttamente, è necessario analizzare il siero del vitello. Il prelievo andrebbe eseguito in vitelli nati da almeno 24 ore e con massimo 7-10 giorni di vita. Dopo i dieci giorni, i risultati potrebbero non essere affidabili, perché intorno a quell’età il vitello inizia a produrre autonomamente i propri anticorpi (figura 1).

Il veterinario aziendale può inviare il siero a un laboratorio di analisi, dove i test di riferimento comprendono la determinazione delle gamma-globuline o la quantificazione delle immunoglobuline G (IgG) e il dosaggio della gamma-glutamil-transferasi (Ggt). In alternativa, può valutare in campo con un rifrattometro le proteine totali contenute nel siero (g/L) o determinare il valore su scala Brix.

L’importanza di valutare questi parametri, come evidenziato anche dalla scelta di inserire la loro analisi nella nota ministeriale, deriva dal significato biologico di queste sostanze. Le gamma-globuline sono una frazione delle globuline, ossia un gruppo di proteine plasmatiche deputate al trasporto di diverse sostanze e alla difesa immunitaria.
Più nello specifico, le gamma-globuline sono quasi interamente rappresentate da immunoglobuline, più comunemente note come anticorpi, che hanno il compito di riconoscere e neutralizzare gli antigeni (virus, batteri, tossine).

In particolare, le immunoglobuline G rappresentano una protezione passiva immediata per il vitello appena nato, poiché sono gli anticorpi principalmente presenti nel colostro e garantiscono una difesa contro gli agenti infettivi. Se il dosaggio delle immunoglobuline è un utile indicatore della qualità del colostro somministrato, la determinazione della gamma-glutamil-transferasi (Ggt) è utile per verificare l’effettiva somministrazione del colostro al vitello. La ggt è infatti un enzima prodotto direttamente dalla ghiandola mammaria; è quindi presente in alte concentrazioni nel colostro ed è trasferito passivamente ai vitelli per ingestione.

La sua valutazione è da interpretare direttamente in riferimento al valore delle immunoglobuline:

  • Ggt alta e immunoglobuline alte: la colostratura è avventa nei tempi corretti e il colostro è di buona qualità;
  • Ggt alta ma immunoglobuline basse: la colostratura è stata fatta correttamente per tempistica e quantità, ma il colostro era di scarsa qualità. In questo caso l’allevatore deve migliorare la gestione relativamente alla qualità del colostro;
  • Ggt bassa e immunoglobuline basse: la colostratura non è stata fatta o comunque il vitello non ha ricevuto il colostro né in quantità né con tempistiche adeguate, evidenziando un mancato adempimento del D.Lgs. 126/2011.

Conclusione

La corretta colostratura è una pratica dal valore igienico-sanitario importantissimo. Un monitoraggio regolare del trasferimento dell’immunità consente di verificare l’efficacia del protocollo adottato e di individuare tempestivamente eventuali criticità, prima che queste si traducano in problemi clinici o interventi ispettivi. Poiché ogni azienda presenta caratteristiche strutturali e gestionali uniche, è essenziale che allevatore e veterinario aziendale definiscano procedure scritte e specifiche, adattate alla realtà di ciascuna stalla. Solo così si garantisce non solo il rispetto delle normative, ma soprattutto la sostenibilità dell’allevamento e il benessere del vitello.

I punti chiave della corretta colostratura secondo le linee guida pubblicate dal Ministero della Salute

  • Il colostro deve essere somministrato il prima possibile dopo la nascita, entro le prime 6 ore di vita (D. Lgs. 126/2011, All. I, punto 15); nello specifico una prima assunzione dovrebbe avvenire entro 2-3 ore dalla nascita e una seconda entro 6-12 ore dalla nascita;
  • Il colostro deve essere di buona qualità, ossia contenere almeno 60 g/L di gamma-globuline (Brix ≥ 23%) e avere una carica batterica < 100.000 UFC/mL;
  • Durante la raccolta, conservazione e somministrazione del colostro devono essere mantenute condizioni igieniche ottimali, per evitare contaminazioni;
  • La qualità del colostro materno deve essere routinariamente testata;
  • È importante avere a disposizione colostro artificiale o una banca del colostro, in alternativa al colostro materno;
  • La quantità totale di colostro assunta dal vitello nelle prime 12 ore di vita dovrebbe corrispondere ad almeno il 10% del peso corporeo del vitello alla nascita;
  • L’utilizzo della sonda esofagea è un atto medico da evitare, salvo casi estremi definiti in procedure concordate con il veterinario aziendale.

Le linee guida per la corretta colostratura del vitello e le note ministeriali sono consultabili integralmente nella sezione Formazione del sito ufficiale del Crenba.

Per ulteriori approfondimenti, la bibliografia può essere consultata contattando gli autori.

Nuove linee guida per il benessere e la colostratura del vitello - Ultima modifica: 2025-09-19T10:44:22+02:00 da Laura Della Giovampaola

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