La produzione biologica ha senza dubbio una base e un’inclinazione etica da parte dell’azienda agricola che decide di convertirsi a questo settore, ma certamente conta molto anche l’aspetto economico. In questi ultimi anni la crisi non ha risparmiato il comparto bio, e oggi il prezzo del latte al litro è di 10 centesimi più basso rispetto a due anni fa; inoltre i costi di produzione e burocratici continuano ad aumentare. Ma perché un’azienda scegli di produrre bio?
“La storia della nostra azienda nel comparto biologico inizia nel 1999 - ci dice Alessandra Lazzari, titolare dell’azienda agricola omonima - e la spinta è arrivata da due diverse direzioni. Da una parte, l’approccio che i miei genitori hanno sempre avuto nell’utilizzo moderato dei concimi e dei diserbi; dall’altra, nel 1999 si avvertivano già i primi segnali della crisi che oggi soffoca il lattiero-caseario, e il biologico rappresentava un mercato potenziale ancora inesplorato. È stata una scommessa, ma i risultati ci hanno dato ragione.”
Per avere alcuni parametri sui ricavi e i costi di un’azienda che produce bio, basti pensare che il costo del nucleo proteico bio acquistato all’esterno è compreso tra i 65 e i 70 euro per quintale, mentre la farina di mais bio costa all’azienda 38 euro a quintale.
Il prezzo del latte bio pagato all’azienda è invece 52 centesimi al litro.
Una storia lunga ben 6 secoli
La storia di Ca’ de Alemanni, a Malagnino, in provincia di Cremona, parte dal 1400, quando era di proprietà dei marchesi Trecchi. E fin dal 1700 la famiglia Lazzari ha iniziato a lavorare quelle terre, finché, facendo un salto di due secoli ed arrivando negli Anni Sessanta, ha acquistato la cascina e 80 ettari di terreno, gettando le basi per quella che oggi è l’Azienda Agricola Lazzari Alessandra.
Alessandra, dopo essersi laureata in Agraria a Piacenza, ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, fino a prenderne in mano le redini nel 1991. Le competenze acquisite, accompagnate da una notevole lungimiranza, l’hanno spinta ad introdurre strategie e procedure nuove, fino alla svolta nel 1997, quando l’azienda ha iniziato l’attività di agricoltura integrata, inquadrata dai Regolamenti UE 2078 e 2080.
Questo percorso è culminato nel 1999 con la conversione dell’azienda alla produzione bio, arrivata al 100% nel 2001.
Dai 100 bovini allevati nel 1999, oggi le stalle di Ca’ de Alemanni, il nome con cui è conosciuta l’azienda, sono passate ad ospitare 650 capi, di cui 300 vacche in lattazione, mentre per quanto riguarda l’attività più strettamente agricola, vengono coltivati 150 ettari, interamente con produzioni biologiche.
E il 5% del latte viene trasformato in oltre 15 formaggi
L’azienda, sotto la conduzione di Alessandra, ha sempre avuto un’attenzione particolare alle novità e ai trend, e approfittando delle tecnologie e delle attrezzature che iniziavano a presentarsi sul mercato una decina di anni fa, nel 2005 è iniziata anche la lavorazione di una piccola parte del latte prodotto.
La percentuale di latte che viene trasformato direttamente è molto marginale (solo il 5%), ma consente comunque la produzione di circa 15 tipi di formaggio tra freschi e stagionati, oltre ad un ottimo gelato.
Prodotti che sono molto apprezzati grazie ad una qualità elevata assicurata da un mastro casaro pluridecorato che lavora il latte solo a mano: un’attività certamente impegnativa ma che viene ripagata da un notevole successo.
Le produzioni di Ca’ de Alemanni vengono infatti distribuite attraverso un piccolo spaccio aziendale, un negozio a Cremona gestito insieme ad altri produttori del territorio, e una rete di ristoranti e gastronomie in centro città. Inoltre, quando il tempo a disposizione lo consente, l’azienda partecipa anche ai mercati di Campagna Amica.
Un’azienda che contribuisce alla diffusione della cultura agricola
Il grande lavoro che l’azienda porta avanti su più fronti, non rimane comunque tra le mura della cascina: Ca’ de Alemanni è infatti anche una fattoria didattica riconosciuta a livello regionale, e durante l’anno ospita numerose visite di scolaresche alla scoperta delle attività agricole e zootecniche. Per questo in cascina si possono trovare anche cavalli, asini, conigli e anatre, che vengono allevati a scopo didattico.
Questa attività culmina con due grandi feste annuali che coinvolgono diverse centinaia di famiglie provenienti dalla città e dai paesi limitrofi, che hanno la possibilità di visitare la cascina, entrare in contatto con i suoi ambienti, e saperne di più sulle produzioni biologiche.
Sperimentazione e ricerca per ridurre i costi produzione
La crisi del settore zootecnico non ha certamente risparmiato il segmento delle produzioni biologiche, che devono anch’esse fare i conti con costi di produzione elevati e una burocrazia estremamente complicata a causa dei numerosi paletti e certificazioni che garantiscono il consumatore sulla qualità delle produzioni. Per questo l’azienda di Alessandra Lazzari è continuamente alla ricerca di strategie produttive che consentano di migliorare le performance aziendali, e quindi fra l’altro anche di abbassare i costi di produzione, pur mantenendo elevata la qualità e la sicurezza delle produzioni.
Il 16 ottobre scorso, per citare l’esempio più recente, è partita una sperimentazione realizzata dal ministero delle Politiche agricole attraverso il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che mira a ridurre il costo dell’alimentazione dei bovini, che rappresenta la voce che maggiormente incide sui costi nel bilancio aziendale.
La sperimentazione, che durerà per i prossimi due anni, prevede di sostituire i mangimi proteici acquistati al fuori dell’azienda con erba medica insilata e soia insilata prodotte direttamente a Ca’ de Alemanni, abbattendo in questo modo i costi di produzione.
Questo approccio alla ricerca e alla sperimentazione, in questo caso dettato dalla necessità di riduzione dei costi, ma che può diventare un metodo di lavoro applicabile quotidianamente, è senza dubbio un’arma strategica importante per le aziende agricole e zootecniche che combattono ogni giorno contro la grave crisi del settore.
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 20/2015
L’edicola di Informatore Zootecnico