Pace fatta tra Usa e Ue sulla carne agli ormoni. Bruxelles e Washington, infatti, hanno raggiunto un’intesa che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti all’applicazione delle ritorsioni che sarebbero dovute scattare il 9 maggio e la riduzione delle sanzioni già in vigore sui prodotti europei per eliminarle a partire dal quarto anno di applicazione dell'accordo.
La Ue, da parte sua, dà il via libera all’accesso sul mercato europeo di 20mila tonnellate di carne di manzo Usa di alta qualità proveniente de animali non trattati con ormoni per i primi tre anni; quantità che salirà a 45mila tonnellate a partire dal quarto anno. Bruxelles e Washington assicurano: «In futuro continueremo la nostra stretta collaborazione su altre questioni in sospeso».
La controversia sulla commerciazializzazione di carne bovina trattata con ormoni risale agli anni Ottanta e si era aggravata negli ultimi mesi con la decisione dell’amministrazione americana di applicare all’Europa ulteriori sanzioni commerciali come ritorsione al divieto d’import deciso da Bruxelles. L’Italia, che negli anni scorsi è stata colpita nel settore delle conserve vegetali (passata di pomodoro e pelati), rischiava di essere duramente colpita nel settore delle acque minerali.
L’intesa, in ogni caso, non avrà un impatto negativo sugli allevamenti italiani. Secondo Luigi Scordamaglia, vicepresidente di Assocarni, la concessione di tale quota agevolata non creerà problemi di particolare gravità alla carne italiana trattandosi di canali di commercializzazione tradizionalmente diversi (la carne Usa è destinata al catering). «L’Europa – sottolinea Scordamaglia – dovrebbe sempre più in futuro accertarsi della reale base scientifica e difendibilità internazionale delle norme che adotta. Va bene puntare su standard qualitativi elevati per competere sul mercato ma non si può continuare ad introdurre norme sempre più restrittive che valgono solo per i produttori europei».
Anche per Renzo Fossato, presidente di Uniceb, il settore zootecnico europeo non subirà scossoni dall’intesa Usa–Ue. «La carne statunitense – sottolinea – si pone in una fascia di prezzo elevata e in canali alimentari specifici. Il problema di fondo resta che l’Europa è deficitaria di carne e sempre di più sarà costretta a guardare a nuovi mercati, Brasile in testa».