C’è una grande, anzi molto grande industria del settore carni, l’Inalca, che sta puntando con grande intensità sulla sostenibilità ambientale. Nei propri allevamenti, nelle proprie coltivazioni volte a produrre alimenti per gli animali.
Alcuni aspetti, e non sono neppure tutti, di questi innovativi orientamenti produttivi dell’Inalca sono stati condivisi con gli stakeholder in occasione di una recente giornata tecnica all’azienda agricola “Corticella” di Spilamberto (Mo). La Corticella, uno delle aziende zootecniche Inalca, oltre a vantare un grosso e avanzato allevamento di bovini da carne, vanta molti ettari coltivati a mais e a sorgo a fini zootecnici.
La visita a questa azienda, seguita poi da un convegno tecnico nella sede centrale dell’industria a Castelvetro di Modena, si è concentrata su uno dei più importanti aspetti della sostenibilità ambientale: come far fronte al climate change. L’incontro si intitolava appunto “Carne & Clima – Cambiamento climatico ed evoluzione delle pratiche agronomiche e zootecniche. Valutazione sul campo del progetto sperimentale della rotazione colturale”.

In campo
Un titolo dal quale si deduce immediatamente come Inalca stia affrontando con intensità gli aspetti produttivi legati alla questione ambientale. A partire proprio dalla coltivazione del mais: la visita alla Corticella infatti si è applicata alla questione della difficoltà manifestata da questa coltura nel far fronte ai sempre più frequenti e intensi periodi caldi e siccitosi.
Per esempio, ha spiegato in questa occasione Claudio Pennucci, direttore agronomico Inalca, “è stato dimostrato come le alte escursioni termiche riducano lo stato vegetativo”. Pennucci è passato subito al dunque sottolineando come il grande gruppo modenese stia pensando con metodo scientifico a mettere a fuoco un’alternativa appunto al mais, nella produzione di materie prime per l’alimentazione animale. Alternativa individuata nel sorgo.
I visitatori infatti hanno potuto constatare come proprio alla Corticella Pennucci stia conducendo rigorose sperimentazioni varietali, su molti ettari, mettendo a confronto appunto numerose varietà di mais e di sorgo: 18 della prima coltura e 12 della seconda. Le sperimentazioni non solo hanno dimostrato la competitività della produzione del sorgo, ma hanno anche evidenziato come con quest’ultima coltura la gestione idrica sia più agevole e performante.
Una parentesi, che non c’entra con la sostenibilità ambientale ma che c’entra con l’idea anch’essa virtuosa e moderna di economia circolare: uno dei fertilizzanti utilizzati per queste coltivazioni sia un concime organico azotato costituito da sangue secco granulato a cessione controllata. Una materia prima di risulta delle operazioni di macellazione.
In stalla
Tornando però agli obiettivi della sostenibilità ambientale in zootecnia e di come affrontare le sfide poste dal climate change, una risposta è venuta dal successivo convegno di Castelvetro. Ed è stata data dal professor Marco Tassinari dell’Università di Bologna: questi due obiettivi “si possono perseguire con il miglioramento dell’efficienza dell’alimentazione del bovino”, del bovino da carne nel caso della presentazione di Tassinari.
Durante la sua analisi di sette diversi schemi di razionamento del bovino da carne (i cui dettagli con il consenso di Inalca pubblichiamo anche sul sito internet dell’Informatore Zootecnico), Tassinari ha via via affermato:
- Che un’alimentazione corretta per prevenire molte patologie dell’animale e ottenere migliori performance produttive e una buona qualità della carne.
- Che utili cambiamenti nell’alimentazione dei bovini carne per far fronte ai cambiamenti climatici sono stati individuati in nuove razioni a basso quantitativo di insilato di mais o addirittura senza insilato di mais. In alcune aziende, è sempre Tassinari che parla, si è scelto di ridurre fortemente gli insilati/pastoni di mais, o di eliminarli, e di fare razioni a secco. In altre aziende al posto delle trincee si fanno insilati in balloni fasciati e si variano gli alimenti, anche con l’uso di alimenti alternativi, per ridurre il mais.
- Che un altro aspetto che rende il mais sensibile ai cambiamenti climatici è che questi favoriscono la diffusione di micotossine.
- Che la sostenibilità (non solo ambientale ma anche economica e sociale) degli allevamenti da carne prevede un utilizzo efficiente delle risorse alimentari anche mediante il recupero di scarti alimentari, che appunto da scarti si trasformano in risorse.
- Che il sorgo si propone come alternativa al mais anche considerando il suo impiego nell’alimentazione degli animali, sia come foraggio che come concentrato. Il sorgo da foraggio insilato, con poca o assente granella è altamente digeribile ed è una buona fonte di energia.
Tassinari ha concluso sottolineando che l’allevatore di bovine da carne può trovare efficaci alternative:
1. a) All’insilato di mais sostituendo (in parte o completamente) l’insilato di mais con insilato di frumento, di triticale, di sorgo, di miscugli (graminacee più veccia/pisello), di erba medica fasciato, di soia fasciato. Efficaci anche razioni a secco, per esempio su Charolaise.
1. b) Alla farina di mais sostituendo (in parte o completamente) il mais con sorgo, scarti alimentari (per esempio frumento cotto), sottoprodotti vari.
Sqnba e Sqnz
Altro relatore al convegno di Castelvetro è stato Giovanni Sorlini, della Direzione qualità, ambiente e sviluppo sostenibile di Inalca. Il quale ha discusso delle nuove metodologie che Inalca sta applicando per ricercare uno sviluppo sostenibile in allevamento. In particolare Inalca, ha detto Sorlini, si sta concentrando sugli aspetti operativi e applicativi dei sistemi Sqnba (Sistema di qualità nazionale benessere animale) ed Sqnz (Sistema di qualità nazionale zootecnia).
E perché Inalca sta lavorando su questi due sistemi? Perché “l’applicazione di questi due schemi di certificazione, pur complessa e burocratica, consentirà di presidiare i segmenti medio-alti di mercato come la grande distribuzione organizzata, migliorando il livello di competitività della nostra filiera e la qualità dei servizi tecnici che Inalca sarà in grado di fornire. Servizi tecnici sia nel campo del benessere animale sia in altre attività collegate come la gestione dell’anagrafe e del farmaco veterinario”.
1) - Sqnba. Inalca, ha spiegato Sorlini, “ha investito sull’Sqnba. Affronterà prima di molti altri questo approccio certificativo per poi promuoverlo nei segmenti di mercato di fascia medio-alta. La certificazione Sqnba è particolarmente complessa, ma noi di Inalca abbiamo il vantaggio di poterla affrontare all’interno di una filiera aggregata, agevolando così il più possibile le incombense per gli allevatori. Contiamo di vederne le prime applicazioni pratiche, le prime verifiche, nel primo trimestre 2026; questa attività verrà svolta tramite la Op Assobovini”.
L’Sqnba, ha spiegato il tecnico Inalca, è uno strumento di “gestione volontaria del benessere animale. È applicabile in tutti gli stati membri Ue. La sua applicazione consente il posizionamento competitivo dell’allevamento verso i segmenti medio-alti del mercato. Migliora la gestione del rischio sanitario, anche grazie alla sua integrazione con Classyfarm”.
Ha aggiunto Sorlini: la certificazione Sqnba “è particolarmente complessa, ma può essere affrontata più efficacemente all’interno di una filiera aggregata, in grado di ottenere strumenti di agevolazione come i piani di sviluppo rurale e i contratti di filiera”.
2) - Sqnz. Il sistema Sqnz, poi, ha continuato Sorlini, è una nuova forma di certificazione prevista dal Masaf che si applica all’allevamento dei vitelloni. È uno strumento per la certificazione della sostenibilità in allevamento, relativo a standard per una zootecnia da carne sostenibile. E prevede:
- Un punteggio Classyfarm di almeno 70% per il benessere animale e di almeno 55% per la biosicurezza.
- L’adozione di pratiche agricole biologiche o di lotta integrata.
- Una gestione avanzata dei reflui, digestato compreso.
- L’adozione di tecniche Lca, “e noi di Inalca ci stiamo lavorando”.
- Requisiti avanzati nell’alimentazione zootecnica.
- L’adozione di buone pratiche in materia di controllo impianti e consumi e produzione di energia da fonti rinnovabili.
La certificazione Sqnz, ha spiegato Sorlini,
- è richiesta dal mercato: consente di evidenziare l’efficienza del sistema italiano di allevamento relativamente alle emissioni;
- è uno strumento utile per il controllo dei fornitori;
- viene utilizzata per qualificare gli allevamenti nei segmenti medio-alti di mercato;
- viene adottata per ottenere l’accesso a strumenti di premialità (come il Psr) e di finanza agevolata;
- consente l’adozione sui prodotti dei claim Carne di bovino adulto da allevamenti sostenibili o Carne di vitello da allevamenti sostenibili.
Però:
- la sua adozione è gravata dalle “complessità di gestione, in merito soprattutto alle tecniche di misurazione e controllo delle emissioni”;
- “non è ancora chiaro quanto valore il consumatore sia disposto a riconoscere ad essa al momento dell’acquisto nei tradizionali canali di vendita” come gdo e normal trade.
Inalca ha avviato un progetto sull’Sqnz e, afferma Sorlini, “prevede di effettuare le prime certificazioni nel quarto trimestre 2025”.
Per saperne di più
Per approfondire i contenuti dei tre esperti citati, Pennucci, Tassinari e Sorlini, con il consenso di Inalca se ne possono consultare le presentazioni qui: Carne e Clima_presentazioni