“Allevamenti sostenibili”, il progetto di un disciplinare globale

Il progetto dell’Aop Italia Zootecnica prevede un marchio di certificazione per Allevamenti sostenibili da comunicare anche al consumatore

ll disciplinare può essere applicato non solo al bovino da carne, ma anche al vitello a carne bianca, alle vacche da latte, ai suini, con la possibilità di allargarlo a tutti gli altri allevamenti.

La filiera zootecnica punta a raggiungere un traguardo ambizioso, quello di rendere sempre più sostenibili le sue produzioni.  Lo spiega Giuliano Marchesin, direttore dell’Aop (Associazione di organizzazioni di prodotto) Italia Zootecnica, che raggruppa le maggiori Op italiane della carne: «Rispondiamo a Farm to fork con “Allevamenti sostenibili”, un progetto globale per rilanciare la zootecnia sostenibile».

Giuliano Marchesin, presidente di Aop Italia Zootecnica

Un impegno portato avanti da anni attraverso iniziative diverse, ma collegate tra loro.  «Siamo riusciti a istituire – ha sottolineato Marchesin – il Sistema di qualità nazionale zootecnia già nel 2011, unici in Europa, e oggi lo stiamo adeguando alle nuove esigenze. Abbiamo adottato disciplinari di produzione riconosciuti dal ministero delle Politiche agricole e dalla Commissione europea e organizzato il Consorzio Sigillo Italiano per gestire un marchio ombrello capace di comunicare ai consumatori».

Aop Zootecnica si è occupata di attività di aggregazione dei produttori organizzando la produzione. E’ stato, inoltre, messo a punto un progetto che ha l’obiettivo di aumentare i ristalli in Italia delle vacche da latte e diminuire la tradizionale dipendenza dall’estero.

Un disciplinare diventa marchio di certificazione

Il disciplinare deve essere approvato dal ministero delle Politiche agricole e della Commissione europea nell’ambito del Sqnz (Sistema di qualità nazionale zootecnia), si propone di rendere più sostenibili, non solo gli allevamenti di bovini da carne rossa, ma anche dei vitelli a carne  bianca, delle vacche da latte, dei suini, per iniziare un percorso di valorizzazione delle produzioni attraverso il Consorzio Sigillo Italiano, con il marchio “Allevamenti sostenibili” già registrato al ministero dello Sviluppo economico, con il relativo regolamento di applicazione.

«Vogliamo esprimere – ha aggiunto Marchesin il concetto di benessere parlando di allevamento sostenibile. L’obiettivo è quindi quello di impiegare questo marchio di valorizzazione a tutte le altre filiere. Si potrebbe mettere il “bollino” degli allevatori, come fa Melinda sulla mela. Il nostro marchio è oggi presente anche sulla pelle certificata per l’industria della pelletteria».

Norme e requisiti trasversali e specifici

Il progetto “Allevamenti sostenibili” ha inglobato i vari requisiti, che oggi si ritrovano in diversi disciplinari pubblici e privati e che le aziende zootecniche sono chiamate a rispettare, in un unico disciplinare integrato. Come ha ricordato Marchesin, sono previsti dei pre-requisiti di accesso, dettati dalla normativa vigente, in materia di sicurezza dei lavoratori, ambiente, igiene, sicurezza e rintracciabilità, una serie di requisiti valorizzanti obbligatori, che comprendono sia la fase di allevamento che quella agronomica, e delle raccomandazioni, che le aziende devono annualmente seguire, secondo la logica del “miglioramento continuo” proposto dalle norme Iso. Si tratta di norme trasversali, comuni a tutte le filiere zootecniche, ma anche specifiche per ciascuna.

In questo modo la sostenibilità viene valutata attraverso un approccio multidisciplinare che comprende, oltre all’aspetto ambientale, quello sociale ed economico, così come indicato dal trattato dell’Unione Europea siglato ad Amsterdam nel 1997, ove si sancirono i tre pilastri della sostenibilità e i loro obiettivi.

I campi di applicazione del disciplinare

Il disciplinare si applica alla produzione primaria, fase di allevamento. Può essere applicato all’intero ciclo di vita dell’animale o alla fase d’ingrasso (ultimi mesi del ciclo vita) per gli animali a ciclo di vita medio-lungo. Nel caso di applicazione parziale è obbligatorio specificarlo anche in fase di comunicazione. Possono aderire aziende singole o associate, organizzate in filiera con un soggetto capofila che si assume la responsabilità, verso l'ente di certificazione e verso i clienti, della conformità del prodotto ai parametri previsti dal disciplinare. Lo standard può essere comunicato nell’etichetta del prodotto finito, attraverso il principio della chain of custody lungo la filiera.

Un unico brand  per tutte le filiere

La proposta degli allevatori dell’Aop Italia Zootecnica, come ha ribadito Marchesin, è rivolta a tutti i settori produttivi della zootecnia, con l’obiettivo di fare squadra, poiché la stragrande maggioranza delle produzioni non copre il fabbisogno nazionale e l’Italia importa prodotti che si confondono facilmente con le produzioni dell’allevamento italiano, poco riconoscibili per la mancanza di un brand opportunamente pubblicizzato. Il disciplinare può essere applicato non solo al bovino da carne, ma anche al vitello a carne bianca, alle vacche da latte, ai suini, con la possibilità di allargarlo a tutti gli altri allevamenti.

“Allevamenti sostenibili”, il progetto di un disciplinare globale - Ultima modifica: 2022-04-29T18:06:09+02:00 da Francesca Baccino

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