Nella letteratura scientifica sono numerosi gli studi che mettono in risalto gli effetti positivi del pascolo sulla salute degli animali. Tra i più comunemente citati si trovano la riduzione del rischio mastite e della frequenza di zoppie che, come noto, rappresentano le più importanti patologie per la vacca da latte. Il pascolo consente inoltre alle bovine di manifestare comportamenti tipici della specie migliorando quindi il livello di benessere animale.
Oltre agli effetti prettamente zootecnici, inserire il pascolo nei sistemi di allevamento della vacca da latte può migliorare sensibilmente la percezione dei consumatori e contribuire ad incrementare la sostenibilità sociale (ed economica) dell’intera filiera.
Infatti, insieme alla separazione precoce del vitello, la mancanza di accesso al pascolo per le vacche da latte è uno degli aspetti tipici dei sistemi di allevamento intensivi più criticati dai consumatori.
L’uso del pascolo, tuttavia, può presentare alcune criticità legate soprattutto al ridotto controllo degli apporti nutrizionali e all’esposizione degli animali a condizioni meteorologiche avverse. Per questi motivi, ma anche per la ridotta disponibilità di superfici, gli allevatori sono generalmente riluttanti ad introdurre la pratica del pascolamento per le vacche da latte.
Ecco allora che, in questo contesto, il pascolo d’esercizio si può considerare un compromesso accettabile.
Ma cosa è il pascolo di esercizio? Rispetto ai sistemi di pascolamento tradizionali tipici del nord Europa, il pascolo d’esercizio ha come scopo principale il miglioramento delle condizioni di benessere delle vacche, mentre l’apporto nutrizionale dell’erba pascolata è secondario e gli animali sono alimentati principalmente in stalla.
Il pascolo d’esercizio può avere effetti positivi sulla salute e sul comportamento delle vacche da latte durante tutte le fasi produttive. Tuttavia, il periodo di asciutta è certamente il più adatto perché consente di ottenere numerosi benefici (che si estendono anche sulla lattazione successiva) a fronte di costi molto contenuti, sia in termini di investimento iniziale che di gestione.
In genere, se le vacche sono alimentate in stalla, il pascolo viene utilizzato principalmente per riposare (migliorando sensibilmente l’igiene e il comfort) ma, in funzione della disponibilità di erba, ci possono essere dei periodi in cui gli animali sono particolarmente attivi nel pascolamento (tipicamente all’alba e al tramonto).
Al fine di mantenere un cotico erboso vitale si devono garantire superfici adeguate che dipendono principalmente dal peso degli animali e dalla tessitura del terreno. Per vacche adulte di razza Holstein (con alimentazione in stalla), la superficie suggerita varia da un minimo di 150-200 mq/capo in terreni sabbiosi e ben drenati e di 250-300 mq per i terreni argillosi. Ovviamente per il pascolamento di manze (o bovine di razze più leggere) gli spazi possono essere ridimensionati.
Per mantenere una qualità adeguata dell’erba e soprattutto evitare il compattamento eccessivo del terreno, è necessario suddividere l’area dedicata al pascolo d’esercizio in almeno due sezioni o parcelle dove gli animali sono inviati in modo alternato (in un turno di 15-25 gg). Questo consente al cotico di recuperare dai danni del pascolamento (e del calpestamento) durante il turno di riposo e alle specie più appetibili di ricrescere senza essere esposte ad un defoliamento costante (che porterebbe alla proliferazione delle infestanti).
La pioggia, specie se di modesta intensità, non sembra influire sulla frequentazione del pascolo ma può rappresentare un problema per il cotico erboso. In periodi molto piovosi, o dopo rovesci consistenti, è utile mantenere gli animali in stalla, anche per alcuni giorni, per evitare danni (alla superficie del pascolo. Nel contesto climatico del nord Italia, comunque, risulta possibile utilizzare il pascolo d’esercizio per 210- 240 giorni all’anno.
Considerano le sole vacche in asciutta, l’investimento inziale per un pascolo di esercizio (così come le superfici necessarie) è molto modesto. Per fare un esempio, un allevamento con 100 vacche in lattazione che intenda realizzare un pascolo d’esercizio per i capi in asciutta dovrebbe convertire a pascolo un’area di 4.000-5.000 mq (200-250 mq/capo per i 18-20 capi mediamente presenti in asciutta).
I vantaggi si possono misurare anche in termini prettamente produttivi. Un recente studio svolto in Italia ha evidenziato che, rispetto ad un sistema con stabulazione continua in stalla (sistema convenzionale), consentire alle vacche di accedere liberamente a un pascolo d’esercizio durante il periodo di asciutta può portare un aumento di produzione di addirittura circa 700 kg di latte nella lattazione successiva.
(sempre a cura di Lorenzo Leso, dell’Università di Firenze, qui e qui si può trovare un’ampia trattazione del tema)
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